XYLELLA: L’EURODEPUTATA ROSA D’AMATO DI M5S SCRIVE UNA INTERROGAZIONE URGENTE A BRUXELLES CONTRO L’ABBATTIMENTO DEGLI OLIVI
La cura peggiore del male. E’ quello che viene in mente per quanto riguarda la tragedia economica e sociale della misteriosa malattia che colpisce i nostri olivi, per i quali non si sta in questi giorni trovando migliore soluzione che quella dell’abbattimento delle piante colpite. Ve li figurate voi i paesaggi meravigliosi del nostro Salento dove queste piante, sinonimo di vita e di storia, scompariranno creando un deserto allucinante? I nostri olivi non solo producono ricchezza, ma molti sono alberi ultracentenari, che hanno visto la storia e potrebbero raccontare il nostro passato, veri e propri monumenti viventi. Che quella dell’abbattimento sia una scelta scellerata nonché troppo affrettata è quanto ha denunciato l’eurodeputata del Movimento 5 stelle Rosa d’Amato oggi a Bruxelles dove ha presentato una interrogazione scritta urgente dove si legge: “Bisogna fermare l’abbattimento indiscriminato degli alberi di ulivo in Puglia a causa della Xyella. L’EFSA, l’autorità Ue per la sicurezza alimentare, aveva chiaramente espresso la netta contrarietà a questa ipotesi, considerandola inutile e dannosa anche da un punto di vista sociale. Per questo ho inviato un’interrogazione urgente alla Commissione Ue chiedendo che venga preso in considerazione il parere scientifico dell’EFSA e che si fermi così l’abbattimento degli ulivi, tanto più senza che vi sia certezza sull’efficacia di questa soluzione”.
L’eurodeputata ha scritto anche al commissario Ue alla Salute Vytenis Andriukaitis chiedendo che venga fermato l’abbattimento degli ulivi, sottolineando gli enormi danni socioeconomici che questa azione avrebbe sulla Puglia: “Ho chiesto al commissario di incontrarci – spiega l’eurodeputata – In casi simili a quello pugliese, l’eradicazione non ha funzionato. Nel parere scientifico dell’EFSA in merito al caso salentino, si evidenzia come ci siano diversi elementi che rendono impraticabile l’eradicazione. Si dichiara molto alta l’incertezza e molto bassa la fattibilità tecnica, soprattutto nel caso dell’ulivo, che ha un alto valore sociale e culturale che genera resistenza pubblica.Per tutte queste ragioni-conclude D’Amato- ho chiesto che venga dato seguito al parere scientifico di un’autorità Ue, ossia l’EFSA, e che soprattutto si rendano pubblici i dati scientifici che sono stati raccolti finora sulla Xylella. Non si possono abbattere gli ulivi senza che vi siano prima le adeguate certezze scientifiche. Meglio rellentare la diffusione nell’attesa di trovare una soluzione più praticabile ed efficace”.
Non solo uno scempio ambientale e paesaggistico quindi, ma soprattutto un danno economico che si ripercuoterà sui lavoratori dell’indotto olivicolo. Nelle stime della Flai CGIL Puglia e Flai Lecce si legge: “Il ‘complesso del disseccamento rapido dell’ulivo’, meglio noto come batterio della Xylella Fastidiosa condiziona in modo preoccupante l’economia agricola della provincia di Lecce e si accinge a determinare influenze pericolose anche in quelle della provincia di Brindisi e Taranto. Nel Salento – spiegano dalla FLAI – l’estensione riferita all’area interessata dal fitogeno che sta compromettendo la vita degli ulivi è ben oltre i 23.000 ettari di superficie e colpisce una miriade di aziende agricole di diversa dimensione, dalle grandi, alle medie e a quelle dei piccoli produttori”. Una stima, approssimata per difetto fatta dalla FLAI CGIL, individua tra i 7 e gli 8.000 lavoratori coinvolti dal problema occupazionale che ne deriva dalla mancata attività legata alla produzione olearia.
Una catastrofe accidentale da addebitare ad un fantomatico destino? A tal proposito, ci viene in mente quel famoso congresso del 2010 dell’Istituto Mediterraneo per l’Agricoltura a Valenzano. Qualcuno vocifera che proprio a seguito di quel congresso fu introdotto un campione della “Xylella fastidiosa” a scopo ‘sperimentale’. Mai sentito che un esperimento sfugga di mano agli ‘sperimentatori’ e provochi un disastro di tale portata.
Ma oltre il danno c’è pure la beffa del muro davanti al quale si è trovata il sostituto procuratore della Repubblica Elsa Valeria Mignone, risulta infatti impossibile accedere nelle sedi di questa associazione per legge, nessuno può prendere visione di documenti o di altro materiale, neanche in futuro. Non è un po’ strano che una associazione che si occupa di agricoltura sia così ‘superprotetta’? Per quali scopi è nata questa struttura? Interrogativi che forse non troveranno mai una risposta. Chi lo sa chi beneficerà di questa tragedia, forse i paesi del Mediterraneo che ci invaderanno del loro olio di oliva che commercianti disonesti spacceranno per olio italiano ‘100%’? La Monsanto che forse in futuro ci obbligherà ad utilizzare piante modificate geneticamente? E chi lo sa? Qualche risposta forse potremmo averla se i magistrati riuscissero con un blitz a sequestrare qualche documento inerente questa faccenda. Ma al momento niente da fare però. Che siamo di fronte ad una nuova struttura ‘stay-behind’?
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