LA SALUTE E’ MASCHIO O FEMMINA?

| 14 Aprile 2015 | 0 Comments

 di Roberto De Salvatore___

L’interrogativo può sembrare provocatorio in un tempo in cui la differenziazione di genere sembra trovare sempre maggiori sostenitori, non intendiamo riferirci alle ultime esilaranti dichiarazioni del presidente (pardon, la ‘presidenta’) della camera dei deputati sulla declinazione al femminile di alcuni termini, ma purtroppo di eventi non piacevoli come le malattie. In genere si crede che le donne siano più propense ad ammalarsi di alcune patologie come il cancro al seno o all’utero, ma le donne possono anche ammalarsi di altre patologie erroneamente attribuibili con maggiore frequenza agli uomini come quelle cardiache.

Come sottolineato da un comunicato stampa che abbiamo ricevuto in redazione dalla CGIL e dal Sindacato Pensionati bisogna “Distinguere quindi la medicina di genere da quella che, per anni, è stata la medicina del “bikini”, quella che riguarda solo seno e apparato riproduttivo: “Perché noi siamo un corpo intero”, spiega Fernanda Cosi, segretaria SPI Cgil Lecce, “noi donne ci ammaliamo più degli uomini e siamo colpite di più da determinate malattie come per esempio quelle cardiovascolari: la malattia coronarica, considerata una tipica malattia maschile, è la prima causa di morte delle donne”.

Una rivoluzione che può portare anche a un risparmio di risorse economiche per le Asl: “Perché cambia radicalmente il punto di vista della scienza medica e perché presuppone un uso mirato delle risorse”, come sottolinea Caterina Panareo responsabile del coordinamento donne dello SPI provinciale.

Di questo, ma anche di qualità della vita (per tutto l’arco della vita) e prevenzione per le donne e per gli uomini si parlerà alla tavola rotonda di giovedì prossimo, 16 aprile, alle ore 9.30, nella sala della sede della Cassa Edile di Lecce, in via Francesco Scarpa 4. A rispondere sono stati chiamati la direzione della Asl, ma anche medici e responsabili di associazioni di medici del territorio e rappresentati dell’osservatorio regionale sulla salute di genere”.

Il programma prevede gli interventi di: Serenella Molendini, consigliera di parità della Regione Puglia e componente Osservatorio sulla salute di genere, su “Salute e medicina di genere, a che punto siamo in Puglia?”; Antonio Sanguedolce, direttore sanitario ASL Lecce; Marcello Costatini, primario di Cardiologia all’Ospedale Santa Caterina Novella di Galatina, su “Cardiologia e genere”; Luana Gualtieri, presidente dell’Associazione Donne medico di Lecce, su “L’ottica di genere nella medicina generale”; Cristina Mangia, presidente dell’associazione nazionale Donne e Scienza su “La ricerca scientifica: differenze ignorate e pregiudizi di genere”; Antonella Cazzato, segretaria confederale Cgil Lecce su “Salviamo la Salute: un percorso lungo un anno”. Apre i lavori Caterina Panareo, responsabile del Coordinamento Donne dello SPI Cgil Lecce e coordina gli interventi Fernanda Cosi, segretaria provinciale SPI CGIL Lecce. Le conclusioni sono affidate a Filomena Principale, segretaria regionale SPI Cgil Puglia.

Nobili propositi, ma che non tengono conto della disastrosa situazione della sanità in Puglia, dove fra accorpamenti e conseguente sparizioni di ospedali e posti letto, sempre maggiori mancati trasferimenti di risorse e carenza cronica di personale, e  non ultimo una carenza informativa derivante dalla confusione imperante nell’ambito burocratico della sanità, il fare una prevenzione mirata e ancor di più di avere un livello di assistenza adeguato diventa un miraggio. La sanità costa troppo? Certamente, ma non è negando risorse che la sanità potrà essere quella di un paese civile. Il vero, e nemmeno tanto celato disegno, è quello di instaurare un regime sanitario interamente a carico dei cittadini, sul tipo di quello americano (uno dei più iniqui del mondo che ti lascia morire se non sei coperto da una polizza assicurativa). Se si deve tagliare è giusto che lo si faccia, ma si cominci dai capitolati di forniture per presidi e medicinali: perché mai una siringa se la vai a comperare in una farmacia costa poco meno di un euro e se l’acquista un ospedale deve costare dieci o venti volte tanto? Questo per semplificare al massimo il discorso. Ormai ci stiamo abituando in silenzio ad assistere ad episodi di mala sanità in Puglia, tra faccendieri con il seguito di escort, o assessori infedeli che usano la sanità per scopi non ortodossi e che naturalmente poi ne pagano le conseguenze una volta scoperti senza intaccare minimamente il presidente della giunta regionale che “non ne sapeva nulla”. E la gente intanto continua a morire anche per un gesso sbagliato.

 

Category: Costume e società

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