IL TAR DEL LAZIO CONSENTE ALLA TAP DI PROSEGUIRE LE OPERE PRELIMINARI / IL SINDACO DI MELENDUGNO: “Ma non finisce qui” / CRONISTORIA DI UN’ OPERA “STRATEGICA”. MA PER CHI?

| 29 Gennaio 2015 | 0 Comments

di Roberto De Salvatore______

Almeno dall’unità d’Italia la parola d’ordine fu quella che il nostro Mezzogiorno non doveva svilupparsi industrialmente e rimanere ancorato alla produzione agricola, non supportata peraltro da un efficiente sistema di comunicazioni ferroviarie (forse per questo fu negata la possibilità di avere un doppio binario al nostro Salento), e anche in questo caso fummo danneggiati nel momento in cui terminò la guerra civile americana nel 1865 e l’Europa fu inondata da derrate agricole americane a basso costo contro le quali i nostri prodotti agricoli non potevano competere.

Nel secondo dopoguerra italiano un tentativo di riforma agraria voluta da De Gasperi che avrebbe dovuto abbattere il latifondo incentivando i piccoli contadini a diventare proprietari della terra che coltivavano. Finì in un fallimento ovviamente (siamo in Italia) e i terreni distribuiti ai contadini a prezzi popolari e dietro pagamenti trentennali dopo i quali sarebbero divenuti effettivi proprietari della terra della riforma, e molti dei quali furono riacquistati dai soliti pescicani, in moltissimi casi gli ex latifondisti a cui i fondi erano stati espropriati, ritornando incolti e soggetti a speculazioni edilizie, spesso ignobili.

Un altro tentativo fu quello di dare una qualche forma di industrializzazione alla Puglia, un contentino insomma, con l’Italsider a Taranto (uno dei più obsoleti e inquinanti indotti industriali). Chi mai allora avrebbe sollevato una questione di degrado e inquinamento del territorio, in nome del lavoro che cronicamente manca in Italia?

Fino ad arrivare a meno di 30 anni fa con la scelta scellerata della installazione di una centrale a carbone (residuato archeologico dell’era preindustriale) a Cerano, attorno alla quale furono combattute numerose e furibonde quanto inutili battaglie dagli ambientalisti di allora, ma nemmeno un referendum popolare riuscì a fermare la costruzione di questo Moloch.

Si disse allora che il Salento ne avrebbe beneficiato, sicuramente ne ha beneficiato la Fiat di Melfi allora in fase di allestimento, e il patto tenuto ben nascosto ai pugliesi fu energia elettrica contro acqua, e i pugliesi brindisini e leccesi ebbero in cambio di questo ennesimo scempio: acqua (poca e per la maggior parte dispersa da un acquedotto come quello pugliese che è il caso di dire “fa acqua da tutte le parti”) ed anche un elevato aumento dei casi di cancro, conseguenza della attività della centrale, ma vedete quanto sono stati generosi nei nostri confronti?

Oggi un nuovo scempio si appresta sul nostro territorio, quello della TAP (acronimo di Trans Adriatic Pipeline), un enorme gasdotto che porterà miliardi di metri cubi di gas dai territori dall’area del mar Caspio (ricchissima di metano) alle nostre coste, è stata scelta quella di san Foca (nella foto), una delle località salentine più frequentate dai turisti in estate.

Immediata la levata di scudi nel momento in cui fu resa nota questa scelta, ricordiamo anche la presenza di Beppe Grillo alla manifestazione no-Tap.

Proprio oggi il Tar del Lazio ha dato ragione a Tap, un consorzio di aziende estere di cui fa parte la norvegese Statoil (20%); l’azera Socar (20%); l’inglese BP (20%); la belga Fluxys (19%); la spagnola Enagas (16%); la svizzera Axpo (5%), consorzio che ha sede in Svizzera: potranno riprendere le opere preliminari alla realizzazione, bloccate nei mesi scorsi dai divieti frapposti dall’ ufficio tecnico del comune di Melendugno.

Immediate le reazioni del sindaco Marco Potì alla notizia. Contattato telefonicamente durante una trasmissione televisiva ha dichiarato: “…agirò nelle sedi amministrative, e io chiedo ed auspico che sia anche la Regione ad opporsi, perché le prerogative previste dalla Costituzione italiana non sono state rispettate dal Ministero dello Sviluppo Economico…”.

Già, il Ministero dello Sviluppo Economico italiano, quello che dovrebbe essere al servizio di un effettivo sviluppo compatibile del nostro Paese, non lasciandosi obbligare nei suoi pareri dalla presunta indispensabilità di questa opera ciclopica (che attraverserà i territori di Turchia, Grecia ed Albania, e per chilometri in fondo al mare arriverà sulle spiagge di San Foca).

Opera definita strategica per l’Europa, ma strategica per chi? Forse chi ha pensato questa ennesima aberrazione aveva il dono della preveggenza e sapere che i rapporti del nostro Paese (per colpa di scelte non nostre, ma di una Europa asservita ai voleri statunitensi) con la Russia di Putin si sarebbero guastati? Io non credo questo, penso che quasi certamente questo ennesimo eco-mostro si sarebbe fatto ugualmente, perché in ballo ci sono fiumi di denaro supportati da interessi non sempre, anzi quasi mai, leciti.

Intanto, è bene tener presente la pericolosità dei gasdotti: basta leggersi le statistiche di quelli saltati per aria, nonostante lo spessore ‘adeguato’ delle tubature, per deficienza tecnica; ma di questi tempi è bene mettere in conto anche la possibilità di attentati islamici, perché no? E teniamo anche presente lo scempio del fondale marino che sarà conseguente al passaggio di questo enorme ed inquietante serpente metallico.

 

 

 

Category: Cronaca

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.