DAL “MONASTERO DEI FRATI FRANCESCANI CONVENTUALI” ALLA “CASA DELLA CONVIVIALITA’ – DON TONINO BELLO ”

| 22 Aprile 2014 | 0 Comments

Fra pochi giorni la comunità di Alessano potrà finalmente tornare a fruire di una struttura che per secoli è stata quasi sepolta e dimenticata, e che grazie alla tenacia e l’impegno del parroco di Alessano don Gigi Ciardo, ha ritrovato tutta la sua luce nel segno della semplicità e dell’essenziale che contraddistinguono strutture antiche come conventi e monasteri: stiamo parlando dell’ex monastero dei frati Conventuali Francescani, annesso alla chiesa di Sant’Antonio.

Da ricerche effettuate dallo storico Mauro Ciardo di Gagliano è emerso che la prima fondazione di un insediamento conventuale dei frati francescani ad Alessano sarebbe da far risalire tra il 1222 e il 1228, secondo una tradizione consolidata riportata nel 1693 dal padre Luigi Tasselli nel suo libro “Antichità di Leuca”,  e la presenza ben strutturata del complesso viene ulteriormente testimoniata nel 1334, quando questa realtà viene elencata nel volume del “Provinciale ordinis fratrum minorum vetustissimum” di Paolino da Venezia.

Testimonianze più tarde del convento e dell’annessa chiesa risalgono al 1542, quando sappiamo con certezza che l’edificio sacro era affrescato al suo interno e che contava come frate custode Vincenzo d’Oria (la cui firma è incisa su un affresco di Sant’Antonio da Padova collocato nella navata a sinistra).

Una prima rappresentazione dello stabile è datata al 12 febbraio 1628, quando il convento viene visitato e descritto dal visitatore apostolico monsignor Andrea Perbenedetti che cita la presenza di cinque frati e una rendita del convento di 250 ducati. Tra le altre cose viene citata ad esempio la presenza di un cancello ligneo che conduce all’altare maggiore e un affresco con dipinta l’immagine di Santa Maria di Costantinopoli. All’epoca la chiesa era costituita da un’unica navata e nel convento ogni frate vive e dorme in singole celle.

Nel corso del secoli non mancarono poi le donazioni a favore del convento, come quella giunta il 23 ottobre 1679, quando il chierico Berardino Alfarano donò “inter vivos” al convento di S
an Francesco alcuni vigneti con l’obbligo per i beneficiari di
venderli per acquistare beni stabili con onere di messe.

Nel 1771 il convento viene sopraelevato visti l’accresciuto numero dei frati e delle sostanze materiali della comunità, ma con l’avvento napoleonico anche questa struttura subirà l’incameramento prima della trasformazione della chiesa come sede della congrega del Rosario nel 1834.

Nel corso dei primi decenni del XX secolo lo stabile, passato in mano ai privati, viene accresciuto ulteriormente nella parte superiore con l’impianto di un magazzino per la trasformazione del tabacco, mentre nella seconda metà ha visto diversi ambienti trasformati in officine per la produzione di conserve alimentari oppure per la riparazione di veicoli.

La struttura nella sua consistenza attuale è stata nel tempo acquisita dalla Parrocchia SS. Salvatore: nel 2001  Antonio Torsello donò alla parrocchia una parte del piano terra (125 mq) ed una parte del primo piano (320 mq); nel 2003 Donato Torsello donò altri 200 mq del piano superiore, e negli anni tra il 2005 ed il 2010 sono stati acquistate altre porzioni dell’immobile.

 

In considerazione del fatto che in Alessano è molto cresciuta la richiesta di accoglienza e ricezione da parte di fedeli che numerosi accorrono sulla tomba di Don Tonino Bello Vescovo di Molfetta, soprattutto da quando è stato avviato il processo di Canonizzazione a Servo di Dio, nasce quasi in maniera consequenziale e naturale l’idea di realizzare un centro di accoglienza che possa ospitare i pellegrini in un luogo, che per le sue caratteristiche e la sua ubicazione, è in perfetta armonia con la spiritualità che i fedeli cercano nel loro pellegrinaggio ad Alessano.

Parte così nel 2009 la prima fase di studio e progettazione dell’intervento di valorizzazione e riqualificazione di questo complesso conventuale di indiscutibile valore culturale,  per il riattamento dello stesso ad una destinazione d’uso compatibile con le intrinseche caratteristiche architettoniche e tipologiche della struttura.

La modalità di approccio e sviluppo del progetto è dettata dalla ferma volontà di conservare l’aspetto e la modalità di fruizione degli spazi esterni ed esterni così come originariamente vissuti, sia pure con i necessari adeguamenti della struttura alle esigenze di tipo igienico e funzionale.

 

 

La struttura è completamente in muratura di conci di tufo, sia per le murature perimetrali e di tramezzatura, sia per le coperture che sono del tipo a volta  a stella ed a botte.

La distribuzione planimetrica dell’edificio è quella tipica di un monastero benedettino con al piano terra un chiostro centrale  delimitato su tre lati da un porticato e sul quarto lato dalla navata laterale della chiesa; intorno al porticato sono disposti diversi vani che in origine dovevano essere locali di servizio (stalle, magazzini, depositi) ed anche l’importante refettorio con le annesse cucine e servizi; dall’ala nord-est del porticato si accede all’imponente scala  che conduce al primo piano dove  due ampi e maestosi corridoi  conducono a quelle che erano le celle dei frati , tra cui vi è una zona che poteva essere il fuoco comune e l’appartamento del priore; poi vi sono due grandi sale, una coperta con sei volte a stella  ed una coperta con una struttura piana  che sono di epoca più recente, come si intuisce dai particolari e dalle tecniche costruttive.

