MICHELE EMILIANO HA FATTO ALTRE NOMINE / PROMOSSI – E RETRIBUITI – A CONSIGLIERI DEL PRESIDENTE DUE FUNZIONARI DI PARTITO. DEL PD, OVVIO.
Dopo la compagna, nel senso di convivente, nominata ieri addetto stampa personale, oggi il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha nominato due suoi “consiglieri”, l’on. Caterina, detta Titti, De Simone, e il sen. Giovanni Procacci.
La prima sarà consigliere per l’attuazione del programma di governo regionale; il secondo sarà consigliere del presidente per i rapporti con il Consiglio e gli organismi interni ed internazionali.
I decreti di nomina non rivelano l’ onerosità delle operazioni. In pratica però si evince, perché viene chiaramente indicato, che si tratta in entrambi i casi di “consulenza”, che sarà esperita in “convenzione”, da regolare con apposito provvedimento amministrativo successivo.
Al momento quindi non è possibile conoscere quanto le due nuove nomine del presidente graveranno sulle finanze pubbliche.
La domanda sempre al momento è invece un’ altra. Ce n’ era davvero bisogno? C’ era cioè bisogno di spendere soldi pubblici, a fronte dei risparmi e dell’ abolizione dei privilegi, sbandierata in campagna elettorale dal presidente – magistrato?
Oppure siamo di fronte ad un nuovo caso da vecchia politica che elargisce “consulenze” come favori ben retribuiti a carico di amici e compagni?
Vediamo.
A leggere il decreto, sembrerebbe di sì, dico sembrerebbe, perché orientarsi nel linguaggio burocratico con cui, non a caso, questi atti sono sempre scritti, è impresa ardua.
“Atteso che il Gabinetto del Presidente si pone quale interlocutore efficiente ed informato di ogni singolo settore di attività, capace di garantire un sistema di interlocuzioni efficace all’interno ed all’esterno della Regione; Considerato che il crescente ampliamento della sfera di autonomia nei campi spettanti alla Regione comporta la necessità di avvalersi dell’apporto di specifiche professionalità…” e così via, viene detto della De Simone, e ancora: “che la stessa è in grado di garantire la necessaria professionalità e competenza in materia, in ragione delle pregresse esperienze e degli incarichi ricoperti, come risulta dalla documentazione agli atti di ufficio”.
Insomma, sembra di capire che il presidente ha bisogno di un consulente per tenere i rapporti con la giunta, cioè con gli assessori, che sono poi quelli che devono attuare il suo programma. Sì, lo so, detto così, al netto di roboanti allocuzioni e allucinante retorica, fa ridere, eppure è proprio così. E ammesso e non concesso che ci fosse tale necessità, come pure quella di rapportarsi col consiglio, delegata invece al Procacci, non la si sarebbe potuta colmare ricorrendo a dirigenti interni, cioè già a libro paga della Regione, con notevole risparmio di risorse, che certo anche queste sarebbero potute meglio essere impiegate nel sociale?
Ancora. Dando un’ occhiata al curriculum vitae della De Simone, tutta questa invocata professionalità non appare. Quarantacinque anni, siciliana di Palermo, un passato da Rifondazione Comunista, un presente da Matteo Renzi. Appaiono invece rapporti sodali e solidali con il presidente (insieme a lei nella foto), del quale è stata assessore prima al comune di Bari ( un bel salto geografico, non c’è che dire) e poi collaboratrice, finita la propria esperienza pregressa di deputata al parlamento nazionale. Un buon funzionario di partito, insomma, del Pd, ovvio: tutto ciò si chiama professionalità, ora?
Discorso analogo per Giovanni Procacci, insegnante in lettere, di più antica e partitocratica carriera, che lo ha visto, in virtù di socio fondatore dell’ Ulivo, essere trasportato e più volte riconfermato sia al parlamento europeo, sia al senato della Repubblica, sempre per il Pd, ovvio.
E adesso, adesso che non è stato più eletto, potevamo lasciarlo a mani vuote?
Ma no. Ci pensa Emiliano. E io pago…
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