E’ NATALE ANCHE IN AFRICA

| 23 Dicembre 2013 | 0 Comments

Da Diani, vicino Mombasa, in Kenia, Erica Zingaropoli ci manda alcune istantanee di vita, lontana geograficamente, ma umanamente vicina, per farci riflettere tutti.

Manca poco. Le strade pullulano di gente, le luci sono spente.

I mendicanti sono lì, negli stessi angoli di ieri, con il giornale delle news tra le mani, una edizione vecchia, forse di anni, sono seduti in terra con il berretto sull’asfalto rivolto verso l’alto per contenere qualche moneta.

Le scuole sono chiuse, manca poco. I bambini corrono al fiume a prendere l’acqua, i più grandi sono già lì pronti a lavare i panni. Manca poco. Le case degli Italiani le riconosci, hanno le luci che si accendono e si spengono nel giardino e colorano gli alberi di notte. Nel piccolo supermarket del posto, il personale ha un cappello rosso in testa con le rifiniture bianche e la musica canta jingle bells. Si, manca poco. Tutto è come i soliti giorni. I più ricchi compreranno una capretta per cuocerla e mangiarla con la famiglia, i componenti fanno una colletta di mille scellini a testa, circa dieci euro, e il pranzo è pronto. Nessuno aspetta regali, i più fortunati li apriranno il 26 dicembre. Il 25 è giorno di riunione e preghiera e la giornata sarà troppo impegnata per essere spesa ad aprire i regali, così, chi ne ha ricevuto uno attenderà il giorno seguente chiamato boxing day.

È tutto pronto, manca davvero poco. William sarà sempre lì, al solito posto, con il suo taxi ad attendere clienti, Joseph spenderà l’intera mattinata a spazzare il suo angolo di negozio sotto l’albero di acacia, Mary venderà la frutta con la sorella maggiore, Sarah continuerà a pascolare il gregge dall’alba e fino alle cinque del pomeriggio, Juma resterà in ospedale con un cancro allo stomaco e sarà lì, da solo, a osservare il soffitto e pensare alla sua famiglia dimezzatasi a causa dello stesso male. Non avrà regali, non vedrà le luci scintillanti nei giardini dei Grandi e le tavole imbandite tra le grate di una finestra, resterà nella sua stanza, gli hanno messo davanti un piccolo televisore, gli occhi sono bui mentre le immagini gli scorrono davanti e si accendono e spengono nei suoi occhi. Non riceverà un regalo Juma, non riceverà quei soldi che gli servono per la chemioterapia, 3mila euro ogni tre mesi.

Joel è sempre lì, scarno, morto da tre giorni sul confine tra Kenya e Sudan, sull’asfalto, lui, così come tanti altri, da anni, da sempre, così come dieci anni fa, quando la gente in sella alle jeep per fare i safari varcava quello stesso confine e si trovava dinanzi corpi inermi lungo i percorsi della Savana, finché non hanno chiuso, cambiato, cancellato quel tragitto.

Manca poco, i turisti sono tutti lì a godersi il mare caraibico, in costume, con la neve ormai alle spalle, chiusa dietro un aereo volato lontano.

Manca poco, tutti sono un po’ più felici, sia che abbiano qualcosa in più e sia che abbiano ciò che hanno sempre avuto, oppure nulla come tutti i giorni passati e tutti i giorni che verranno. D’altronde la felicità cos’è se non qualcosa di sottile e soggettivo, c’è chi riceve uno scrigno con un diamante all’interno, c’è chi ha solo lo scrigno, vuoto, e sa gioire di quello, c’è chi non ha né l’uno né l’altro ma c’è di buono che, ha imparato ad essere un bravo sognatore. Manca poco, sì, ci siamo quasi.

Erica Zingaropoli

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Category: Costume e società

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