DOPO LE PAROLE DEL PRESIDENTE DELL’ ANNA / LA SACRA CORONA UNITA, IL NOSTRO ROMANZO CRIMINALE
Certo nelle strade salentine il sangue non scorre più come nei primi anni Novanta, ma non vuol dire che la mafia non continui a tessere i suoi legami delittuosi nel territorio.
In genere la mafia (è bene sempre adoperare questo termine per non fare confusione con la comune delinquenza) quando si manifesta poco vuol dire che ha bisogno di tranquillità: ricordiamo quello che successe quando dalle stragi che precedettero la cattura di Totò Riina si passò alla mafia del silenzio, alla mafia “in immersione” di Bernardo Provenzano.
Nelle strade salentine si sparava e si ammazzava un tempo perché ancora non era ben stabilito il controllo del territorio fra i clan. E’ bene ripercorrere molto brevemente quello che fu l’inizio della mafia nel nostro territorio.
La mafia nacque nella notte di Natale del 1981 nel carcere di Trani dal ‘ndranghetista Pino Rogoli, e quasi in contemporanea con la Nuova Camorra Pugliese, voluta da Raffaele Cutolo come emanazione della NCO in Puglia. In quel periodo l’emissario di Cutolo, Giuseppe Puca (detto o’giappone) era frequentemente in Puglia, ma le alterne vicende campane dei cutoliani e appunto la resistenza opposta dalla Sacra Corona Unita resero i pugliesi ben presto padroni del territorio. Allora i principali business della mafia nostrana andavano dal controllo del traffico della droga, all’estorsione e all’usura.
Nel 1995 l’operazione “Salento” pareva aver finalmente smantellato la piovra mafiosa nel nostro territorio, e per un periodo si credette falsamente che fosse un fenomeno sradicato completamente.
Anni di immersione quindi, di poca visibilità, ma in questo tempo la mafia ha diversificato i suoi interessi, spostandoli su comparti sicuramente meno apparentemente riconoscibili come atti delittuosi a sfondo mafioso.
Sconsolanti le parole del presidente della corte d’Appello di Lecce, Marcello Dell’Anna, che ( all’ inaugurazione dell’ anno giudiziario, ne abbiamo riferito ieri in un apposito articolo, n.d.r.) dopo aver tracciato un bilancio delle attività giudiziarie del 2014 si è soffermato ad indicare la pericolosità della nuova mafia emergente, affermando che “La Sacra Corona Unita sta acquisendo nuovo consenso sociale, affermandosi come una legittimazione sostitutiva degli organi dello stato”, conseguenza anche del perdurare della crisi economica che rende la gente comune più esposta a comportamenti, non di plauso, ma di una sorta di acquiescenza ineluttabile con un sistema criminale.
Una mafia inedita che nei tre diversi territori di Lecce, Brindisi e Taranto punta su interessi diversi, secondo la disamina del procuratore: nella provincia di Lecce gli interessi mafiosi sono incentrati sulle aste giudiziarie di beni immobili, turbative d’asta e centri scommesse, oltre che nell’investimento in supermercati (chi ne aveva mai visti tanti sul nostro territorio?), ma anche sospette infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni comunali, come quella di Squinzano dove si è accentrata l’attenzione della magistratura.
Nelle amministrazioni comunali del territorio salentino gli interessi mafiosi possono essere di spicciola o media natura (favoreggiamento del boss locale in qualche interesse personale o in qualche lavoro edilizio), ma in ogni caso sempre di natura illecita. Nel brindisino la mafia appare più tradizionale nei suoi interessi: dagli atti di intimidazione, passati da 61 a 95, al vecchio e collaudato contrabbando di sigarette. Anche nel brindisino, in particolare a Cellino san Marco, ha puntualizzato il procuratore dell’Anna, si è accentrata l’attenzione degli inquirenti sui rapporti tra criminalità e amministrazione.
Nel tarantino emergono i contrasti violenti fra i diversi gruppi che si contengono il territorio, e che segnano un pericoloso incremento, anche conseguente al disfacimento dell’Ilva, e il conseguente venir meno di un indotto produttivo in grado di fornire un livello dignitoso di vita alle famiglie.
Sullo sfondo di questo quadro inquietante, anche altre vicende, lontane nel tempo, come quella strana joint-venture fra poteri forti locali, non meglio identificati ancora, e che speriamo la magistratura porti al più presto alla conoscenza della pubblica opinione, e gruppi criminali camorristici che circa una ventina di anni fa avevano in mano sul nostro territorio la gestione dei rifiuti pericolosi, questione ancora al vaglio degli inquirenti, certo non facile da esperire in un territorio grande come quello salentino e sempre riferentesi solo sulle dichiarazioni di un noto esponente del clan dei casalesi (tenute nascoste chissà perché dal segreto di Stato), dichiarazioni che se non confermate in pieno dalle ricerche sul territorio, trovano però riscontro nell’elevatissimo numero di decessi per cancro, mai rilevato in passato. Certo non aiuta la carenza cronica degli organici nel settore delle attività giudiziarie ma la magistratura salentina, e non abbiamo motivo di non ritenerlo, farà fino in fondo il suo dovere.
Ci sembra però opportuno ricordare una frase che pronuncia un ufficiale dei carabinieri al prefetto Mori nel film “Il prefetto di ferro” verso la fine, quando uno sconsolato Mori sta per prendere il treno per andar via dalla Sicilia: “Se mi permette eccellenza, abbiamo fatto un errore, ci siamo dimenticati che la mafia è una puttana che si struscia contro chiunque detenga il potere!”
Robert
Category: Cronaca