SEL E’ ARRIVATA AL CAPOLINEA
E’ durato appena un decennio il movimento di Sinistra Ecologia e Libertà creato da Nichi Vendola come alternativa politica alla sinistra tradizionale. Nelle prossime elezioni regionali infatti non ci sarà una lista SEL.
E’ sempre molto difficile entrare nelle dinamiche della sinistra, ma appare chiaro ormai che l’esperienza di SEL, nata circa dieci anni fa sull’onda del crescente anti-berlusconismo, si sia arenata a causa di dissensi interni, tipo quello che ha visto lo scioglimento per dimissioni della segretaria provinciale leccese del partito.
Essa era in disaccordo con le decisioni dei dirigenti regionali, sul commissariamento della segreteria regionale con la nomina a commissario dell’onorevole Ciccio Ferrara, e di voler confluire in una lista che vada al di là dei limiti del partito, partito che ha visto negli ultimi tempi numerose altre defezioni, e che nell’ultima consultazione elettorale è stata salvata in extremis dalla disfatta completa solo dall’intervento di Tsipras.
I limiti della sinistra italiana appaiono sempre quelli di un frammentarismo a volte marcatamente settario, viziato da giochi di potere che annullano qualsiasi dibattito democratico.
I guai non sono solo in casa SEL evidentemente, quando si pensi alla recente tensione nel PD post primarie in Liguria e alle dimissioni di una figura storica del partito come Sergio Cofferati.
Il movimento interno del dissenso a Renzi sembra in costante aumento ed è fatale che prima o poi l’unità del PD venga messa a dura prova, e questo credo che Renzi lo abbia messo in debito conto: a lui non sembra interessare quello che avverrà del PD e della sua stessa posizione all’interno dello stesso, a lui interessa solo portare avanti quei processi di profonda trasformazione (non siamo sicuri in meglio) della società italiana, presentati come indispensabili, quegli stessi processi che un tempo la sinistra avrebbe osteggiato come un attentato alla libertà democratica degli italiani.
Quello che ha fatto SEL appare proprio poco nell’ambito del dissenso alle politiche renziane, se non dichiarazioni di dissenso come nel caso del jobs-act, ma ancora di più non si capisce cosa abbia fatto nell’ambito della nostra regione e specie nel campo della ecologia (tipo il caso ILVA di Taranto); senza contare la disastrosa situazione della sanità pugliese ed altro. Per questo muore SEL, perché era un progetto non destinato a durare sulle prospettive di una sinistra italiana che è diventata tutto fuorché sinistra, anzi sottomessa agli interessi economici forti dell’Europa dei burocrati e dei banchieri, e senza l’aver messo in conto la nascita del Movimento Cinque Stelle per giunta. Eh si, la primavera della sinistra in Puglia ormai ha passato la fase dell’autunno, ed ormai rimane congelata in un inverno che non sembra probabile termini a breve.
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