EPIDEMIOLOGIA, IL DRAMMA ORA RIGUARDA IL SUD

| 13 Giugno 2014 | 0 Comments

I dati di mortalità oncologica registrano da tempo un aumento in Puglia e più ancora nella provincia di Lecce. Il dato allarmante del tumore del polmone, che aumenta significativamente anche nelle donne. Si va esaurendo così quella differenza virtuosa a nostro favore nei confronti del Nord del Paese

 

Come sempre, la LILT di Lecce è impegnata a monitorare i dati epidemiologici riguardanti la mortalità oncologica, con particolare attenzione, ovviamente, alla nostra provincia.

In mancanza, purtroppo, di dati aggiornati, analitici e tempestivi, quali potrebbero essere quelli di un Registro Tumori che funzionasse a pieno regime, e che fosse in grado di mettere a disposizione delle Istituzioni e dei cittadini, anno per anno, senza eccessivo ritardo, i numeri riguardanti l’incidenza, la mortalità, la prevalenza dei tumori nel territorio del leccese, con dettaglio per le singole forme di neoplasia, è pur sempre utile, per una buona e prima approssimazione, servirsi dei dati di mortalità messi a disposizione dall’ISTAT.

Per quanto essi possano prestarsi a critiche, tuttavia, prendendoli come riferimento costante per un arco di tempo sufficientemente lungo, è possibile seguirne l’andamento e trarne delle preziose indicazioni.

E’ quanto in effetti abbiamo avuto cura di fare, ormai da tempo, integrando, quando possibile, questi dati con quelli dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia.

 

Studiando pertanto gli ultimi dati di mortalità ISTAT disponibili, che giungono fino al 2011, si ha la conferma di una tendenza “negativa” che riguarda particolarmente la provincia di Lecce.

Abbiamo avuto cura di confrontare il dato di mortalità per tumore sia dal punto di vista geografico (raffronti tra Regioni italiane e, nell’ambito della Puglia, per Province), che cronologico (evoluzione del fenomeno dal 1990 al 2011).

Emergono dati sicuramente interessanti, sui quali riflettere. Nel 1990, in Italia si ebbero circa 148000 decessi per tumore, con un tasso grezzo per 10.000 abitanti pari a 26,1. In Puglia, sempre nel 1990, si registrarono 7200 morti per tumore (tasso grezzo di 17,9). Ma già nel 1990 la provincia di Lecce si segnalava per un dato superiore rispetto alla media regionale : 1500 decessi (tasso grezzo di 19,8). Si mostrava quindi come la nostra Regione accusasse una mortalità del 30% inferiore rispetto alla media nazionale (se rapportata poi a quella di alcune Regioni del Nord, addirittura ancora più bassa). Differenza che, per la provincia di Lecce, scendeva invece al 23%.

Se raffrontiamo questi dati con quelli di un ventennio dopo, troviamo che in Italia nel 2011 si sono registrati circa 176000 decessi per tumore, con un tasso grezzo di 29,2 (3 punti superiore a quello del 1990). In Puglia, nel 2011, si sono avuti circa 9800 decessi ed il tasso è stato del 24,1. Pur in presenza di un incremento della mortalità che sembra riguardare l’intero territorio nazionale, tuttavia non può non colpire l’accelerazione dell’incremento della nostra Regione rispetto al dato nazionale. Infatti il divario a favore della Puglia veniva a ridursi al 18%. Ma ancor più drammatico è il dato che emergeva a carico della provincia di Lecce, la quale nel 2011 ha avuto oltre 2200 morti per tumore, con un tasso del 27,2, solo il 7% in meno rispetto alla media nazionale.

 

Se ci si sofferma sul dato della provincia di Lecce, si può cogliere tutta la “anomalia” della situazione, quando si paragoni il suo tasso di mortalità per tumore a quello della Puglia. Nel 2011, Lecce registrava un tasso di ben 3,1 punti superiore a quello regionale. Tradotto in termini concreti, significa che la nostra provincia ha avuto 252 decessi in più rispetto a quelli che ci si sarebbe attesi se fosse stata “rispettata”, per così dire, la media regionale.

