RIPENSANDO AL FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO DI LECCE / LORENZO CORVINO CI RACCONTA IL SUO FILM D’ ESORDIO: “Con Wax chiedo fiducia alle nuove generazioni”
( ndr___ Il festival del cinema europeo di Lecce del mese scorso si aprì con la proiezione del film WAX, opera prima di Lorenzo Corvino (nella foto, al festival in un selfie con l’ attrice francese Gwendolyn Gourvenec) . A lui, sempre con la dovuta pausa di riflessione, abbiamo chiesto oggi di raccontarci il suo film d’ esordio e di parlarci di quest’ esperienza.
Lorenzo Corvino, 36 anni, di Lecce, vive a Roma, dove, laureatosi in lettere alla Sapienza, si è specializzato in regia alla Nuova università di cinema e televisione di Cinecittà. È romanziere e giornalista. . WAX è il suo lungometraggio di esordio. Qui di seguito, la sua risposta, di cui lo ringraziamo).
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WAX è un’opera prima realizzata interamente con finanziamenti privati, in primis la Banca Popolare Pugliese, Barbetta e Filacapital, senza interventi diretti dello Stato.
Di indiretto c’è il tax credit, che però è un meccanismo virtuoso adottato da tanti altri stati nel mondo.
Ci sono sette esordi in un solo film. In generale si definisce opera prima il film del regista al suo esordio, ma poi a ben guardare ci può essere una produzione navigata alle spalle che lo sostiene, così pure un direttore della fotografia che compensa le lacune della regia con la sua esperienza; qui ad esordire oltre al regista e sceneggiatore è anche il produttore, il direttore della fotografia, lo scenografo, il musicista, il casting director, e altri all’interno di una start up che ha avuto nella Banca Popolare Pugliese un sostegno fondamentale. E sappiamo quanto tutto ciò abbia dell’eccezionale, considerata l’innata diffidenza degli istituti bancari verso le start up. La BPP ha creduto in noi.
Tutto questo mettere le mani avanti sugli esordi di una piccola factory non deve fungere da alibi per legittimare l’eventuale amatorialità del prodotto, serve invece ad esaltare, come quanti hanno già visto e colto, la qualità sorprendente dello stesso. E non lo dico per autoincensarmi: dopo aver viaggiato per diversi festivals internazionali, dalla California a Londra, in appena tre mesi, è il pubblico di diversi continenti che ha sancito la buona riuscita del prodotto.
Il film racconta la storia di tre ragazzi, due trentenni italiani e una trentenne francese, nel corso di una settimana in cui devono portare a compimento un incarico di lavoro nel Principato di Monaco e nel Sud della Francia, tuttavia, come in ogni road movie che si rispetti, gli incontri si trasformano in peripezie e l’accumulo di indizi crea un rompicapo che solo alla fine della settimana potrà essere dipanato.
Sullo sfondo delle vicissitudini dei tre ragazzi c’è la crisi economica di un’Europa cristallizzata nel benessere esemplificato dal sole e dalla bellezza senza tempo della Costa Azzurra. Una crisi che prima di essere finanziaria è psicologica, fatta di precarietà e di eterno apprendistato, ovvero di un’adolescenza reiterata che impedisce ai due ragazzi di diventare adulti.
Non è un film a tesi ma un film teso, non vuole dimostrare ma vuole tendere a…verso l’esternazione della frustrazione contro ogni lamentazione vittimistica e contro ogni facile autoindulgenza.
Il film è un grido stilisticamente eterogeneo e variopinto che chiede fiducia nelle nuove generazioni, emancipazione dai modelli di giudizio di ciò che è importante e giusto secondo canoni e criteri che a ben guardare ci hanno portato anche alla drammatica situazione attuale.
Il confronto tra culture attraversa la storia e ne permea le conclusioni. I tre ragazzi si arrogano il diritto di rappresentare un’intera generazione: e se questa è la maggiore critica che gli è stata mossa è al contempo il più alto traguardo che possa raggiungere il film.
Il Festival del Cinema Europeo è stato il primo festival italiano che ha voluto il film nella sua Kermesse, e il film, attraverso un’azione di promozione sui social media di tre settimane e l’azione congiunta del Festival stesso e dell’Apulia Film Commission che ne è partner, ha portato a casa il risultato di quattro sale del Multisala Massimo di Lecce aperte in simultanea, 1100 spettatori, quando l’obiettivo di partenza era la “sola” platea della Sala 1. Da quel 13 aprile forse il destino del film è mutato, qualcosa si è destato in termini di attenzione che fino ad ora solo all’esterno ha avuto.
Tutto ciò possa essere un buon auspicio ai fini della distribuzione in sala che è il giusto epilogo di un manufatto qual è un film concepito con criteri estetici e drammaturgici di natura cinematografica.
Category: Costume e società