L’ANTIFASCISMO NON PUO’ LEGITTIMARE LA VIOLENZA
Disapprovo quel che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo.
Voltaire
Quante volte abbiamo sentito ripetere questa frase, dai nostri professori a scuola, citata nelle piazze e nei convegni dai nostri politici, peccato che quegli stessi che si riempiono la bocca di queste belle frasi, poi nei fatti tradiscono i valori ai quali dicono di ispirarsi.
Durante il Fascismo vi era il pensiero dominante, al quale tutti si dovevano uniformare altrimenti si era messi all’indice. Si vi erano diverse posizioni, il dibattito all’interno del Fascismo era molto forte, ma tutti fascisti dovevano definirsi. Ci potevano essere delle differenze, anche grandi, si poteva essere fascisti di sinistra, piuttoste che tradizionalisti, ci si poteva rifare al mito di Roma, o essere Futuristi inneggiare alla scienza moderna e ai motori, purchè all’interno del pensiero dominante.Ecco l’antifascismo è la stessa cosa, con la differenza che i fascisti non erano così ipocriti da dire che garantivano la libertà di espressione agli avversari politici.
E’ inconcepibile che oggi, nel 2014, ci sia qualcuno che possa ritenere di essere l’unto del signore, e stabilire chi ha diritto di parlare e chi no.
Ed è assurdo che le forze politiche e sopratutto le istituzioni facciano finta di nulla in presenza di intimidazioni, minacce o aggressioni, è inconcepibile in paese che pretende di essere democratico e civile. Ma non era il confronto delle idee il sale della democrazia, e con quali idee bisogna confrontarsi, con quelle simili alle nostre, o non piuttosto con quelle che sono molto distanti da quelle di cui siamo convinti?
Ed è inconcepibile che le forze dell’ordine non intervengano, in presenza di comportamenti che volano le nostre leggi, perchè il dichiararsi antifascisti non ci pone al di sopra delle leggi.
Pensavamo che le discriminazioni, la violenza , sfociata poi nel terrorismo appartenesse agli anni bui della nostra storia, gli anni ’70.
Quando in nome dell’antifascismo più becero, non quello nobile che voleva liberare l’Italia ma quello comunista che voleva un paese servo della Russia di Stalin, si pestavano i ragazzi a scuola, nelle università, nelle piazze e sotto casa, rei di essere dissidenti dal verbo marxista, furono tanti i giovani di destra, o semplicemente anticomunisti che ci rimisero la vita.
Ricordarne qualcuno forse non è un inutile esercizio di memoria.
In quegli anni sui muri di tutte le città italiane si leggeva” UCCIDERE UN FASCISTA NON E’ REATO”.
Ugo Venturini 32 anni, Carlo Falvella 19 anni, dopo il suo omicidio i muri delle città si riempirono di scritte come questa: “tutti i fascisti come Falvella con un coltello nelle budella”. Ma la lista dei giovani uccisi in nome dell’antifascismo è lunga: Virgilio e Stefano Mattei,uno di 22 e l’altro di soli 8 anni, bruciati vivi nella loro casa, i loro assassini oggi lavorano per la RAI, la loro colpa quella di essere i figli di un operaio segretario della sezione del MSI di Primavalle. Emanuele Zilli, un operaio di 22 anni padre di due figlie, Graziano Giraluci ha 30 anni fa il rappresentante ed ha una figlia di tre, viene ucciso insieme al sessantenne Giuseppe Mazzola nella sede del MSI da un commando formato da 5 persone delle Brigate Rosse. Tutti rei di essere “fascisti” e l’elenco continua.
Mikis Mantakas 23 anni ucciso davanti alla sezione del MSI. Sergio Ramelli 18 anni fu aggredito sotto casa da un gruppo di giovani antifascisti, gli sfondarono il cranio a colpi di chiave inglese, morì dopo 48 giorni d’agonia.Mario Ziccheri 16 anni, un ragazzino, ucciso con un colpo sparato da un fucile a canne mozze, davanti alla sede del MSI del quartiere Prenestino di Roma, non si è mai andato a fondo per trovare gli assassini.
Enrico Pedenovi, avvocato, ucciso mentre è fermo ad un distributore di benzina dai Comitati Comunisti Rivoluzionari, si stava recando alla commemorazione di Sergio Ramelli. I suoi assassini dichiareranno che era stato scelto solo perchè era di destra, perchè era un abitudinario e privo di difese perchè non si aspettava alcun attacco.
Angelo Pistolesi ucciso a 31 padre di due figli, un omicido a sangue freddo sulla porta di casa.
La strage di Acca Larenzia.
Francesco Bigonzetti 20 anni iscritto al primo anno di medicina, Francesco Ciavatta 18 anni il papà ex minatore la mamma contadina si sono trasferiti a Roma dalla Basilicata, Stefano Recchioni 19 chitarrista del gruppo di musica Alternativa Janus, insieme ad altri amici stanno uscendo dalla sede del MSI in via Acca Larenzia per fare un volantinaggio per invitare i cittadini a partecipare ad un concerto del gruppo musicale gli Amici del Vento, saranno raggiunti da una raffica di proiettili sparate da armi automatiche. i primi due vengono colpiti a morte. Qualche ora dopo per motivi mai accertati un ufficiale dei carabiniere sparò e colpi a morte il 19enne Stefano Recchioni che insieme ad altri amici teneva un sit-in sul luogo dell’agguato.Alberto Giaquinto ha 17 anni si reca ad una manifestazione per commemorare i morti di Acca Larenzia, qualcuno decide di sfasciare la sede della D.C. arriva un’auto in borghese della polizia, scende un poliziotto che impugna una pistola i giovani scappano Giaquinto vien colpito alla nuca.
