RESISTENZA, CHIACCHIERE e BICICLETTE.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Nella foto i nuovi resistenti.
Comunicato stampa
Una striscia d’asfalto nera accoglierà i ciclisti leccesi in Piazza Partigiani anche il 25 aprile,tradizionale appuntamento del giorno della Resistenza.
Gli assessori al Traffico e ai Lavori Pubblici sono silenti.
Forse stanno ancora leggendo il Libro Bianco.
Forse stanno mettendo a punto un intervento che restituisca ai ciclisti la pista ciclabile cancellata.
Forse stanno cercando ragioni forti, oggettive, incontestabili per convincerci che “più asfalto è meglio”.
Ma noi siamo ancora qua a resistere come i nostri padri, in forme e tempi diversi, ci hanno insegnato. Li aspettiamo su questa striscia nera. Che non ha ancora cambiato colore.
Li aspettiamo sulla nostra bicicletta che durante la Resistenza ha corso verso la libertà sfrecciando sulle due ruote; che è stata una silenziosa compagna di viaggio di tante vite, supporto per epiche e sconosciute avventure personali e resistenziali, portatrice sana, pedalata dopo pedalata, di resistenza all’oppressore in tutte le sue forme; ed ancora oggi costruttrice di libertà civica e individuale e di spazi urbani, accessibili a tutti, che favoriscano lo scambio e migliorino la qualità della vita dei cittadini, contro il traffico e l’inquinamento.
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Ormai con la salsa della Resistenza viene condito qualsiasi piatto. Infatti non si riesce a capire cosa c’entri la retorica resistenziale con le biciclette e con l’inquinamento.
Anche perchè a portare la cosidetta Liberazione in Italia non furono le resistenziali biciclette partigiane, ma i carri armati e gli aerei americani. Si, proprio quegli americani che oggi gli stessi “resistenti” pedalatori accusano di averci imposto una sovranità limitata. In altre parole da un lato si dice che gli americani hanno portatato la liberazione, dall’altra l’occupazione. Forse è giunto il momento di metterci d’accordo e di cominciare a raccontare la verità, quella verità che per settant’anni è stata nascosta, e al suo posto è stata invece raccontata la favola della Resistenza santificata e idolatrata, dimenticando assassini ed orrori, quelli che consigliarono il capo dei comunisti Togliatti allora Ministro di Grazia e Giustizia ad emanare l’amnistia, e lo fece proprio per salvare dalla galera i suoi compagni che si erano macchiati di crimini orrendi.