ITALIA SOTT’ OCCHIO, MONDO COL CANNOCCHIALE – RUBRICA DI CONTRO – INFORMAZIONE – I RETROSCENA DEL SALVACONDOTTO DI RENZI A BERLUSCONI
NONOSTANTE SMENTITE E MARCIA INDIETRO, SI TRATTA DELL’ULTIMO ATTO DEL PATTO DEL NAZARENO, E IL PRIMO DI “ROMANZO QUIRINALE”______
FONTE: dagospia.com______
Più che una “manina” sarebbe stata una “manona” eccellente (e interessata) a vergare nel decreto di Natale il “salvacondotto” politico per resuscitare ancora una volta Silvio Berlusconi.
A quanto risulta a Dagospia da fonti attendibili (e credibili), alla vigilia del varo della norma – che nel governo oggi tutti disconoscono dopo averla approvata a palazzo Chigi senza battere ciglio -, ci sarebbe stata una riunione riservata al ministero dell’Economia a cui avrebbe partecipato pure l’avvocato del Cavaliere, il professor Franco Coppi.
Di sicuro, qualcuno in via XX Settembre, sede dell’ex dicastero romano del Tesoro, avrebbe visto l’illustre penalista entrare e uscire dal palazzone umbertino in cui è ancora conservata come una reliquia, la scrivania dell’ex ministro del Regno, il mitico Quintino Sella.
All’incontro avrebbero partecipato il plenipotenziario di Renzi, lo scapigliato Luca Lotti, l’attuale responsabile del dicastero, Pier Carlo Padoan, e un altro sommo professore di diritto, Franco Gallo, coordinatore della commissione che, materialmente, ha scritto al Tesoro il testo incriminato.
L’ex presidente della Corte costituzionale ha però subito precisato che lui in quelle righe-salvacondotto “non si riconosce”. Tant’è, che ha nuovamente riunito la commissione per “esprimere apertamente” il proprio dissenso.
E altrettanto ha fatto il parolaio Matteo Renzi che ha annunciato di aver ritirato il decreto di Natale pur riconoscendone “la validità dei principi” per quanto riguarda il decreto delegato sul fisco che avrebbe rappresentato un “salvacondotto” anche per molti banchieri di prima fila.
Dunque, mentre continua l’indecoroso balletto di responsabilità tra il premier Renzi e il suo ministro Padoan, Franco Gallo si tira fuori dal pasticciaccio brutto di via XX Settembre.
E altrettanto ha fatto il parolaio Matteo Renzi, che ha annunciato di aver ritirato il decreto di Natale pur riconoscendone “la validità dei principi”. Senza, tuttavia, chiedere al ministro Padoan di trarre le conseguenze (dimissioni) del pasticcio-inciucio fin qui di padre ignoto.
Fino a quando, però?
Se le informazioni raccolte da Dagospia dovessero trovare conferma o non fossero smentite subito – come ci auguriamo -, appare a dir poco inquietante che, sia pure in qualche misura (lieve), l’avvocato difensore di Berlusconi avesse partecipato, senza titolo alcuno, a una riunione al ministero dell’Economia su un provvedimento che avrebbe riguardato un suo assistito (l’ex Cavaliere).
E a differenza di quanto scrive Stefano Folli su “la Repubblica” sceso subito in soccorso del premier Renzi e del suo “maestro” Berlusconi, non si tratterebbe allora soltanto di una operazione “maldestra” o di una “buccia di banana” sulla via del Nazareno.
Anche se la dietrologia è un’arte da trattare con estrema prudenza, di certo un eventuale “scambio” di favori tra i contraenti forti del patto (“salvacondotto” renziano in cambio dei voti azzurri per l’elezione del capo dello Stato?) avrebbe potuto aprire le porte del Quirinale proprio al ministro oggi sconfessato dal premier, Pier Carlo Padoan.
Uno dei papabili “giusti” a succedere a Napolitano per il nobile maestro Eugenio Scalfari.
Il che fa pensare, comunque, che il “Pasticciaccio brutto di via via XX Settembre” forse costituisca il primo capitolo dell’annunciato grande “Romanzo Quirinale”.
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