MEDICINA DI BASE, PRONTO SOCCORSO,118 / LA MALASANITA’ NASCE DALLA MALAPOLITICA
*(medico continuità assistenziale ASL di Lecce)______Assistiamo oramai impotenti, a causa del disinteresse dimostrato in questi ultimi quindici anni dalla Regione Puglia, ad un esodo in massa verso le postazioni di emergenza territoriale, Pronto Soccorso e Guardia Medica, con intasamenti e lunghe file di pazienti che attendono il loro turno, a volte fino a dodici ore, per una visita.
Molte volte si tratta di prestazioni che si sarebbero potute evitare, se il filtro sul territorio, che dovrebbe essere garantito dalla medicina di base, funzionasse meglio ed a pieno regime.
Come ho appreso da leccecronaca.it, il 13 dicembre 2014, Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei diritti del malato, ha definito questa situazione “una vergogna dal tramonto all’alba”, denunciando la gravissima situazione del Pronto Soccorso di Lecce e chiedendosi di chi siano le responsabilità: “Non è possibile che la sanità sia lasciata in queste condizioni, specie quando si tratta di affrontare le emergenze quotidiane e le situazioni di primo intervento. Esse richiedono infatti massima accortezza, efficienza ed organizzazione, per le grandi responsabilità assegnate agli operatori ed ai medici, che in questo caso possiamo indicare quali vittime di qualcosa che certamente ‘non va’.
Sempre su leccecronaca.it, appena due giorni fa, nel dare la notizia della nomina del nuovo direttore generale dell’asl di Lecce, avete posto queste problematiche incancrenite come priorità assolute da affrontare.
Mi sia consentito aggiungere qualche considerazione personale che viene direttamente dalla mia esperienza professionale.
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I medici ed il personale sanitario in servizio, oramai oberati di lavoro, per far fronte ad una sempre maggiore richiesta di assistenza da parte dei cittadini, pur con turni disumani, non sono più in grado di garantire il regolare funzionamento del Pronto Soccorso.
Il diritto costituzionale alla salute è oramai subordinato alle esigenze della politica.
A cosa servono tagli lineari, senza alcuna logica, di miliardi di euro alla Sanità, a cosa serve chiudere in maniera irrazionale gli Ospedali della Provincia se poi non si crea un Ospedale interprovinciale in grado di garantire l’assistenza a tutti coloro che non hanno più un riferimento sanitario nella loro cittadina?
Chiudere alcuni Ospedali, può anche essere una scelta da farsi, ma non prima di aver garantito il potenziamento dell’Ospedale più vicino, attrezzandolo di uomini e mezzi e di ambulanze in grado di trasportare le urgenze da un ospedale all’altro.
Non è una guerra tra poveri, non è una guerra tra medici, ma lo specchio di una sanità che non funziona e che è stata e continua ad essere terreno fertile per la malapolitica e per gli interessi di pochi.
Alla Regione nessun politico si è mai seriamente interessato di come funziona la medicina del territorio, dell’inefficienza del servizio di emergenza del 118, carente in personale medico ed infermieristico.
Assistiamo oramai impotenti all’invio a domicilio del paziente di ambulanze , spesso sprovviste del medico ed alcune volte anche dell’infermiere. Io mi domando “a cosa serve inviare un’ambulanza con a bordo solo volontari”? Spesso gli stessi mezzi di soccorso impiegano molto tempo a raggiungere il malato o comunque il cittadino che necessita di soccorso, con l’esplosione d’ira dei familiari ed amici, ed il rischio di vedere precipitare le condizioni cliniche del paziente.
L’ultimo esempio in ordine cronologico è avvenuto domenica 21 dicembre nella cittadina di Gallipoli, dove l’ambulanza, richiesta per soccorrere un ragazzo di undici anni schiacciato da una cancellata, è giunta sul posto, a testimonianza del padre del ragazzo, dopo oltre 25 minuti.
Il servizio del 118 va rivisto immediatamente ed a mio avviso occorre preparare ed assumere immediatamente personale medico ed infermieristico, altamente qualificato ed in grado di risolvere le emergenze, lì dove possibile, direttamente al domicilio del paziente evitando il trasporto al Pronto Soccorso e così l’intasamento dello stesso.
Si parla di mancanza di soldi, ma ci siamo chiesti dove finiscono gli stessi?
Ci siamo mai chiesti perché l’80-85% della spesa regionale viene assorbita dalla Sanità? Fino a quando non saranno eliminati gli sprechi, le spese per l’acquisto di macchinari medicali inutili o comunque non utilizzabili per mancanza di personale qualificato e l’acquisto di ausili (tipo lo stent medicato, che la Regione Puglia paga oltre mille euro in più rispetto al costo medio nazionale) ad un prezzo triplicato o quintuplicato rispetto al costo medio nazionale dello stesso, ci verrà sempre detto che mancano le risorse economiche e che nulla si può fare per migliorare la Sanità Territoriale.
Tematiche, a lungo dibattute, quali l’inquinamento ambientale, ma principalmente l’esponenziale aumento della patologie tumorali nel nostro Salento, sembrano non far breccia nella coscienza della classe politica regionale, come se a nessuno interessasse che il nostro territorio, minacciato dai fumi dell’ILVA, di Cerano e dall’inquinamento del suolo e dell’acqua, anche a causa della presenza di pericolosissimi rifiuti tossici interrati e scoperti solo di recente, sta morendo assieme ai suoi figli.
Il Salento è oramai una polveriera, lontano anni luce da quell’oasi felice che, solo un ventennio addietro, sembrava prerogativa della Regione Puglia. Io mi chiedo dove è finita la coscienza della classe politica? Quella parte dell’essere uomo che dovrebbe emergere nei momenti più difficili.
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