Dopo Melendugno/ BEPPE GRILLO, ILTUBO E IL FUTURO DEL MOVIMENTO
“Se manderanno l’esercito, noi schiereremo il nostro esercito”. A tarda sera, sulla piazza di Melendugno gremita e ansimante di afa e di passione, dal palco ridondante di luci e di suoni, per il gran finale le parole di Beppe Grillo salgono di forza, cioè di significato, perché i toni al solito erano stati sempre alti, nonostante i buoni propositi di un’impossibile pacatezza.
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Beh, meno male che è migliorato, indubbiamente è migliorato. Le vecchiette timorate di Dio possono stare tranquille. I moralisti, i benpensanti, i telespettatori possono tirare un sospiro di sollievo. Ieri sera è stato appena sfiorato dall’idea di dire che cosa poteva venire fuori sbagliando la pronuncia di San Foca, appena un attimo. E invece di suggerire a Nichi Vendola che cosa fare di quel tubo di cui – piaccia o non piaccia – poteva contrastare l’arrivo, ha pazientemente ricordato le inadempienze di quella Sel dimentica del termine “ecologia” che pure porta nel nome, come le responsabilità che ha per l’Ilva e per tante altre cose ancora. A una critica pacata e argomentata, lo stesso la reazione del Presidente è stata isterica: preannuncia una querela da arroganza del potere.
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“La Tap non si fa. Non la faranno. Non ci riusciranno”– dice alla fine a squarciagola ai presenti Beppe Grillo, rassicurandoli sul fatto che le Forze dell’Ordine sanno da che parte sta il giusto e non si opporranno a chi si oppone alla realizzazione del gasdotto, in caso di dimostrazioni, rimane sottinteso, mentre è fortissimo e chiarissimo l’urlo finale, liberatorio, sull’uso dell’esercito del Movimento 5 Stelle.
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Nel 1935 il ministro degli esteri francese Pierre Laval andò in visita ufficiale a Mosca e fu ricevuto da Josif Stalin, al quale, fra le altre cose, ad un certo punto del colloquio, propose una politica di favore nei confronti del Vaticano, per migliorare le relazioni con il Sommo Pontefice. Si tramanda che Stalin rispose ironico: “Quante divisioni ha il Papa?”.
Sabato notte qualcuno, dalle segrete stanze del consorzio multinazionale, agli uffici ancora illuminati degli affari riservati, avrà chiesto, perplesso, agli altri:”Quante divisioni ha Beppe Grillo?”.
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Questo ho pensato, la notte dopo il corteo e il comizio, cercando di mettere in ordine le idee, fra i pensieri e le parole, le immagini e i suoni e i rumori che ho riportato da San Foca e Melendugno e che continuano ad agitarsi tumultuosamente nella mia testa. Non ci sono riuscito. Vorrei riprovarci adesso, insieme a voi e con il vostro aiuto.
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Mentre il corteo, nell’afa di scirocco opprimente, muoveva i primi passi, alle cinque e mezzo del pomeriggio, indifferente a tutto, un uomo solo nuotava abbastanza al largo, sulla spiaggia della piazza di San Foca. Le bracciate calme e regolari smuovevano un mare piatto di un misto di verde, grigio e azzurro. Senza volerlo, ha fatto lo spot più riuscito della manifestazione.
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Nei sentieri delle campagne degli ulivi fra San Foca e Melendugno l’aria profumava di menta selvatica e rosmarino. La macchia mediterranea in tripudio copriva la macchia nera delle coscienze dei profanatori.
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In tutto, c’erano un migliaio di persone. Buona parte erano i cittadini, non militanti, che erano venuti per i contenuto per cui si manifestava, con le loro esperienze e le loro identità, estranee, parallele, o sinergiche, al Movimento, che cosa importa? E altre sigle e associazioni.
Pesavano però pure le assenze, di quelli del comitato “No Tap”, in primo luogo, che hanno enunciato le strumentalizzazioni elettoralistiche, con un discorso senza capo, né coda, affidato ad un comunicato preventivo, e quelli di altre associazioni e sigle varie, che dicono di impegnarsi e poi risultano clamorosamente assenti quando c’è da mandare un messaggio, da affermare una presenza, da ribadire una volontà.
Francamente: so per antica scuola che quando fai una battaglia, non ti deve importare chi c’è a lottare insieme a te e perché lo fa, l’importante che sia a lottare insieme a te e più alleati hai, più probabilità hai di riuscire a raggiungere l’obiettivo. Ma insomma: l’ abc della politica, siamo all’asilo infantile a ricordarlo, e invece…
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Strumentalizzazioni elettorali? Ma dai!
Invidia.
Nella fattispecie, quest’uomo ha dato alla lotta contro la Tap un riscontro mediatico inimmaginabile
In generale, quest’uomo ha creato dal nulla un futuro praticabile, un mondo migliore possibile per tutti.
Le sue “parole guerriere” faranno rabbrividire gli intellettuali radical chich, i salotti buoni della finanza, i poteri forti, i privilegiati della casta, i funghi e i tartufi del sottobosco della politica della seconda repubblica, i giornalisti asserviti, i lobbisti e ci mancherebbe. Danno fastidio al Pd e ai suoi satelliti che non sono stati minimamente scalfiti dalla rottamazione annunciata, ma non attuata, come tutto il resto di queste riforme che han detto di cambiare senza che nulla cambi, e se qualcosa è cambiato, è cambiato in peggio, e ci sta, che ne abbiano paura, con in più il rimorso dell’impotenza, la rabbia dell’avvilimento. “Noi siamo ciò avreste voluto essere, voi siete ciò che volevate combattere” – ha scritto con un aforisma fulminante degno di Ennio Flaiano, sul suo diario Facebook Pasquale Greco, un militante in movimento.
