LA BUONA SCUOLA DI MATTEO RENZI: “Vi abbiamo ascoltati…’Mo ce ne freghiamo”
(g.m.)________In basso riportiamo integralmente la lettera che il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha inviato a tutti gli insegnanti.
Quella che lui definisce la riforma della “buona scuola”, è stata bocciata dal corpo docente per tutta una serie di motivi.
Si parla di destinare più soldi alla scuola quando gli stipendi dei docenti sono i più bassi d’Europa e sono bloccati da anni. Vogliono togliere gli scatti di anzianità e dare soldi ai più meritevoli che poi sarebbero i più raccomandati, i più leccapiedi del dirigente, insomma i meno liberi.
Nella riforma si farfuglia di meriti e il corpo docente sarebbe curioso di sapere quale metro sarà utilizzato per stabilire quale insegnante è bravo e quale no. Si stabilisce che il dirigente può scegliere la sua squadra, quindi può scegliere gli insegnanti migliori o meglio quelli che sembrano migliori, e gli altri che fine faranno, in quale scuola di serie B saranno mandati?
Ve lo immaginate se ogni insegnante potesse scegliersi gli alunni che più gli aggradano, quella classe otterrebbe maggiori risultati rispetto ad una classe che contiene anche elementi mediocri? E ovviamente così non può essere perchè ci si chiede che fine farebbero i ragazzi meno dotati o socio-economicamente svantaggiati o con problemi di handicap, dislessia o comportamento; ripristiniamo le classi differenziali?
E allora così come un buon insegnante deve far raggiungere a tutti i ragazzi che gli vengono affidati i traguardi prefissati senza trascurare nessuno, ma valorizzando le eccellenze e predisponendo percorsi individualizzati per chi è in svantaggio, lo stesso deve fare un dirigente utilizzando al meglio il personale a sua disposizione, mettendolo nelle condizioni di lavorare al meglio e valorizzando tutte le professionalità.
Ma la cosa simpatica sono le dichiarazioni che nella giornata di ieri Matteo Renzi ha rilasciato alla stampa, sostenendo candidamente che vi è una campagna di ascolto del mondo della scuola, ma che lui comunque sarebbe andato diritto per la sua strada.
Allora ci si chiede a cosa servano le consultazioni. A tentare di prendere in giro tutti coloro che lavorano nella scuola con spirito di abnegazione e impegno e chepur avendo aderito in massa allo sciopero del 5 maggio, si sentono come una voce che grida nel deserto.
Tutti gli slogan di Renzi tendono a nascondere tutto ciò, gettando fumo negli occhi con l’illusione delle assunzioni dei precari, ma ricordiamo che grandi misfatti sono stati perpetrati sotto il ricatto occupazionale (Ilva docet).
___________________________________
Ed ecco la lettera del Presidente del Consiglio Renzi______
Gentilissime e gentilissimi insegnanti,
oggi per la prima volta dopo undici trimestri il PIL italiano torna a crescere. È un risultato di cui dovremmo essere felici, dopo anni di recessione. Ma personalmente credo non basti questo dato: l’unica strada per riportare l’Italia a crescere è investire sulla scuola, sulla cultura, sull’ educazione. Non ci basta una percentuale del PIL, ci serve restituire prestigio e rispetto alla scuola. Stiamo provando a farlo ma purtroppo le polemiche, le tensioni, gli scontri verbali sembrano più forti del merito delle cose che proponiamo di cambiare.
Utilizzo questa email allora per arrivare a ciascuno di voi e rendere ragione della nostra speranza: vogliamo restituire centralità all’educazione
e prestigio sociale all’educatore. Vogliamo che il posto dove studiano i nostri figli sia quello trattato con più cura da chi governa. Vogliamo
smetterla con i tagli per investire più risorse sulla scuola. In una parola, vogliamo cambiare rispetto a quanto avvenuto fino ad oggi. Dopo anni di
tagli si mettono più soldi sulla scuola pubblica italiana. L’Italia non sarà mai una superpotenza demografica o militare. Ma è già una
potenza superculturale. Che può e deve fare sempre meglio. Per questo stiamo lavorando sulla cultura, sulla Rai, sul sistema universitario e della
ricerca, sull’innovazione tecnologica. Ma la scuola è il punto di partenza di tutto. Ecco perché crediamo nel disegno di legge che abbiamo presentato e vogliamo discuterne il merito con ognuno di voi.
Intendiamoci. Non pensiamo di avere la verità in tasca e questa proposta non è “prendere o lasciare”. Siamo pronti a confrontarci. La Buona Scuola non la inventa il Governo: la buona scuola c’è già. Siete voi. O meglio: siete molti tra voi, non tutti voi. Il nostro compito non è fare l’ennesima riforma, ma metterci più soldi, spenderli meglio e garantire la qualità educativa.