Ma ancor più evidente è la “negatività” a carico del territorio provinciale leccese, se si stabilisce un confronto con la provincia di Bari. Qui, è bene precisare che i dati del 2011 relativi a quest’ultima provincia, per avere una omogeneità rispetto a quelli degli anni precedenti, sono stati stimati ricomprendendo nel suo ambito quei Comuni ora facenti parte della nuova Provincia BAT (Barletta – Andria – Trani).

Ebbene, nel 2011, la provincia di Lecce ha fatto registrare un tasso di mortalità per tumore di ben 5,1 punti superiore (il 20% in più) rispetto alla provincia di Bari (444 decessi in più rispetto a quelli che si sarebbero avuti con un tasso pari a quello barese).

 

In questo panorama non certo confortante, emerge poi un dato che più di ogni altro evidenzia l’allarmante situazione, dal punto di vista epidemiologico, che caratterizza la provincia di Lecce : intendiamo riferirci alla mortalità per tumore del polmone. E’ un dato ormai “storico”, da noi segnalato in tempi non sospetti e sempre sottovalutato o attribuito, in maniera fuorviante, a cause che non sono tuttavia in grado di spiegarlo.

E’ bene analizzare i dati in dettaglio. Nel 1990, si registrarono in Italia 29500 decessi per tumore del polmone (25000 uomini e 4500 donne, con tassi rispettivamente del 9,1 e dell’1,5 per 10000 residenti). E’ bene precisare che in alcune Regioni del Nord, i tassi erano ancor più elevati rispetto alla media nazionale.

In Puglia, nel 1990, si ebbero oltre 1500 decessi per tumore del polmone (1350 uomini e 150 donne, con tassi rispettivamente del 7 e dello 0,7 per 10.000 residenti). La nostra Regione faceva quindi registrare a suo favore una differenza del 23% in meno tra gli uomini e del 53% in meno tra le donne).

Ma nella provincia di Lecce, sempre nel 1990, si ebbero 368 decessi per tumore del polmone (338 uomini e 30 donne, con tassi rispettivamente del 9,2 e dello 0,8 per 10000 residenti). Il dato era dunque in decisa controtendenza : per gli uomini, il tasso era addirittura superiore a quello nazionale, mentre per le donne era quasi in linea col dato regionale pugliese, ossia minore del 47% rispetto alla media nazionale.

Se si viene quindi ai dati di un ventennio dopo, troviamo che in Italia nel 2011 si sono avuti 33800 decessi per tumore del polmone (25200 tra gli uomini e 8600 tra le donne, con tassi rispettivi dell’8,7 e del 2,8 per 10.000 residenti). La tendenza che sembra delinearsi a livello nazionale è quella di un calo della mortalità nel Nord per i maschi, con aumento invece nel Sud; e di un aumento generalizzato della mortalità tra le donne.

In Puglia, poi, nel 2011 si sono registrati 1865 decessi per tumore del polmone (1543 uomini e 322 donne, con tassi rispettivi del 7,7 e dell’1,5 per 10000 residenti). Rispetto al dato nazionale, le differenze a vantaggio della nostra Regione, mentre si mantengono pressoché inalterate tra le donne (- 47%), sono invece in decisa, sfavorevole, riduzione (solo il 12% in meno) tra gli uomini.

Ma questo dato regionale, in quanto considerato complessivamente e indiscriminatamente, risulta ingannevole e copre la realtà eclatante della provincia di Lecce.

In essa, infatti, nel 2011, si sono verificati 519 decessi per tumore del polmone (429 maschi e 90 donne, con tassi per 10000 residenti, rispettivamente dell’11,1 e del 2,2).

Tra gli uomini, si supera pertanto del 22% la media nazionale (e del 30% quella regionale); tra le donne, il divario, rispetto al dato complessivo italiano, che era del 47% nel 1990, si riduce al 20%, ma essendo anche qui superiore di oltre il 30% rispetto alla media regionale.

Scorrendo anzi i tassi delle varie Regioni italiane, si trova che ormai la provincia di Lecce si colloca, tra gli uomini, in vetta alla classifica della mortalità per tumore del polmone.

Si pensi, per avere un raffronto concreto, che nel 2011, in provincia di Bari si sono avuti 480 decessi per tumore del polmone tra gli uomini, mentre in provincia di Lecce sono stati 429. Ma la provincia di Bari ha una popolazione doppia rispetto a quella di Lecce. Se quest’ultima fosse stata in linea con Bari, avremmo avuto 240 decessi e non 429. Il tasso leccese è dunque quasi il doppio di quello barese.