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Parla di valori traditi dagli altri partiti a un vicino di marcia e contemporaneamente chissà a chi, come al solito, al telefonino, Maurizio Buccarella, che per qualche centinaia di metri mi è vicino al corteo, in cui, partito alla testa, finisco alla fine in coda, stremato, all’arrivo a Melendugno.
Valori traditi da altri, raccolti e rivitalizzati dal Movimento, ecco in una efficacissima quanto sintetica spiegazione la realtà.
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Odio del centro sinistra e di quel che rimane del centro destra, ci sta, direi che è normale. Degli altri denigratori del Movimento, che si agitano a ogni occasione, il che non ci starebbe affatto, la spiegazione è l’invidia. Sono rimasti fermi alle alleanze elettorali con il Pd, da una parte, ai compromessi e ai teatrini,e se no ai retaggi delle internazionali, di cui adoperano ancora il linguaggio, a schemi mentali che resistono solamente nelle loro teste, per quanto logori e desueti, senza riuscire ad aprirsi alle sintesi e ai contenuti; dall’altra, in maniera uguale e contraria, alle alleanze elettorali con Berlusconi, alle barzellette dei complotti massonici, agli insulti volgari, senza riuscire ad andare oltre, senza attualizzare i contenuti,senza incidere nella realtà. Beppe Grillo ha fatto in tre-quattro anni quello che tutti costoro non sono riusciti a fare in decenni.
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Fra bambini in bicicletta e atleti in tenuta podistica, di cui invio sempre di più le energie, un uomo tiene alto un vessillo a cinque stelle. “Mi sono pensionato. Ho smesso di servire la Marina Militare e ho preso ora un’altra bandiera” – spiega orgogliosamente ai vicini.
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Il M5S esce dalla “prova” della manifestazione No Tap ricompattato fra le sue componenti spesso fin troppo dialettiche e certo più organico e motivato, sulla strada della vera rivoluzione, che è quella delle coscienze dei cittadini, della partecipazione da protagonisti di tutti gli Italiani, del futuro delle giovani generazioni.
Inoltre, ha saputo essere propositivo, argomentativo, persuasivo.
Chi pensa al Movimento in termini di carriere, poltrone, e derive elettoralistiche vuol dire che, in buona, o cattiva fede, del Movimento non sa nulla e di questa rivoluzione silenziosa, non violenta, ma motivata e articolata, sulle materie prime, sui beni comuni, sui referendum propositivi, sulla decisione popolare, sulla partecipazione dei cittadini all’interno dello Stato, sui nuovi e migliori criteri di rappresentanza e protagonismo, su un nuovo modello di economia e di sviluppo, in atto, non ha capito ancora proprio nulla.
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Piange sul palco il dottor Giuseppe Serravezza, si commuove irresistibilmente quando pensa ai suoi pazienti che si ammalano di cancro qui nel Salento devastato dall’incuria e dall’egoismo per innegabili ragioni di inquinamento ambientale. Piange ciò che ha fine e ricomincia, piange ciò che muta, anche per farsi migliore, la luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci.
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Il futuro del Movimento è nella presenza diretta, nella partecipazione decisionale, nella volontà delle coscienze di tutti quelli che non sono compromessi, di tutti quelli che non si rassegnano, di tutti quelli che vogliono vivere e lottare ancora. Perché forse un modo migliore è impossibile, ma una vita migliore e certo più giusta, sì. Sono tutti questi che fanno e faranno parte dell’esercito del “nostro” esercito, che è già schierato, è già in tenuta da combattimento. Le vere rivoluzioni hanno il fiato lungo e lo spirito guerriero. Il futuro è già cominciato.
Giuseppe Puppo
Category: Costume e società
RISPETTO IL DOTT. SERRAVEZZA tutti gli altri un contorno di parole vuote..
Vi sbagliate e vi meravigliato della non partecipazione del comitato ma questo si è sempre proposto apolico e apartitica.. VERGOGNA.. il no tap esiste perché qualcuno lo ha studiato e si è fatto il mazzo per portarlo alla luce 5 anni di studi e i Grillini non erano neanche in programma anzi ai parlamentari stesso gli si è passate le carte del progetto e molte altre cose che qui non sto a dire.. Vi dovreste vergognare veramente anche solo di nominare il nome del comitato.. Voi credete veramente che si possa fare un referendum per poter decidere in campo energetico? Buon studio delle leggi
Per commentare con “vergogna” .. bisognava esserci.. da fuori solo rispetto.. il resto è fumo…
Veramente una vergogna,se la TAP non si fa è per merito del guru genovese che ha urlato ai suoi seguaci???
La peggiore politica,perchè vincere una guerra quando si può mettere il cappello sulle battaglie vinte da altri.
La Puglia sarà un nuovo caso Sardegna,niente lista elettorale alle regionali e la responsabilità sarà tutta del clan che ha truccato nel 2013.
Spero che vi sbattano fuori da Melendugno la prossima volta.