QUEL MATTINO DEL 16 MARZO 1978 IN CUI CAMBIO’ LA NOSTRA STORIA

| 14 Marzo 2015 | 2 Comments

di Roberto De Salvatore____

Lunedì prossimo saranno 37 anni, io ricordo come fosse ieri quel 16 marzo del 1978. In verità non ho mai sentito qualcuno a cui fosse domandato cosa stesse facendo quella mattina di 37 anni fa che non lo ricordasse, ma certo è facile associare un evento storico di quella portata con le occupazioni giornaliere, anche le più banali. Quello fu il giorno in cui sicuramente morì la prima repubblica, non quella abbattuta dalle inchieste di Mani Pulite che abbatté solo un sistema di corruzione, ma non la prima repubblica che era morta e defunta già da anni. Come è ricordato Aldo Moro a 37 anni di distanza? Sicuramente come l’uomo che avviava l’Italia ad un passo importante: quello dell’apertura ad un partito come quello Comunista in nome di una democrazia maggiormente partecipata. Si, ma che tipo di apertura? E’ mai pensabile che l’occidente potesse digerire un rospo così grande nella logica ferrea di Yalta che rischiava di venire intaccata così troppo presto. Il senatore Pellegrino, presidente della commissione stragi per ben 7 anni ebbe a dichiarare che l’omicidio Moro era stato se non commissionato, almeno ispirato da ‘circoli oltranzisti atlantici’. Insomma la teoria dei cerchi concentrici: uno getta un sasso in uno specchio d’acqua e dal centro cominciano ad irradiarsi sempre più lontano tanti cerchi che apparentemente non hanno nessun riferimento con il centro, ma certamente ne sono la conseguenza.

Ma chi erano questi ‘circoli oltranzisti atlantici’? La Nato? La CIA? Il KGB? Il dipartimento di stato USA? Impossibile dare una risposta a quesiti che ancora oggi rimangono sepolti nel mistero più fitto. Certo di supposizioni, di teorie di complotti, di ‘grandi vecchi’, ne abbiamo sentito parlare fino alla nausea in questi anni insieme alla mole impressionante di libri, di studi, di films e di dibattiti in cui, malgrado le teorie più astruse fossero proposte, alla fine si arrivava sempre ad un punto oltre il quale non si poteva andare. Ma l’uomo delle ‘convergenze parallele’ voleva davvero portare al governo i comunisti, o non piuttosto aveva inventato una formula così ambigua attraverso la quale i comunisti sarebbero stati coinvolti in una spirale di contraddizioni dalla quale non sarebbero più riusciti ad venir fuori? Ed anche questo è un interrogativo che Moro si portò nella tomba, ma si può capire il raccapriccio con il quale si guardava a questa nuova fase. Già era stato difficile accettare l’idea che il partito social-democratico fosse inserito nella prima formula del centro-sinistra (forse la più originale formula escogitata da Moro). Ma questa nuova apertura davvero spaventava, e noi dobbiamo ragionare non con gli occhi di oggi ma riportandoci nel contesto storico di quegli anni. La società era cresciuta, il benessere era aumentato fra gli italiani, benché ormai nel 1978 il boom economico fosse solo un pallido ricordo di una stagione effimera. Lotta di classe, la nascita di un movimento di dissidenza militante nell’area della sinistra, scioperi ricorrenti e, non dimentichiamo che il sistema, appena nove anni prima, aveva cercato con la strage di Piazza Fontana di riportare il paese ad una condizione di ‘normalità’.

Della strategia della tensione Moro aveva parlato nel carcere del popolo ai brigatisti, ma si era spinto oltre, forse troppo, aveva dato ai brigatisti un’arma davvero destabilizzante, descrivendo una organizzazione ‘stay behind’, voluta da CIA e servizi occidentali, mai venuta a conoscenza del parlamento, almeno di tutto il parlamento: Gladio. Forse i brigatisti non capirono bene di cosa si trattasse, o forse lo capirono troppo bene dato che una parte del memoriale manoscritto non fu mai trovato. Tanti, nel testo che oggi conosciamo del memoriale, i rimandi a passi mancanti, specie quello sui servizi segreti. Ho visto nel corso degli anni innumerevoli documentari o servizi su quella vicenda, forse il più famoso ‘La notte della Repubblica’ di Sergio Zavoli. Proprio in quella trasmissione, in cui parlarono i terroristi protagonisti di quei giorni si ha l’impressione di una reticenza camuffata dai ‘non ricordo’. Ma come si può non ricordare una vicenda così tragica da cui l’Italia uscì cambiata? A distanza di anni, periodicamente i brigatisti hanno tirato fuori dal cilindro magico nuove circostanze, ma solo quando si trattava di aiutare un compagno in difficoltà.

