Le verità parziali di Confindustria Taranto
Mentre Confindustria Taranto proclama l’utilità di progetti e annuncia risultati storici per il territorio, non è possibile stare inermi e accettare l’ennesima verità parziale.
Parziale poiché rappresentativa di quella parte che sino a oggi ha compartecipato alla gravissima crisi di Taranto, delle sue attività e del suo ambiente.
Quali scelte sono state infatti compiute? A vantaggio di chi? Con quali risultati?
Al di là della crisi internazionale, Taranto ha subito il susseguirsi di una progettazione sbagliata e di una progettazione per nulla lungimirante nel comparto industriale. Decisioni che troppo spesso sono state concertate fra poche realtà e che sono andate a sostenere un numero di soggetti assolutamente limitato, senza tenere in considerazione l’insieme delle potenzialità produttive e occupazionali locali.
Si pensi alla raffinazione, alla produzione del cemento, a una serie di servizi navali e portuali che stanno soffrendo le conseguenze di attribuzioni e selezioni incaute, il più delle volte operate proprio dagli industriali tarantini, incuranti dei bisogni del territorio e mai diversificate in modo da poter dare respiro agli investimenti, alla produzione e ai conseguenti posti di lavoro.
Verità parziali, quelle di Confindustria Taranto, poiché generalmente indifferenti all’impatto ambientale e sanitario degli orientamenti assunti. Scelte che pongono i lavoratori di fronte a una sorta di ricatto: occupazione o salute. Decisioni che privilegiano altre realtà regionali, a discapito proprio di Taranto, come nel caso dei vari collegamenti infrastrutturali, che vedono questa zona fortemente penalizzata.
La verità di Confindustria Taranto è quella dell’aver sempre assegnato nel tempo le aree portuali strategicamente migliori alle attività industriali più pesanti e impattanti, escludendone l’utilizzo ad esempio ai traghetti e alle grandi navi di linea per i passeggeri, e tagliando al contempo ogni potenzialità di sviluppo per la piccola e media imprenditoria, per i pescatori, gli agricoltori e gli allevatori. Per non parlare poi del comparto turistico, in ginocchio.
E’ ora di spiegare qual è l’effettiva realtà, senza timore e senza sconti di alcun genere. I cittadini, gli imprenditori di Taranto meritano soluzioni e proposte che non si rivelino un’ulteriore minaccia.
Non siamo più disponibili a subire: abbiamo già dato! E ora dobbiamo riprenderci il nostro territorio e restituire a Taranto un futuro.
Anche per questo motivo, Rosa D’Amato, parlamentare del Movimento 5 Stelle in Europa, ha deciso di far sentire la propria voce: “Ho chiesto e ottenuto di parlare col prefetto. Gli ho fatto presente, con il supporto di un documento scritto, che i cittadini, le associazioni e i comitati non sono contro gli imprenditori, ma chiedono loro di essere lungimiranti e programmare da subito attività economiche alternative alla grande industria.”
Rosa D’Amato
Portavoce al Parlamento Europeo
Movimento 5 Stelle
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