FRATELLI D’ITALIA PER USCIRE DALL’EUROZONA
Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale si impegna a farsi promotore nel prossimo Parlamento europeo di una Risoluzione comune a tutti i gruppi “eurocritici”, per imporre alla Commissione europea di attuare un programma per la dissoluzione concordata e controllata dell’Eurozona. In questo modo l’Italia potrà uscire dall’Euro senza mettere in crisi la propria appartenenza all’Unione europea e senza compromettere le proprie relazioni con gli altri Stati membri. Questa proposta è in linea con il “Manifesto di solidarietà europea” presentato a Parigi il 15 Giugno 2013 da numerosi economisti europei. L’Euro è l’unica moneta nella Storia emessa in assenza di uno Stato di riferimento e applicata ad aree economiche non omogenee tra loro: per questo risulta una valuta troppo forte e un fattore di recessione per gli Stati “periferici” o “meridionali” come l’Italia. La sua circolazione ha finora premiato solo la Germania, che ha goduto di un vantaggio competitivo, provocando recessione e disoccupazione negli Stati con economie più deboli. Nonostante tutte le sollecitazioni e nonostante il crollo dei principali mercati di sbocco stia mettendo in crisi la stessa Germania, non esiste da parte del Cancelliere tedesco Merkel e dei suoi alleati nessuna disponibilità a rinegoziare i Trattati economici e ad adottare contromisure efficaci per uscire da questa situazione. Il motivo è molto semplice: per rendere efficaci queste contromisure i governanti ed i cittadini tedeschi dovrebbero accettare un pesante trasferimento delle proprie risorse a favore degli Stati più deboli. L’economista francese Jacques Sapir ha calcolato che per tenere insieme i paesi dell’Eurozona occorrerebbero, in aggiunta ai trasferimenti già previsti dal bilancio della Commissione, almeno altri 257 miliardi di euro all’anno, sostanzialmente a carico della Germania (circa il 10% del Pil tedesco). In altri termini la moneta unica è uno strumento che non può non produrre recessione a danno dei paesi più deboli o, in alternativa, perdita di competitività a danno dei paesi più forti. Questa constatazione ha contribuito a creare in Europa una grande corrente – composta non solo da movimenti antagonisti ma da economisti ed esponenti politici moderati – favorevole ad una dissoluzione concordata dell’Eurozona. Le ipotesi sostitutive possono essere molteplici: si va dalla fuoriuscita dall’euro di blocchi di Stati (il blocco dei paesi più deboli o il blocco dei paesi più forti), al ritorno alle monete nazionali all’interno di un sistema monetario a cambio variabile, fino alla nascita di due aree monetarie, una dei paesi del Nord e l’altra dei paesi del Sud. La scelta fra queste diverse ipotesi non potrà non essere il risultato di un negoziato tra i diversi Stati membri e quindi non potrà essere indicata univocamente nella Risoluzione parlamentare di cui parlavamo all’inizio. Tutto questo fino ad ora è stato demonizzato dai più importanti organi d’informazione e respinto aprioristicamente dai due principali blocchi politici europei, quello social-democratico e quello popolare. Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale per questo motivo ha deciso di non aderire nella prossima legislatura europea al Partito Popolare Europeo, volgendo la propria attenzione alla vasta galassia di partiti e gruppi parlamentari “eurocritici”, che nel prossimo Parlamento di Bruxelles potrebbero rappresentare un fronte maggioritario in grado di imporre questa svolta necessaria. Noi crediamo nell’Europa, ma proprio per salvare il percorso dell’integrazione europea riteniamo necessario rinunciare alla moneta unica. Cancellare l’Eurozona è la condizione preliminare per portare l’Europa fuori dalla recessione e l’Italia fuori dalla crisi. Noi crediamo che l’Italia debba attuare radicali riforme per tornare ad essere competitiva, tagliando le tasse e riducendo tutti gli sprechi e le inefficienze, ma questo sforzo sarebbe inutile o addirittura nocivo se non viene accompagnato da un recupero della sovranità nazionale in campo economico e monetario. L’uscita dall’Euro e dalla gabbia dei suoi vincoli consentirebbe all’Italia di recuperare considerevoli risorse per sostenere investimenti, crescita e occupazione.
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