Per questo con il progetto La Buona Scuola: I. Assumiamo oltre centomila precari. Ovviamente chi non rientra nell’elenco si lamenta, quelli del TFA non condividono l’inclusione degli idonei del 2012, quelli della GAE chiedono di capire i tempi, quelli del PAS fanno sentire la propria voce. Tutto legittimo e comprensibile. Ma dopo anni di precariato, questa è la più grande assunzione mai fatta da un Governo della Repubblica. E non è vero che ce l’ha imposta la Corte di Giustizia: basta leggere quella sentenza per capire che la Corte non ci ha certo imposto questo.
II. Bandiamo un concorso per altri 60 mila posti il prossimo anno. Messa la parola fine alle graduatorie a esaurimento si entra nella scuola per concorso. Ma i concorsi vanno fatti, non solo promessi. Altrimenti si riparte da capo.
III. Mettiamo circa quattro miliardi sull’edilizia scolastica. Ancora non sono sufficienti a fare tutto, ma sono un bel passo in avanti,
grazie anche all’operazione Mutui BEI che vale circa 940 milioni di euro. Costruire una Buona Scuola passa anche dai controsoffitti e dagli infissi, non solo dalle previsioni normative. É il più grande investimento in edilizia scolastica mai fatto da un Governo della Repubblica.
IV. Diamo più soldi agli insegnanti. Ci sono 40 milioni di euro per la vostra formazione. A questi si devono aggiungere 500 euro netti a testa
per la Carta del Professore: musica, libri, teatro, corsi per pagare ciò che ritenete utile per aiutarvi nella vostra crescita culturale. E ci sono 200
milioni di euro per il merito. Possiamo discutere sui criteri con cui applicare il merito, ma questi soldi non possono essere dati in parti uguali
a tutti.
V. Attuiamo l’autonomia. Dopo anni di ritardi completiamo il disegno dell’autonomia attribuendo libertà educativa e progettuale alle
singole scuole e impedendo alle circolari ministeriali di governare in modo centralistico gli istituti. Si rafforzano responsabilità (e conseguenti
valutazioni) del dirigente scolastico che non è certo uno sceriffo ma un primus inter pares dentro la comunità educativa.
VI. Realizziamo la vera alternanza scuola-lavoro. Abbiamo il 44% di disoccupazione giovanile e un preoccupante tasso di dispersione scolastica.
Segno evidente che le cose non funzionano. Replichiamo le esperienze di quei Paesi come Germania, Austria e Svizzera che già sono presenti sul territorio nazionale in Alto Adige con il sistema duale, puntando a un maggior coinvolgimento dei ragazzi nelle aziende e ad un rafforzamento delle loro competenze.
VII. Educhiamo cittadini, non solo lavoratori. L’ emergenza disoccupazione giovanile va combattuta. Ma compito della Buona Scuola non è
solo formare lavoratori: è innanzitutto educare cittadini consapevoli. Per questo reintroduciamo spazio per la musica, la storia, l�arte, lo sport. E valorizziamo la formazione umanista e scientifica.
VIII. Affidiamo a deleghe legislative settori chiave. Ci sono temi su cui da decenni si aspetta un provvedimento organico e che finalmente stanno
nelle deleghe previste dal testo. In particolar modo un maggiore investimento sulla scuola 0-6 e gli asili nido, sulla semplificazione
normativa, sul diritto allo studio, sulla formazione iniziale e l’ accesso al ruolo degli insegnanti.
Ho letto tante email, appassionate, deluse, propositive, critiche. Mi hanno aiutato a riflettere, vi sono grato. Leggerò le Vostre risposte se avrete
tempo e voglia di confrontarvi. Da subito posso fare chiarezza su alcune voci false circolate in queste settimane:
– Le aziende non hanno alcun ruolo nei consigli di Istituto; – I giorni di vacanza non si toccano; – Nessuno può essere licenziato dopo tre anni;
– Il preside non può chiamare la sua amica/amico, ma sceglie tra vincitori di concorso, in un ambito territoriale ristretto.
C’è un Paese, l’Italia, che sta ripartendo. Con tutti i nostri limiti abbiamo l’occasione di costruire un futuro di opportunità per i nostri
figli. Sciuparla sarebbe un errore. Conosco per esperienza di padre, di marito, di studente l’orgoglio che vi anima, la tenacia che vi sorregge, la
professionalità che vi caratterizza. Mentre scrivo sul computer scorrono nella mente i volti e i nomi dei professori che mi hanno accompagnato come credo accada spesso a ciascuno di voi: le storie di chi all’elementare Rodari, alla media Papini, al Liceo Dante si è preso cura della formazione mia e dei miei compagni di classe. Un professore collabora alla creazione della libertà di una persona: è veramente una grande responsabilità. Vi chiedo di fare ancora di più: darci una mano a restituire speranza al nostro Paese, discutendo nel merito del futuro della nostra scuola. Il nostro progetto non è “prendere o lasciare” e siamo pronti a discutere. Ma facciamolo nel merito, senza la paura di cambiare. L’Italia è più forte anche delle nostre paure. Aspetto le Vostre considerazioni. Intanto, buon lavoro in queste settimane conclusive dell’anno scolastico.
Molto cordialmente,
Matteo Renzi
matteo@governo.it <mailto:matteo@governo.it>
Category: Cronaca