IL REPORTAGE / LE BIBLIOTECHE SCOLASTICHE DEI NOSTRI PAESI / 2
di Paola Bisconti______
L’istituzione di una biblioteca scolastica rappresenta la concretizzazione di un diritto, quello alla lettura. L’esercizio pratico svolto in classe, sebbene abbia la sua valenza, non acquisisce lo stesso significato nel farlo in una biblioteca. È fondamentale invitare i bambini a frequentare questo spazio fisico, affinché possano percepirne tutte le sue peculiarità. Dalle regole principali come quella di rispettare il silenzio come forma di rispetto verso gli altri fruitori, alla libertà di visionare i testi, sfogliarli e scegliere di prenderli in prestito. La firma lasciata sul registro infine suggella un senso di consapevolezza e di responsabilizzazione fondamentale per la crescita del fanciullo.
Brave sono state quelle maestre che hanno coinvolto i loro alunni nel lavoro di catalogazione dei testi perché avvicinarli ad alcune procedure è indispensabile per comprendere il funzionamento di una biblioteca. Tutto ciò contribuisce ad incrementare l’interesse e ad accrescere la curiosità dei ragazzi.
Nella scuola primaria di Lizzanello, così come nella scuola primaria e secondaria di primo grado di Cavallino e della sua frazione, Castromediano, e ancora nelle scuole di Monteroni e Arnesano, Calimera e Martignano, Surbo, Corigliano d’Otranto e Melpignano, le professoresse, responsabili delle biblioteche scolastiche, hanno coinvolto gli alunni in questa scrupolosa fase di registrazione.
Il lavoro di gruppo facilita la buona riuscita nell’impresa e consente ai ragazzi di cogliere il senso di una professione della quale hanno poche conoscenze.
Il mestiere del bibliotecario, infatti, rischia di dileguarsi perché a scomparire potrebbero essere le biblioteche stesse.
Se pensiamo che nella scuola non esiste una persona addetta esclusivamente a svolgere questo ruolo, si spiegano molte cose.
Tutte le insegnanti che hanno risposto alle mie domande infatti si occupano della biblioteca nelle ore libere, dedicandosi al servizio in quei rari momenti disponibili. Non esiste, in nessuna delle scuole visitate, una persona addetta unicamente alla biblioteca. Questo incide in modo inevitabile su di un costante ed efficiente funzionamento dello spazio perché la professoressa incaricatarisulta essere inevitabilmente oberata da una mole di lavoro.
Malgrado questo disagio, il personale docente, abituato ad escogitare strategie per proporre il meglio agli alunni, tenta con non poche difficoltà di offrire un servizio che però è spesso soppiantato dall’impiego dei computer.
Il binomio sala bibliotecaria e sala d’informatica è frequente, è raro visitare uno spazio bibliotecario dove non vi sia almeno un pc.
Il più delle volte, mi dicono le professoresse, questo viene impiegato per facilitare la ricerca di un testo. Molte sono infatti le biblioteche scolastiche che hanno trasportato i dati scritti su di un registro multimediale. Tuttavia questo accostamento rischia di far perdere di vista agli alunni il senso di una biblioteca, dove si trovano spesso e volentieri anche dei vecchi televisori, con vecchissimi registratori e un arsenale di videocassette. Non di rado ho intravisto scatoloni, montagne di libri accatastati lasciati impolverare in attesa di una loro sistemazione. Libri, figli di un Dio minore, le cui pagine rischiano di ingiallire senza che nessuno le legga; testi trattati come oggetti privi di un’anima lasciati accanto agli addobbi natalizi che loro almeno una volta l’anno ritornano a splendere; volumi posizionati in lunghe pile come fossero colonne utili solo per sostenere e separare cartelloni, mappe e cartine geografiche.
