UN PO’ DEL NOSTRO TEMPO MIGLIORE
Guardiamo sempre fra le pagine chiare e le pagine scure della cronaca quotidiana per cercare di capire che cosa cambia, nel bene, nel male, nella nostra identità di contemporanei. Di solito troviamo le miserie degli esseri umani, i buchi neri dell’esistenza, le notizie dei misfatti dei reati grandi, che fanno notizia, e di quelli così detti “piccoli”, che non fanno più notizia, anzi, sono stati giorni fa del tutto depenalizzati dal governo, le storie di ordinaria follia, la routine dei comunicati e degli eventi.
Ma ogni tanto ci sono le eccezioni.
Capita così di rado di ricavare qualche certezza, o un barlume di speranza, che, quando succede, la nostra mente vibra e il cuore freme. E’ successo oggi, oggi è una festa.
Vi prego, ove vi fosse sfuggita, di leggere la notizia riportata qui sotto, la storia vera di Mariangela, ripresa dal web, grazie ai collegamenti in rete assicurati dalle nostre pagine sui social network.
Intanto abbiamo compiuto qualche verifica e qualche approfondimento, di cui vi diamo conto.
Ne abbiamo tutti bisogno, dopo i tanti casi di suicidio, o di impoverimento radicale, e, a parte i tanti casi estremi, pur numerosissimi, di cui apprendiamo da anni, nella profonda insicurezza in cui ci dibattiamo. I tanti sempre più poveri, fuori dalla casta dei privilegiati dall’ ingiustizia e dall’ egoismo.
Qui nel Salento più che altrove, dove la crisi colpisce più forte, dove l’emigrazione dilaga di nuovo, dove la disperazione domina incontrastata, e dove purtroppo usura, pizzo paramafioso, spaccio, corruzione, inadempienze politiche continuano a governare un sistema che ci sta uccidendo tutti, perché ci sta levando pure la forza di ribellarci.
Mariangela non è sola. Sono già decine le persone che in tutta Italia (nella foto, una di esse) hanno seguito un esempio che viene dal basso, di tanti, ognuno con la sua storia, ognuno con la sua specificità, che hanno capito che qualcosa si può fare, informandosi e manifestando in prima persona.
Invece di suicidarsi, invece di indulgere allo sconforto disperato e disperante, invece di cedere all’alibi dell’impossibilità a reagire.
Li unisce la rete, dove, grazie ai social network, “ci hanno messo la faccia”, come si dice, condividendo l’ iniziativa, che portano poi, ognuno per sé, anche per strada, in volantinaggi informativi, nei loro luoghi di residenza.
La lotta parte dal profondo Sud, dal comitato artigiani e commercianti nato a Scordia, la “città delle arance rosse”, in provincia di Catania. Ne dà conto dettagliatamente sul suo profilo “Facebook” Pippo Barresi.
Una lotta non violenta, di impegno civile, di informazione, di testimonianza, di documentazione. Sono queste le armi che ci servono, spendendo con esse un po’ del nostro tempo migliore, almeno per continuare a credere e sperare ancora che un mondo migliore, più giusto e più umano, sia possibile, in uno Stato più giusto e più umano, perché fondato sulla partecipazione solidale e creativa di tutti noi.
Category: Costume e società