Al cinema “Il Segreto d’Italia” di Antonello Bellucco. Quando la Storia fa ancora paura

| 24 Novembre 2014 | 0 Comments

di Raffaele Zanon______

Quando ho visto sui quotidiani veneti la stroncatura del film da parte dell’Associazione Partigiani non ce l’ho più fatta e di getto mi sono messo a scrivere. Pensavo che gli anni avessero fatto riflettere e maturare alcuni ambienti ma quell’ “escludiamo che tutte quelle vittime dell’eccidio possano essere definite innocenti” nel comunicato dell’ANPI, per boicottare la pellicola, mi è sembrato un ulteriore oltraggio alla verità.

Sentii parlare per la prima volta dell’eccidio di Codevigo quando fui coinvolto da Antonio Nalato alla redazione di un libricino edito nel ’79 dalla Federazione di Padova con l’aiuto di Rosa Melai, che ci forni le foto e un po’ di documentazione. Rosa ci raccontò con semplicità e profondo amore, il percorso, spesso difficile a volte quasi insormontabile, che dovette affrontare con tenacia e caparbietà per realizzare quanto lei sentiva come una vera missione: la realizzazione del sacrario dei martiri di Codevigo. Fu lei che chiese per anni ed infine ottenne, soltanto nel maggio del ‘62, di poter edificare un sacrario per le vittime della strage. Molti dei caduti erano appartenenti a formazioni della R.S.I. della provincia di Ravenna, ma numerosi furono anche i civili locali e fra questi donne e ragazzi. I loro corpi furono gettati in fosse comuni. Nel cimitero di Codevigo ne furono recuperati 77, 17 a Santa Margherita e 12 a Brenta d’Abba. Per anni Rosa, senza clamore e senza ostentazione, si adopero’ per il loro recupero e per dare ai loro cari un luogo dove raccogliersi in preghiera nel mese di maggio. Lei stessa contribuì, con le testimonianze raccolte, alla realizzazione di diversi libri tra cui quelli di Giorgio Pisanò, Antonio Serena e Giampaolo Pansa.

Un film pieno di passione.

Conosco Antonello Belluco dai tempo del Liceo Scientifico quando assieme costituimmo negli anni ‘70 il “Comitato degli Studenti “:una voce fuori dal coro nella Padova studentesca allora egemonizzata dalla sinistra. E’ sempre stata una persona semplice che non ha mai rinunciato alle sue idee, anche perché figlio di esuli Fiumani. Come regista ha scelto sicuramente percorsi non certamente facili che comunque non gli hanno impedito di raccogliere consensi di pubblico e di critica con il suo film più conosciuto “Antonio guerriero di Dio” dedicato alla vita di S. Antonio da Padova.

Con un po’ di lucida follia e nonostante i boicottaggi, Antonello ha caparbiamente realizzato la pellicola grazie al sostegno di amici ma anche di un’ area che l’ha spronato a non mollare. Il contributo della Regione Veneto e di una Fondazione aggiunti a quelli di vere e proprie collette di sostegno all’opera , hanno permesso al regista padovano di portare la sua opera in sala.

Quello che esce da questo film, aldilà di tutte le considerazioni che si potrebbero fare, è che a Codevigo i partigiani fecero una strage dell’odio, immotivata da qualsiasi ragione “militare”, premeditata e feroce ed è la prima volta dal 1945 che viene rappresentata sul grande schermo con la forza delle immagini una vicenda occultata dalla storiografia ufficiale .

A me il film è piaciuto molto. La sceneggiatura di Belluco scritta con Gerardo Fontana si impernia nella storia d’amore fra un giovane fascista del luogo Farinacci Fontana, ed Italia una ragazza interpretata, nel ruolo di giovane, da Gloria Rizzato e in quello di donna matura da Romina Power .Buone le immagini della campagna padovana dove la fotografia ed i dialoghi in dialetto veneto danno un’idea dell’Italia rurale di quei tempi.

Bella la colonna sonora con musiche originali e orchestrazione di Paolo Agostini, piacevoli i testi di Antonello Belluco, interpretatati dalla voce di Eva Pevarello, buono anche il cast composto da giovani attori e dalla simpatica cagnolina Isotta. Un film che trasmette la passione e la determinazione del regista in quel clima di guerra ormai finita in una Italia che sperava nel ritorno alla normalità. Non fu così. Ben descritti i rancori mai sopiti e le vendette preordinate che da anni ci riportano all’attualità dei boicottaggi e alle censure del film nei giorni nostri. Mi ha fatto piacere conoscere gli interpreti ma soprattutto mi ha emozionato vedere la pellicola accanto ad Angelo Liani Bagnale, superstite agli eventi che portarono alla strage di Codevigo che si salvò solo perché imprigionato e poi fortunatamente liberato dagli inglesi.

La storia vera della strage di Codevigo.

Giunti a Codevigo a fine aprile del ’45, i partigiani di Arrigo Boldrini cominciarono a “prelevare” ed arrestare, nelle zone limitrofe, centinaia di fascisti o presunti tali che, finita la guerra erano “tornati a casa” o erano sempre stati a casa loro lavorando i campi o nelle officine. Gli arrestati sottoposti a processi sommari furono poi seviziati e massacrati a gruppi lungo le rive del fiume Brenta e del Bacchiglione.

La stragrande maggioranza degli uccisi erano operai e braccianti agricoli ravennati, colpevoli unicamente di aver aderito alla Repubblica Sociale Italiana. Le persone prelevate dai sicari di Boldrini vennero immediatamente portate a Codevigo, dove furono ammassate insieme a molti altri prelevati sempre nelle zone limitrofe.

A Codevigo, dopo essere stati sottoposti a brutali sevizie e depredati di ogni avere, i prigionieri vennero fucilati a gruppi lungo gli argini. Molti di quei corpi furono portati via dalla corrente del fiume; altri corpi furono sepolti sbrigativamente o issati su dei carretti per essere scaricati nei pressi dei vari cimiteri della zona.

In quei giorni di “caccia al fascista”, particolari attenzioni vengono riservate agli abitanti del paese. Sospettati di simpatie fasciste ed ex appartenenti alle Forze armate , segnalati molto spesso per motivi di vendetta personale , vennero prelevati dalle loro case e condotti nella sede del CLN che è l’attuale Municipio dove si svolsero i processi sommari contro i fascisti locali.

Secondo più fonti Presidente del fantomatico tribunale è lo stesso Arrigo Boldrini che ascoltò in silenzio le accuse e le menzogne rivolte ai prigionieri e poi, sempre in silenzio, emise il verdetto: pollice verso, condanna a morte; pollice in alto salvezza. Sembrano essere 136 i morti accertati. Si tratta di uno degli episodi più gravi e controversi tra quelli avvenuti nell’Italia nordorientale nei giorni a cavallo della resa incondizionata in Italia delle forze tedesche e fasciste repubblicane, effettiva a partire dal 3 maggio 1945.Nella sola zona di Treviso ci furono almeno 630 esecuzioni ad opera dei partigiani nei confronti dei fascisti arresi, ed altre 391 nella zona di Udine. In quei giorni furono operati eccidi e stragi a Pedescala di Valdastico, Castel di Godego di Treviso, Saonara e Saccolongo di Padova. Dopo la “liberazione”, il “comandante” Arrigo Boldrini, il compagno Bulow, ex camicia nera, divenne Segretario Nazionale dell’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e ricevette la medaglia d’oro al valore militare. Fu più volte deputato e senatore della Repubblica nelle file del PCI, nel 1989 aderì PDS.

 

Category: Cultura

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