CHI E’ IL NUOVO PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA / RITRATTO DI MICHELE EMILIANO, A MUTAZIONE GENETICA COMPIUTA
“Una forte mutazione genetica di una sinistra che non assomiglia in nulla a quella tradizionale“. Così ebbe a definirsi l’ ex magistrato, ancora magistrato, 56 anni, segretario regionale del suo partito, con quale e del quale non condivide nulla. Almeno, nel gioco delle parti in cui iscritti e dirigenti del Pd sono da sempre abilissimi.
Del resto, aveva pure detto qualche anno fa: “Sputatemi in un occhio se farò mai il presidente della Puglia. Prometto solennemente: non mi candiderò mai a quel posto“, e va beh.
Sul gioco delle parti, sull’ equivoco di fondo di essere e non essere, ha costruito tutta la sua carriera politica, preparata con le esperienze in magistratura, poi passata attraverso la conquista della carica di sindaco di Bari, decisa al di là della politica, da una esasperata, quanto abile campagna di comunicazione, talmente efficace, che si studia ancora nei manuali universitari, unita poi a mano a mano a un progressivo livellamento ideologico, confuso, generalizzato e uniforme.
Dieci anni di gestione del potere senza passi falsi, regali di cozze pelose e nomine degli amici, altro che dei compagni, a parte, proiettati adesso, con successo, su scala regionale, ma già pure in dimensione nazionale.
“Non tradirò mai le mie idee in cambio di qualche pezzo di potere a Roma” – ha più volte assicurato. Il problema rimane sempre lo stesso: capire le sue idee quali siano.
Intanto, come a quello del ‘gratta e vinci’, anche a Michele Emiliano piace vincere facile.
Per non sbagliare, nelle sue liste collegate, ha inglobato tutti i clienti e i postulanti che ne avessero fatto richiesta, per correre in aiuto del vincitore: tutti, al di là delle provenienze, dai comunisti vecchio stampo, a quel che resta dei vendoliani, fino agli ex democristiani e agli ex fascisti, senza guardare molto per il sottile sulle carriere e sui trascorsi, anzi, sorvolando abilmente sui tanti aspetti contraddittori, purché si trattasse di grossi portatori di voti.
Michele Emiliano, di questa deriva mistificatrice del comunismo di occupazione del sistema, al servizio degli apparati, delle lobby e degli interessi economici, occultati abilmente dietro la propaganda, la comunicazione, il buonismo e il politicamente corretto, pare il nuovo, impareggiabile, straordinario artefice, addirittura più bravo di Matteo Renzi, alla cui successione guarda in prospettiva, anche se non lo ammetterebbe mai, neanche se fosse torturato.
Intanto ha saputo essere segretario regionale di un partito che a Roma vuole ( ha deciso, sta attuando ) le trivelle in mare, il gasdotto della Tap e l’ eradicazione degli ulivi, e invece essere a Bari contro le trivelle in mare, contro il gasdotto della Tap e contro l’ eradicazione degli ulivi.
A parole, certo, in quel degrado della politica che le sue parole giorno dopo giorno sempre di più stanno segnando.
Come quando è andato in giro a confessare ai propri compagni che le aziende di smaltimento di rifiuti finanziano pesantemente le campagne elettorali, per poi pretendere di essere alfiere della moralità.
Come quando – deformazione professionale postuma – ha confessato che gli sarebbe piaciuto indagare da magistrato sulle vere ragioni della costruzione del gasdotto della Tap, dimentico che avrebbe dovuto indagare sul partito di cui è egli stesso segretario regionale.
O come quando ha dato ragione sempre a tutti, da Nichi Vendola, a Matteo Salvini, il che, pur nelle assurdità cui la politica italiana ci ha abituati, costituisce un capolavoro kafkiano, una rappresentazione da impareggiabile paraculo.
Ora che ha vinto, appena ha vinto, il primo atto politico del neo presidente della Regione Puglia è stato quello di aprire al M5S, offrendo un assessorato, pur di inglobarlo nella maggioranza.
C’ è una logica in tutto questo, una logica altissima: qualche anno di governo allargato, per poi spendere il risultato sul tavolo nazionale, per conquistare la leadership nazionale del Pd; quel che non riuscì a Pier Luigi Bersani e che non è riuscito a Matteo Renzi.
Sarebbe il suo capolavoro.
Così, a risultato ancora non definitivo, Michele Emiliano ha subito fatto la sua offerta, che non è lungimiranza, né bontà, né riconoscimento, ma semplice e profondo calcolo politico.
Subito però rispedita al mittente dai diretti interessati, come del resto era logico, perché il M5S non fa alleanze con nessuno: subito rifiutate “le sirene della sinistra che ci vorrebbero assessori o alleati. Il M5S voterà in consiglio regionale (e in Parlamento) ogni proposta contenuta nel suo programma o che porti beneficio ai cittadini, ma senza alleanze e inciuci, che non ci appartengono”.
Peccato, sono gli unici che gli hanno detto no: Emiliano dovrà trovarsi un altro sistema per fare il leder.
La speranza è che pensi di più a risolvere i problemi giganteschi dei Pugliesi, se ne sarà capace, per quanto ancora adesso, dopo un mese di campagna elettorale e dopo il conseguimento di una vittoria annunciata, dagli apparati, dagli interessi, dai portatori di voti, ancora non sia chiaro a nessuno sulla base di quali contenuti intenda affrontarli.
Category: Politica
Tutto vero, l’articolo sintetizza in modo chiarissimo il personaggio
Paraculo da 110 e lode.