Se da un lato ho notato questo caos calmo, dall’altro ho constatato, con mia profonda gioia, altri spazi in cui ogni cosa aveva il suo perché, dove niente era lasciato al caso e tutto era in ordine non di certo apparente, ma studiato e ragionato. Esemplari sono i casi della scuola primaria di Calimera visitata insieme alla preside Piera Ligori e della biblioteca della scuola di Corigliano d’Otranto, dove ho incontrato la professoressa Cannazza.
A Calimera la dirigente Ligori mi ha accompagnato nella splendida biblioteca della scuola primaria: una sala vastissima, particolarmente illuminata grazie alle grandi finestre, strutturata sapientemente dovein un’ala si trovano scaffalature colme di testi tutti catalogati il cui prestito è censito su di un registro utilizzato dalle insegnanti che accompagnano gli alunni coinvolti nei vari progetti di lettura che svolgono durante l‘anno scolastico e che culminano in importanti manifestazioni come il Bibliopride, un grande evento promosso dall’Associazione Italiana Biblioteche.
La promozione della lettura, in questo istituto, prevede il coinvolgimento degli alunni anche in altri progetti come quello relativo all’ecologia pertanto c’è un angolo riservato alla “lettura green” e al tema della legalità. Ogni anno, con il premio Antonio Montinaro, si ricorda il poliziotto rimasto vittima durante l’attentato mafioso al magistrato Falcone. Memoria e cultura si fondono in un’alchimia perfetta per sensibilizzare i bambini su una questione di grande attualità e per ricordare il sacrificio di uomini onesti e coraggiosi.
Un insegnante, ci spiega la preside, si occupa della biblioteca, che non usufruisce di fondi, ma con quello messo a disposizione dalla scuola hanno acquistato dei libri anche se in parte sono stati donati in circostanze come quelle sopra accennate. La partecipazione ad alcuni progetti, infatti, prevede la vincita di un cospicuo numero di testi messi poi a disposizione nella biblioteca scolastica.
Alla mia domanda riguardo una possibile apertura ad un pubblico esterno, la dirigente dichiara di non aver mai preso in considerazione questa opportunità, forse perché sarebbe più giusto frequentare la biblioteca comunale. Chiedo ancora se lo spazio è messo a disposizione dei docenti come luogo di confronto, ma anche qui la risposta è negativa. Il personale docente usufruisce di una sala a loro interamente dedicata.
Questo è un aspetto diffuso anche in altre scuole e credo che sia un’opportunità mancata. Rivalutare un luogo come la biblioteca non vuol dire unicamente prendere in prestito un libro, ma anche trovare e consultare riviste aggiornate riguardo la professione dell’insegnamento sorseggiando perché no, una bevanda e rendendo la lettura nonché il confronto più piacevole e naturale. Questo contribuirebbe a far percepire agli alunni il luogo come uno spazio necessario, indispensabile, attivo e non come un archivio.
Non è il caso della scuola primaria di Calimera dove sebbene i docenti non sostino in biblioteca durante le loro pause, risulta essere ugualmente uno spazio vissuto. Durante la mia visita ho notato infatti come su di un ampio tavolo fossero posizionati dei modelli tridimensionali creati dagli studenti durante le ore di svolgimento delle materie scientifiche. La presenza di questi lavori così minuziosamente effettuati offriva un aspetto più dinamico al contesto inoltre un elemento costante che ho notato in questa biblioteca così come in altre per esempio a Cavallino e a Surbo, è il pianoforte. A Calimera e a Surbo, questo elegantissimo strumento musicale, mi dicono le dirigenti, è utilizzato sia per i corsi di musica che si svolgono nel pomeriggio, sia durante le ore trascorse in biblioteca.
Ritengo questa peculiarità di straordinario impatto emotivo per i fanciulli. Riempire una sala bibliotecaria di note che aleggiano tra i libri è un’immagine molto poetica, ma consentitemi se potete questo gioco di fantasia. Ne abbiamo tutti, davvero, molto bisogno.
( 1 / continua – la precedente puntata, pubblicata ieri si trova sulla home page in evidenza )
Category: Costume e società