LE ESTRAZIONI DI PETROLIO IN BASILICATA INQUINANO L’ACQUA POTABILE? INTERROGAZIONE DELL’EURODEPUTATO DEL M5S PEDICINI ALLA COMMISSIONE UE
Ai tempi di Enrico Mattei eravamo poveri, eravamo appena usciti da una guerra, avevamo fame di risorse per poter fare ripartire l’economia fino a realizzare il miracolo economico. Era giusto cercare prima in casa nostra quelle risorse di cui abbisognavamo, e gli sforzi che compirono gli uomini dell’Eni del grande Mattei in questo senso furono encomiabili. Non si aveva allora il concetto di ambiente ne degli effetti sulla salute umana di queste febbrili ricerche che pure erano necessarie. Noi in Puglia abbiamo avuto sempre invece il problema sempiterno delle risorse idriche, anche il poeta latino Orazio chiamava la nostra regione ‘sitibonda’, quindi dovevamo rifornirci dalle regioni limitrofe come la Basilicata. E’ stata sempre questa piccola regione a fornirci l’acqua, ma adesso il problema è che in Basilicata continuano le ricerche estrattive del petrolio che rischiano di inquinare le sorgenti da cui ci arriva l’acqua.
E’ di oggi un comunicato stampa sull’argomento del portavoce eurodeputato di M5S Piernicola Pedicini, coordinatore della commissione Ambiente e Sanità. Rispondendo ad una sua interrogazione, la commissione europea ha comunicato che ha avviato una procedura d’indagine e sta valutando ora le risposte fornite dalle autorità italiane per verificare la situazione ambientale e sanitaria provocata dalle estrazioni petrolifere che si stanno effettuando in Val d’Agri in Basilicata (nella foto), dov’è ubicato il più grande giacimento su terraferma d’Europa. “Una volta terminata questa valutazione, – ha scritto nella risposta a Pedicini il commissario europeo per l’Ambiente Karmenu Vella – sarà stabilito il seguito appropriato”. Nella sua interrogazione Pedicini aveva sottolineato che “l’area interessata é attraversata da un parco nazionale ed é ricca di sorgenti sotterranee e bacini idrici, che forniscono acqua potabile e d’irrigazione in Basilicata e Puglia. L’attivitá estrattiva coinvolge un sito di interesse comunitario Sic (It9210143 Lago del Pertusillo). Analisi e studi dimostrano il forte inquinamento sia delle falde acquifere che degli invasi idrici, con la presenza di metalli pesanti in concentrazione superiore ai limiti europei, nonché un’anomala distribuzione di tumori e malattie cardiorespiratorie nell’area”.
I fatti riguardano la concessione petrolifera Eni/Shell, denominata “Val d’Agri”, come da decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 28/12/2005. Le direttive europee non rispettate sono sei: la direttiva 92/43/Cee; la 98/83/CE; la 2000/60/Ce; la 2004/35/Ce; la 2006/118/Ce; la 2008/1/Ce. Una concessione vecchia di una decina di anni, ma che solo adesso produce tali fenomeni che il M5S, come sempre in prima fila in questi casi, si è deciso a denunciare, infatti nella sua interrogazione Pedicini ribadisce che “La procedura d’indagine avviata dalla Commissione europea, a seguito delle numerose denunce del M5s è un importante risultato per le popolazioni che risiedono nell’area interessata dalle estrazioni petrolifere e per i cittadini della Puglia e della Basilicata che, ogni giorno, utilizzano l’acqua del Lago del Pertusillo per uso potabile. Con questa indagine, – ha concluso il portavoce del M5S – le autorità italiane dovranno spiegare con estrema chiarezza e precisione qual è l’impatto sull’ambiente e sulla salute pubblica che viene provocato dalle estrazioni petrolifere che da circa venti anni vengono effettuate in Basilicata. Nessuno potrà continuare a sottovalutare l’inquinamento dell’acqua e dell’aria, con gravi ripercussioni sull’agricoltura e sul turismo locale, e sul drammatico aumento delle malattie respiratorie e tumorali“.
Sul fatto che le autorità italiane dovranno spiegare con ‘estrema chiarezza’ quale sia l’impatto sull’ambiente e la salute pubblica, ci permettiamo di nutrire qualche fondato dubbio, le menzionate autorità non spiegarono mai a nessuno quale fosse l’impatto di un ecomostro come quello di Cerano sulle popolazioni salentine, il baratto fu acqua dalla Basilicata in cambio di energia elettrica (che non serviva a noi ma alla Fiat di Melfi). E’ sempre sulla pelle dei cittadini ignari che si svolgono questi ignobili commerci. A che servirà questo petrolio della Basilicata adesso? A far navigare le unità navali italiane verso la Libia per portare sostegno armato al governo legittimo libico o a fare da servizio navetta alle migliaia di disperati spinti sulle nostre coste da un disegno criminale? Sono decisamente lontani i tempi e gli ideali dell’era Mattei.
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