Ma anche nelle donne il dato desta preoccupazione : a fronte di una popolazione doppia, in provincia di Bari nel 2011 sono decedute per tumore del polmone 108 donne, mentre nella provincia di Lecce 90, con un tasso quindi di poco inferiore al doppio. Rispettando la media del barese, sarebbero decedute 53 donne e non 90.

 

Questo incremento significativo, in provincia di Lecce, dei tassi di mortalità per tumore del polmone anche tra le donne, è un dato che merita molta attenzione. Fatti salvi ipotetici “fattori protettivi” del sesso femminile nei confronti della neoplasia polmonare, non si può non rilevare la significatività statistica dell’incremento dei tassi che si registrano negli ultimi anni, che sembrano configurare una tendenza costante all’aumento.

E’ un dato, questo, che chiama in causa modificazioni del contesto ambientale e di vita, quali possibili determinanti del fenomeno.

 

Vogliamo solo aggiungere delle brevi considerazioni su un altro tipo di neoplasia, quello della vescica. Anche in questo caso, storicamente, la provincia di Lecce mostra, tra gli uomini, un tasso di mortalità superiore del 25% rispetto alla media nazionale e del 20% rispetto a quella regionale.

 

Quali considerazioni è possibile fare a fronte di queste cifre ? Dato che è ormai acquisito che il 90% dei casi di cancro è dovuto alla presenza nell’ambiente, inteso in senso lato, di fattori di rischio oncologico, è evidente come in questi ultimi decenni, in provincia di Lecce debbano essersi verificate significative modificazioni nell’ambiente (e nelle stesse abitudini di vita), tali da spiegare un simile incremento, che, in alcuni casi, supera, come visto, il dato nazionale. E se purtroppo tale tendenza non è un fenomeno effimero, ma, come tutto induce a credere, un dato strutturale, non bisogna meravigliarsi di vedere nei prossimi anni la nostra provincia superare definitivamente la media nazionale.

 

Si tenga anche presente che il dato di mortalità non “fotografa”, per così dire, compiutamente la realtà del territorio. Oggi, infatti, rispetto a 20-30 anni fa, grazie alle cure più efficaci, si riescono a guarire o almeno a fermare, per un più lungo periodo di tempo, molte forme di neoplasia. Pertanto, l’incidenza (ossia il nuovo numero di casi ogni anno), rispetto al passato, deve essere ancora più alta. Ma per questi dati, occorrerebbe, come detto, uno strumento più accurato, come quello del Registro Tumori.

 

Diversamente quindi da quanto sta avvenendo nell’Occidente e negli USA, dove già da tempo la mortalità per cancro è in diminuzione, in virtù di scelte non solo di politica sanitaria, ma anche e soprattutto economiche e sociali, nel Sud Italia, e segnatamente nella nostra provincia, si registra invece una pericolosa controtendenza.

Tutta da indagare, per approntare poi, da parte delle Istituzioni e dei cittadini, misure adeguate per fronteggiarla e sconfiggerla, a vantaggio della nostra salute.

 

EPIDEMIOLOGIA, IL DRAMMA ORA RIGUARDA IL SUD

 

Quanto sta avvenendo nel Sud Italia sul fronte dell’incidenza e della mortalità per cancro, in continuo aumento, era stato previsto da tutti gli osservatori e ricercatori più attenti. Le emergenze ambientali che interessano tanta parte del Sud sono sicuramente la causa del preoccupante fenomeno

 

Dr. Giuseppe Serravezza

Presidente LILT – Sez. Prov. di Lecce

 

Quanto sta avvenendo nel Sud Italia sul fronte dell’incidenza e della mortalità per cancro, era stato previsto da tutti gli osservatori e ricercatori più attenti.

Il Nord del mondo ricco e industrializzato ha già pagato dagli anni ’60 agli anni ’90 del secolo scorso il prezzo di un modello di sviluppo insostenibile ; un prezzo fatto di tanti malati e morti per cancro.

