I PROFESSIONISTI DELL’ANTIRACKET
C’erano tutti, all’iniziativa del “Quotidiano” di cui si sentiva un forte bisogno, contro il dilagare di fenomeni malavitosi nel Salento, in particolar mondo le estorsioni della criminalità più o meno organizzata contro le attività commerciali, ma proprio tutti, gli eroi della sesta giornata, come i Milanesi risorgimentali chiamarono gli antenati dell’italica specie dell’eroismo che non costa nulla.
Non costa nulla, ma rende molto, in termini di presenzialismo, protagonismo e visibilità. Poi, serve a tante altre cose ancora: a salire sul pulpito, a sedere in cattedra, a mischiare le carte, a confondere le idee, a creare alibi, a fare carriera, a lavarsi la coscienza, a sciacquarsi la bocca e a far finta di cambiare tutto, affinché nulla cambi, altra caratteristica della nostra specie, in particolar modo quella siciliana, terra culto di riferimento.
L’aveva pensata la Camera di Commercio, ma, forte della propria mission di informazione libera e indipendente, specializzata nel ruolo di megafono del potere, ha pensato bene e meglio di propagandarla il “Quotidiano”, sempre attento alle esigenze del territorio, come ribadito di recente a Lecce con la pubblicità del consorzio Tap, o, appena ieri, a Taranto, con l’incorruttibile esercizio del quarto potere, a proposito dell’Ilva, i suoi proprietari e i suoi dirigenti.
Così, sono accorsi in tanti, va da sé, in molti-moltissimi, in un’orgia di comunicati entusiastici, in una rapsodia di adesioni trionfalistiche, i partiti politici ovviamente in testa, coi loro capi e capetti, i loro amministratori, i loro funzionari e i loro faccendieri.
Una fiera della vanità, servita su di un vassoio di platino, per giunta – ma non è certo un caso – nel bel mezzo di una campagna elettorale decisiva.
Quelli che decidono nelle segrete stanze, senza consultare i cittadini, perché così si fa, è il potere, bellezza! Altro che trasparenza, altro che legalità, altro che democrazia partecipata!
Quelli che non sapevano nulla delle discariche abusive, letali per la salute dei Salentini. Quelli che però sanno tutto delle procedure burocratiche, buoni per i cambi di destinazione delle aree, per le svendite del patrimonio pubblico, per i bandi di gara.
Quelli che fanno mercimonio dei voti, specialmente per le loro preferenze, oh yes.
Quelli che si servono di Equitalia, quelli che hanno elevato del cento e duecento per cento tasse, balzelli e tributi di ogni specie e risma.
Quelli che non hanno i soldi per l’assistenza e il sostentamento dei ceti più deboli, ma li hanno però per pagare i mutui delle banche contratti in nome della così detta “finanza creativa”.
A proposito, non c’erano le banche, antiche e moderne, del territorio, la magica sigla dell’appartenenza, quelle che hanno allevato i D’Alema – boys istruendoli alle pratiche della rinomata scuola senese, quelle delle fusioni speculative, dello spread e dei derivati annessi e connessi, dei miliardi di euro presi dai politici europei e nazionali. Quelle che però, per gli altri, per tutti gli altri adottano le loro politiche d’austerità, e quando sei sessantasei euro in rosso al conto, ti tempestano di telefonate, ti mandano le intimazioni di rientro, ti funestano di minacce; e sempre quelle che se sei davvero in difficoltà, o con l’acqua alla gola, come i piccoli imprenditori, come i padri di famiglia, ti staccano il credito, ti pignorano, ti mettono all’asta e ti fanno annegare.
Ma per una sfilata coreografica, non importa. C’erano i ragazzi, alla ricerca di un credito per così dire formativo, o più semplicemente di una occasione buona per nargiare.
Quelli ai quali la scuola di ogni ordine e grado ha levato l’insegnamento della educazione civica, che viene regolarmente però sostituita appena fuori dai cancelli dagli spacci di droga parcellizzati sul territorio, delle sale gioco spuntate come funghi, dopo le regalie ai politici, dalla filosofia del “fatte li cazzi toi”, dai modelli etici dei grandi fratelli e delle grandi sorelle.
Ma vediamo chi non c’era, ognuno a suo modo meritorio.
Non c’era – e le va dato atto della voce stonata nel coro del conformismo – Mariantonietta Gualtieri, la presidente dello sportello antiracket, una specie di carrozzone, però incredibilmente in qualche modo utile, se adoperato bene dagli utenti vessati, retaggio ministeriale delle frequenze salentine a via nazionale a Roma, prima che esse tornassero all’ovile della magistratura e alle scritture accademiche.
Scusate se è poco e scusate, non sappiamo quanto per convinzione, quanto per ripicca, quanto per snobismo, la predica Cicero pro associazione sua: “L’antiracket non è un concetto filosofico, bensì un concetto giuridico, tecnico, ben specifico che presuppone conoscenza delle procedure, delle leggi e dell’operatività concreta e fattiva sul territori. Antiracket non può essere uno slogan, perché riguarda tragedie umane; antiracket è una materia di studio, una giurisprudenza a parte e se qualcuno in questa città vuol sapere come si fa deve venire qui”.
Non c’era – a parte adesioni in ordine sparso di singoli attivisti– il M5S di Lecce, che con il suo meetup ufficiale di Corte dei Romiti ha preso le distanze dall’evento, proponendo invece la lotta a tutte le pratiche di cattivo, o distorto, esercizio del potere politico e un esercizio quotidiano della cultura della trasparenza, della partecipazione, della legalità.
Tutti gli altri, tutti insieme, appassionatamente, prima a gridare nel coro, e poi adesso a pregiarsi dell’eco mediatica sollevata a proprio beneficio, e, in un modo o nell’altro, a proprio esclusivo tornaconto.
Giuseppe Puppo
Category: Costume e società
“In merito alla partecipazione del M5S alla manifestazione antiracket, il gruppo di attivisti del Movimento che ha partecipato all’evento insieme alla senatrice Barbara Lezzi tiene a precisarmi – e io volentieri rettifico, scusandomi dell’errore – che nessun meet up può assumere posizioni ufficiali a nome dell’intero Movimento”.