 

Vista del chiostro e relativo porticato

 Scala di accesso al primo piano

La consistenza della struttura in termini di superfici è di circa 470 mq al piano terra, oltre al chiostro di 200 mq, ed  di circa 900 mq al primo piano.  Al piano terra avremo un ingresso che conduce direttamente nel porticato del chiostro, che verrà chiuso verso l’esterno con infissi a vetro, fungerà da distribuzione ai vari ambienti e precisamente: una zona di prima accoglienza dei pellegrini, i servizi igienici  (ai quali si potrà accedere anche direttamente dall’esterno), i servizi per il personale, il salone per il pranzo (il vecchio refettorio del convento), le cucine, la scala e l’ascensore che conducono al piano superiore.

Al primo piano troviamo l’antico impianto del convento, con spaziosi corridoi che danno accesso alle 15 camere con bagno (per un totale di 23 posti letto), ed altri vani  adibiti a direzione, ambulatorio, deposito per biancheria, lavanderia e stireria, ed una grande sala pluriuso per attività di intrattenimento.

Particolare volta botte porticato

 

 DESCRIZIONE DELL’INTERVENTO

L’intervento di recupero è stato progettato  e curato  dai tecnici ing. Emanuela Torsello per la parte architettonica e funzionale, dall’ing. Giorgio Martella per la parte impiantistica, e dall’ing. Giorgio De Marinis per la parte statica e della sicurezza, ed eseguito con la supervisione della Soprintendenza ai Beni Culturali e Architettonici della provincia di Lecce.

Le opere sono iniziate nel mese di novembre del 2010 e  si possono sintetizzare in tre principali categorie:

1)   Consolidamento statico e ricostruzione dell’ala crollata:

la prima fase è stata il consolidamento in fondazione dello spiccato delle colonne che sostengono il porticato a piano terra realizzato con travi continue in cemento armato (eseguito dalla ditta Ciullo Restauri da Taurisano), ed il consolidamento delle 9 colonne perimetrali del porticato che delimita il chiostro con perforazioni armate  (eseguito dalla ditta Pedone Oronzo di Alessano); successivamente è stata ricostruita l’ala nord-est del porticato e delle celle a primo piano (crollate nel mese di novembre 2010) ad opera della ditta Sperti Luigi da Barbarano;  a seguire il consolidamento della volta a botte dell’ala nord-ovest  del porticato con l’inserimento di catene in acciaio, delle volte a spigolo delle 4 celle al piano superiore eseguita all’estradosso della copertura con la stesura di nastri in fibre d’acciaio e malta a base di calce fibrorinforzata, delle 6 volte a spigolo del salone a primo piano realizzato sempre con inserimento di catene in acciaio (eseguito dalla ditta Mastrotempo & Partners S.r.l. di Alessano).

2) Dotazione di impianti tecnologici:

la struttura era completamente sprovvista di qualunque impianto tecnologico, pertanto sono stati realizzati integralmente l’impianto elettrico sottotraccia, l’impianto di climatizzazione invernale, l’impianto idrico e fognante per tutti i servizi, compreso gli allacci alle reti pubbliche di fornitura di acqua, fogna, energia elettrica e  gas (sono stati eseguiti rispettivamente dalle ditte Angelo Stefanelli di Specchia e Alfredo Milo di Barbarano);

3)           Recupero delle facciate, pavimenti e rivestimenti:

Il recupero dei paramenti murari delle facciate esterne sono stati eseguiti tramite pulitura e rimozione di muschi ed incrostazioni, stilatura dei giunti, scialbatura con latte di calce e pigmenti naturali di terre colorate, protezione idrorepellente finale, sono stati recuperati tutte le pavimentazioni in battuto di calce e cocciopesto del piano superiore e quelle musive del piano terra, integrando e rifacendo ex novo quelle mancanti con tipologie analoghe a quelle esistenti;

sulle pareti interne sono stati recuperati, dove possibile, i vecchi intonaci, e dove  deteriorati  e distaccati   sono stati eseguiti intonaci di grassello di calce con tecniche e materiali che richiamano gli intonaci tradizionali dei luoghi, completando il tutto con velatura di calce rigorosamente bianca (esecuzione da parte della ditta Mastrotempo & Partners S.r.l. di Alessano).

 

 

4) Dotazione di porte e finestre:

Porte e finestre sono state realizzate in legno di abete, ricalcando una tipologia ed uno stile simili a quelli esistenti, sia pure con inserimento di vetri doppi per garantire un idoneo isolamento termo-acustico (realizzati ed installati dalle ditte De Solda Pasquale di Gagliano e Vozza Fabirzio di Barbarano).

Le 16 arcate del porticato che delimitano il chiostro saranno chiuse con vetrate ad intelaiatura in ferro (eseguite dalla ditta Trifone Amico di Alessano)

5) arredi ed attrezzature:

la struttura è stata dotata anche di un ascensore per l’abbattimento delle barriere architettoniche con struttura autonoma ed autoportante in acciaio e vetro (installato dalla ditta IRMA Ascensori di Taurisano); gli arredi delle camere e degli spazi comuni sono stati eseguiti artigianalmente in legname di abete ispirandosi ad una linea semplice ed essenziale che il luogo richiede (realizzati dalle ditte “Falegnameria Giuseppe Torsello “ e “Tecnolegno di Francesco Torsello” di Alessano)

 

Tutto questo è stato possibile grazie alla dedizione del nostro parroco don Gigi Ciardo, alla generosità di tutta la comunità parrocchiale, al contributo della CEI e soprattutto alla passione  che ha coinvolto tutti coloro che hanno collaborato a vario titolo al recupero della struttura.

 

Emanuela Torsello

 

 

 

 

 

 

 

Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.