L’AMORE DANNOSO
(g.p.)______Giornate a tema, manifestazioni, convegni, centri di ascolto e di assistenza, libri, giornali, programmi televisivi, premi, spettacoli teatrali, scarpe rosse, campagne di educazione e colline di sensibilizzazione, tavole rotonde e quadrate: niente da fare.
Pensi che ci siamo, che la consapevolezza sia raggiunta, che quanto meno gli episodi rimangano confinati nella sporadica e ineludibile degenerazione delle miseri umane, che, cioè, di episodi si tratti: niente da fare.
Poi, infatti, chi fa questo mestiere ogni giorno deve dare conto di fatti che continuano a ripetersi con frequenza sistematica, con la stessa inaudita ferocia, con un accanimento preciso: basta guardare in sequenza quanto riportiamo, purtroppo pressoché quotidianamente, ogni giorno, sia pur nella sintesi giornalistica, qui su leccecronaca.it
Oggi poi, per esempio, due storie che sono preoccupanti, quanto emblematiche, perché sottendono situazioni protratte nel tempo: una donna che era ancora una bambina quando è incominciato il suo calvario, protratto per quattordici anni, fino al timpano sfasciato e alla “confessione” dell’ altra notte ai poliziotti davanti al pronto soccorso del “Vito Fazzi”; e l’ altra, salvata dai carabinieri dall’ aggressione del suo ex al ristorante, una tranquilla serata di paese, che stava per trasformarsi in tragedia, come se tragedia non sia già una prognosi di venticinque giorni per le ferite riportate in seguito ai pugni presi in faccia, in mezzo agli altri allibiti avventori.
Insomma, abbiamo appena cominciato, a informare, a educare, a cercare di capire e far capire il perché. La strada è ancora lunga.
Nei nostri paesi del Salento soprattutto, dove la dipendenza economica in primo luogo, unita spesso a quella affettiva, tipica della psicologia femminile, che porta spesso a giustificare e perdonare, con la speranza che le cose possano cambiare, spinge a perpetuare storie di amore dannoso.
Esse invece andrebbero troncate di netto non dico al primo – e forse dovei dirlo – ma senz’ altro al secondo certamente, subito, episodio di violenza subita.
Non serve a niente aspettare, serve invece parlare e denunciare.
Nei nostri paesi del Salento soprattutto, dove, d’ altro canto, la maturità maschile è ancora lungi dall’ arrivare, in nome e per conto di una mentalità retrograda, per cui la donna diventa proprietà individuale inalienabile e la capacità da lei acquisita, dopo decenni di modificazioni epocali, di indipendenza, libertà e decisione, è ancora spesso proprio non pervenuta.
Forse chiamiamo amore solamente quello di cui abbiamo bisogno in un dato momento, quando, in un dato momento, lo troviamo.
Ma non possiamo più chiamare amore un rapporto che si trasforma giorno dopo giorno in un inferno, in uno stillicidio quotidiano di tensioni e sopraffazioni, di minacce e ricatti, di dipendenze squilibrate.
Forse dovremmo chiamare amore solamente quello che fa star bene e ci migliora. Questo. Esattamente questo. Niente altro.
Quando l’ amore comincia a diventare dannoso, per uno o per tutti e due, allora è il momento di smetterla lì, su due piedi, perché poi tutti e due, presa questa china, inevitabilmente peggiorerà, prendendo o accettando con lucida determinazione decisioni che possono sembrare dolorose nell’ immediato, ma che alla fine per forza si dimostreranno salvifiche.
Non è mai troppo tardi. E puoi sempre ricominciare da dove sei.
Category: Cronaca