LA NUOVA TANGENTOPOLI
(g.p.) Dopo le notizie di oggi, provenienti da Venezia, che seguono a ruota quelle delle settimane appena passate, da Milano a Roma, oramai la nuova Tangentopoli appare conclamata.
Dopo la prima, che scardinò il vecchio sistema e portò alla nascita della così detta Seconda Repubblica, a venti anni di distanza il sistema si è rigenerato, raffinato e infine ricompattato dietro la maschera di Renzie, messo lì dai poteri forti delle grandi multinazionali, delle lobby e delle consorterie massoniche, a far finta di cambiare, affinché nulla cambi.
Il sistema dei partiti non ha mai smesso di prendere soldi dallo Stato, a tutto svantaggio del popolo e dei ceti meno abbienti sempre più impoveriti, per i propri apparati e per i propri esponenti, dai massimi livelli, al sottobosco del potere, attraverso i rimborsi elettorali, con cui ha vergognosamente mascherato il finanziamento pubblico abolito per volontà popolare e subito reintrodotto sotto altre forme, come pure con i finanziamenti ai gruppi nelle Regioni.
Sui fatti e misfatti della “casta”, dello scempio perpetrato con i finanziamenti “leciti”, dagli studi pagati ai figli e la biancheria intima, dalle ville ai profumi, esiste una sterminata documentazione, pericolosa, perché nella considerazione generale il tutto potrebbe essere derubricato a miserie individuali.
Invece no. C’è ben altro. Oramai è evidente che esiste un sistema che finanzia gli esponenti dei partiti e i loro apparati di potere in maniera illecita attraverso le tangenti sulle opere, soprattutto le “grandi”, ma c’è ragione di credere esteso pure alle “piccole”, come confermano decine di casi su scala locale, passati sotto silenzio, perché di minore entità, rispetto per esempio all’ Expo.
Erano ancora attivi, dopo venti anni, come se il tempo si fosse fermato, personaggi storici pluri – condannati, come il “collettore” ex Dc e ora Forza Italia Gianstefano Frigerio, o il sempiterno “Compagno G” Primo Greganti, al servizio all’epoca del Pci e oggi del Pd, con i senatori del quale andava regolarmente a colloquiare in Senato fino a pochi giorni or sono.
Ma nel frattempo, grazie ai paradisi fiscali, alla depenalizzazione di tanti reati, alla finanza così detta creativa, hanno affinato le tecniche.
Rimane uno sconcerto profondo.
Per rimanere soltanto al caso del Mose di Venezia di oggi, lo sconcerto nasce dalla constatazione che in Italia si continuano a progettare imponenti opere pubbliche del tutto inutili e anzi pericolose e dannose, e dalla consapevolezza che esse servono ad arricchire i partiti e i loro apparati, oltre che l’imprenditoria più spregiudicata, in combutta con essi.
Venti anni fa, Tangentopoli segnò la fine della Prima Repubblica.
La nuova Tangentopoli trova di fronte invece adesso una Seconda Repubblica delle larghe intese ricompattata, premiata pure comunque, sia pur in diversa misura, e a vario titolo, finanche nei singoli, dall’ ultima prova elettorale.
La “gioiosa macchina da guerra” non è stata rottamata.
E sull’altro fronte in campo c’è ancora colui che si presentò come il nuovo che avanza.
I Governi non si rovesciano con le sommosse di piazza, o con i provvedimenti della
magistratura. I Governi si cambiano, o si abbattono che dir si voglia, con il voto.
Lo tengano a mente soprattutto coloro i quali, bel il 40%degli aventi diritto, dieci giorni fa hanno pensato bene di disertare le urne.
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