All’epoca, appena compiuto l’eccidio la voce comune era che chi avesse sparato materialmente su Moro alle 6,30 della mattina del 9 maggio nel box del covo di via Montalcini fosse stato Prospero Gallinari, ma successivamente fu lo stesso Moretti ad assumersi la paternità di quell’atto, ma questo perché Gallinari aveva la necessità di avere la pena sospesa date le sue condizioni precarie di salute. Così rimane un mistero il fatto che solo negli anni ’90 venne alla luce il nome di Germano Maccari che affiancò Moretti quella mattina nel box e con il quale portò la Renault rossa in via Caetani in cui la tragedia ebbe fine. E veniamo a Moretti. Da tutti è stato sempre ritenuto il vero capo della colonna romana delle BR, anche se lui si è sempre professato un semplice dirigente e non il capo. Moretti ancora oggi rimane un enigma insoluto. Aveva fatto parte delle BR fin dalla loro fondazione, ma mentre stranamente Renato Curcio e Alberto Franceschini furono arrestati verso la metà degli anni ’70, lui il giorno dell’arresto non andò all’appuntamento in cui scattarono le manette ai polsi dei più rappresentativi esponenti storici del gruppo terroristico. Perché? Da chi fu avvertito Moretti? Di certo sappiamo che da quel momento le BR compirono un salto qualitativo enorme, alzando il tiro fino ad arrivare alla ‘campagna di primavera’ che aveva come scopo quello di portare l’attacco al ‘cuore dello stato’ secondo la delirante terminologia brigatista.

Sfugge ancora alla nostra comprensione il ruolo determinante di Moretti nelle vicende delle BR di quegli anni, e sfuggono i motivi dei legami che intercorsero fra lui e Hyperion, ufficialmente una scuola di lingue di Parigi, in realtà una copertura della CIA in occidente, ma aperta a tutte le correnti terroristiche presenti sullo scenario europeo e mediorientale e in collegamento con altri servizi di paesi europei ed extraeuropei. Un nome poco conosciuto legato a questa entità è quello di Corrado Simioni, uno di quegli individui che non lasciano tracce, ma che fanno sentire la loro presenza e la loro importanza, perché proprio lui fu il legame fra i gruppi terroristici e i servizi segreti di origine Nato. Un individuo dalle aderenze importantissime, dato che fu anche ricevuto in udienza privata da Giovanni Paolo II. Un superclan composto agli inizi degli anni ’70 dai rappresentanti terroristici fra i quali anche quegli che avrebbero creato le BR. Viene spontaneo chiedersi se proprio Simioni fosse allora ‘il grande vecchio’ di cui si favoleggiò all’epoca, ma che tanto favola potrebbe non essere stata. Forse furono per le direttive del ‘superclan’ che Curcio, Franceschini e altri BR del nucleo storico furono sacrificati per aprire in seno all’organizzazione una fase nuova, più cruenta, dalla strategia oscura benché l’obiettivo dichiarato fosse quello di distruggere lo stato imperialista delle multinazionali (SIM). Il fatto, benché non certo almeno probabile, è che le BR furono il motorino di correzione di rotta del nostro paese.

Davvero i terroristi non si resero conto che le loro velleità rivoluzionarie sarebbero state presto vanificate dalla risposta dello stato? Che si cercava allora? Bisognerebbe sentire qualche trasmissione di radio RAI 2 diretta allora da Gustavo Selva che incitava lo stato ad intervenire con leggi speciali e la sospensione delle garanzie costituzionali per capire forse, col senno di poi che forse qualche pericolo la nostra democrazia lo ha corso in quei momenti, molto di più che nel 1964 ad opera di un generale ambizioso, De Lorenzo, o quello da operetta di Borghese del ’70. Da tutto ciò appare chiaro che la democrazia, sin dal suo nascere ha avuto nemici inconciliabili, e non solo tra le fila degli ‘oltranzisti atlantici’ ma anche nelle pieghe di consistenti apparati dello stato.

La ragion di stato prevalse come è noto, e la linea della fermezza portò alla tragica fine di Moro. Non si doveva trattare con i terroristi per il caso Moro, ma perché allora si trattò prima e dopo? Forse l’obiettivo era Moro e la sua politica. Con i se non si fa la storia, ed è inutile chiedersi se il nostro paese sarebbe stato diverso se non ci fosse stato il caso Moro. Si può dedurre di si, perché Moro era uno statista, un politico ed un teorico della politica. Gli si possono addebitare tante responsabilità col senno di poi, ma è certo però che un politico del genere non avrebbe permesso gli anni a venire, gli anni del malaffare, degli interessi particolari e non di quelli generali. Mi viene doverosamente in mente una scena di quel bellissimo film che è ‘Romanzo criminale’ dove verso la fine un oscuro personaggio di potere porta via alcuni dossier che sarebbero serviti a salvare dal diluvio che si appressava alcuni ignobili individui che avrebbero governato il caos del ‘dopo’. Non sarebbe più esistito uno stato da difendere ma solo interessi privati. Chi non si riconosce in questa visione apocalittica ai nostri giorni?

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Category: Costume e società

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Comments (2)

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  1. Ciccio ha detto:

    Chissà se la verità tutta per intero verrà mai fuori.

  2. Francesco ha detto:

    Io mi ricordo che all’indomani del rapimento di Moro, la gente brindava sotto la “Piazza Coperta” a Lecce, nessuno immaginava quello che sarebbe stato il drammatico epilogo.
    Tutti erano convinti che ci sarebbe stata una forte umiliazione per tutti i ladri che ci governavano.
    Attraverso l’umiliazione di Moro e del suo partito, la Democrazia Cristiana, tutta la partitocrazia ladrona, sarebbe stata messa alla gogna. In quel momento tutti i cittadini stanchi delle ruberie alle quali giornalmente impotenti assistevano, parteggiavano per le BR, e allora perchè le BRIGATE ROSSE uccisero Moro?
    Perchè si alienarono quelle simpatie e quel consenso popolare che per tanto tempo e con tanti sforzi avevano ricercato?

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