IL DESTINO DELL’ILVA APPESO A UN TUBO. DELLA TAP
(Rdl)_________Senza nemmeno avere la certezza di poter iniziare e finire i lavori, il consorzio Tap che dovrebbe realizzare il gasdotto della discordia con approdo a San Foca, cui fieramente si oppongono in tanti nel Salento, ha pubblicato il bando di gara per la “progettazione esecutiva, la fornitura di materiali e la costruzione di circa 760 chilometri di gasdotto on shore in Grecia e Albania”, cioè i tubi di acciaio che servirebbero per la realizzazione. Fra i concorrenti alla fornitura c’è l’Ilva di Taranto.
Ecco come tante cose si spiegano e – è proprio il caso di dirlo – si saldano: il “salvataggio” dell’Ilva (ma non dei Tarantini che continuano a morire per le emissioni) che con questa maxi commessa potrebbe riprendere l’utile economico, solamente a vantaggio di vecchi e nuovi padroni, è appena il caso di rilevare; la fretta del governo Renzi di avviare i lavori di un’opera che è utile solamente agli speculatori dell’alta finanza internazionale e ai politici loro camerieri; la sinergia fra i due mostri, l’uno purtroppo ancora operante, l’altro che dovrebbe ben presto operare, stringendo in un triangolo di morte, con la centrale a carbone di Cerano, l’intero territorio salentino.
Fra l’altro, nei tubi che l’Ilva si appresterebbe a costruire per la Tap – è stato rilevato in una nota inviata nei giorni scorsi alla Regione Puglia, che ha evocato a sé la competenza della valutazione finale – scorrerebbe una quantità di gas superiore a ogni quantitativo massimo previsto dalle normative vigenti, tale da costituire una vera e propri bomba nel caso di anomalie, o incidenti.
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