Il Sud, povero e arretrato, con le sue abitudini alimentari e stili di vita, con la sua atavica cultura di rispetto ambientale, vantava in quegli anni un gap virtuoso del 20-25% in meno rispetto al Nord per quanto riguarda la mortalità per cancro.

In un ventennio, però, i tassi di incidenza e mortalità si sono quasi livellati, con l’aggravante tuttavia di due tendenze nettamente divergenti : il Nord che scende e il Sud che sale.

Perché avviene tutto ciò ? Quali le ragioni ? E’ semplicemente la storia che si ripete. Nel Sud d’Italia, e possiamo aggiungere in tante altre parti del Sud del mondo, si sono “trasferite” quelle condizioni che erano state alla base dell’epidemia cancro 30-40 anni fa in Inghilterra, Germania, USA, ecc.

Condizioni che si traducevano in un incontrollato assalto all’ambiente ed al territorio, nella totale inconsapevolezza dei riflessi di tutto questo sulla salute.

L’inquinamento di tanta parte di terreni, acque ed aria delle più grandi città industriali americane ed europee aveva prodotto malattie di ogni genere : respiratorie, cardiovascolari e neoplasie. Emergenze ambientali avevano creato emergenze sanitarie, spesso non registrate ufficialmente nelle reali catastrofiche dimensioni in cui erano avvenute.

Come ben sa chi si occupa di Oncologia ambientale, su questo fronte si è registrato sempre un colpevole silenzio da parte di tutti, Istituzioni comprese, nel nome delle ragioni economiche e dello sviluppo.

Tutto è cambiato nel Nord ricco e industrializzato degli anni ’90, quando è cresciuta la consapevolezza e la cultura della salvaguardia dell’ambiente. Per cui, dopo uno-due decenni, le curve di tante malattie, cancro compreso, hanno invertito la direzione verso il basso. A Londra, l’ex “big killer”, il cancro del polmone, decresce ormai di un 1,5% l’anno. Risultato non del miglioramento delle cure : semplicemente le persone si ammalano di meno.

Chi va a Londra oggi trova una città senza più ciminiere, senza smog e con un uso corretto del territorio.

Esattamente l’opposto di quanto avviene a Taranto, a Brindisi e in tanti Comuni del Sud, dove il territorio viene aggredito e violentato nelle forme più diverse (emissioni industriali tossiche, rifiuti “tombati”, discariche incontrollate, veleni chimici nelle falde.

Per questo, per buona parte dei nostri territori si va configurando una situazione di emergenza sanitaria, ben più grave e diversa da quelle si qui conosciute, proprio perché le condizioni ambientali che l’hanno prodotta sono del tutto nuove.

Non si erano mai registrati né studiati, ad esempio, gli effetti sulla salute dell’interramento di rifiuti tossici o radioattivi, nonché quelli dell’immissione in falda di liquidi di lavorazioni industriali. Se ne erano, al massimo, rilevati gli aspetti criminosi.

Le emergenze ambientali che interessano tanta parte del Sud sono sicuramente la causa del preoccupante incremento dell’incidenza e della mortalità per cancro.

Alcune province della Campania, della Basilicata e della Puglia registrano purtroppo dati ormai allarmanti. E per ogni situazione statisticamente significativa vanno emergendo ragioni e cause di quei numeri tanto gravi.

 

Da circa un ventennio, la LILT di Lecce, sulla base dei dati di mortalità spalmati su un periodo tanto lungo, cerca di mettere in guardia popolazioni ed Istituzioni nei confronti di una situazione sanitaria riguardante il territorio leccese davvero molto preoccupante.

Di recente, finalmente, anche l’Istituto Superiore di Sanità ed il Ministero della Salute hanno preso atto di un “caso Lecce”, avviando una serie di verifiche statistiche sull’incidenza e la mortalità per tumore, specialmente quello del polmone.

Fotografare e monitorare lo stato epidemiologico  di un territorio è fondamentale ai fini di una corretta e sostenibile gestione dello stesso e , in ultima analisi, ai fini della tutela e della salvaguardia della salute dei cittadini.

Per questo, la LILT di Lecce continuerà nel suo impegno ormai ventennale di raccolta dati, contestualizzandoli con metodo e rigore scientifico, nel tentativo peraltro di promuovere riflessioni e confronti ad ogni livello della società civile e delle Istituzioni.

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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