Nessuno pagherà mai per l’omicidio di questi 4 ragazzi.
Stefano Cecchetti 17 anni, era davanti ad un bar insieme a due amici, un’auto a fari spenti si avvicinò ai ragazzi e due pistole fecero fuoco, Cecchetti morì in ospedale i suoi amici seppur feriti gravemente se la cavarono. Cecchetti non era un ragazzo impegnato politicamente aveva delle vaghe simpatie per la destra.Fu ucciso perchè quel bar era ritenuto ” un covo di fascisti”.
Francesco Cecchin 17 anni ucciso da attivisti del PCI . Angelo Mancia ucciso a 27 sotto il portone di casa era un attivista del Msi romano.
Nanni De Angelis 22 anni, viene ucciso, accoltellato alle spalle mentre ignaro passeggia con un amico. Paolo di Nella colpito con una spranga di ferro mentre attacca manifesti del Fronte della Gioventù morirà dopo poche ore.
Tutti costoro furono uccisi perchè all’epoca qualcuno che si definiva antifascisti aveva sentenziato che questi ragazzi dovevano morire perchè erano fascisti.
E’ questo il clima che i neo-antifascisti vogliono riproporre? E le istituzioni, le forze politiche che fanno stanno a guardare, come facevano negli anni ’70, quando giornali, televisione intellettuali e politici, negavano la violenza comunista e riguardo alle Brigate Rosse le definivano sedicenti e fantomatiche, poi però alzarono il tiro e quando passarono dai ragazzi di destra a uccidere, personaggi come Moro e la sua scorta, allora tutti improvvisamente si svegliarono dal torpore cerebrale e scoprirono che le Brigatisti Rossi non erano dei giovanotti che giocavano alla rivoluzione, ma pericolosi terroristi.
Anche sui muri di Lecce abbiamo letto nelle settimane scorse scritte, che invitano ad ammazzare i fascisti, e i poliziotti. Ma nessuno è intervenuto.
Ma noi, che gli anni ’70 li abbiamo vissuti, vogliamo ricordare che tutto partì con frasi scritte sui muri del tipo: ” se vedi un punto nero spara a vista- o è un carabiniere o è un fascista”, tutto ciò nell’indifferenza totale qualche tempo dopo qualcuno raccolse l’invito e dalle scritte si passò agli omicidi.
Riceviamo e come sempre volentieri pubblichiamo.
Nardò, 23 gen – Dentro il municipio di Nardò studenti e istituzioni si confrontano riguardo ai problemi che affliggono le scuole, alla presenza del presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone. Fuori una trentina di antifascisti, alcuni di loro piuttosto attempati, presidiano il palazzo comunale in attesa dei partecipanti all’assemblea; alla fine della serata, dopo il solito repertorio di cori, insulti e minacce, un gruppetto si staccherà per seguire e aggredire due appartenenti all’associazione neretina Andare Oltre e una ragazza che era in loro compagnia.
“Ancora una volta il clima di tensione creato ad arte da Pd, Sel e Anpi ha ottenuto l’effetto sperato, con i soliti burattini manipolati dai cattivi maestri pronti a rendersi protagonisti dell’ennesima aggressione fisica ad esponenti di associazioni politiche con idee diverse” si legge in una nota diramata da CasaPound Italia. “Sappiamo bene come il Pd, quando deve distrarre l’attenzione dei propri elettori dalle beghe interne al partito, agita lo spettro dell’antifascismo e specula anche su semplici assemblee studentesche per innescare polemiche e infiammare le piazze. La direzione provinciale del partito, il sindaco Risi e gli esponenti della maggioranza in consiglio – si legge ancora nella nota di Cpi Lecce – dovrebbero condannare pubblicamente la vile aggressione e ammettere le proprie responsabilità; in caso contrario si qualificheranno quali mandanti morali di questo episodio deprecabile. Alla ragazza e ai due esponenti aggrediti CasaPound Italia esprime la propria solidarietà e si stringe attorno alla comunità di Andare Oltre e al consigliere comunale Pippi Mellone, fatto oggetto in settimana di feroci, quanto pretestuose, critiche”.
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“Questo episodio è un pericoloso esercizio di faziosità, intolleranza e violenza che la città di Nardò e il Salento tutto non meritano. Facinorosi, che non fanno nemmeno un favore a chi a Sinistra ci sta con la sola e legittima forza delle idee e del pensiero, hanno preteso che non si tenesse una riunione di Commissione (quindi un incontro istituzionale in una sede istituzionale) su un problema peraltro molto delicato come quello del riscaldamento degli istituti scolastici.
Il fastidio per la paternità politica dell’iniziativa non giustifica certo tale tentativo di prevaricazione che, a quanto pare, hanno cercato di rinforzare passando alle vie di fatto. G
li insulti al presidente Gabellone e l’aggressione ai giovani esponenti della Destra locale allungano purtroppo la striscia di episodi di questo tipo e dispiace che le istituzioni non stigmatizzino con forza e con immediatezza tali degenerazioni del confronto politico.
A Lecce, per esempio, ci sono ancora segni visibili sui muri di altri raid ispirati a intolleranza politica e ideologica.
Sono fiducioso comunque che chi di dovere saprà individuare i responsabili e procedere di conseguenza, magari facendo in modo che simili fattacci non si ripetano più”.