A Lecce, come nei comuni della provincia NEGOZI CHIUSI, VETRINE SPENTE
In questi giorni di feste risalta ancora di più la moltitudine di negozi chiusi, di vetrine e insegne spente.
Lo si nota non solo a Lecce, ma anche nei paesi della provincia. Una emorragia inarrestabile dovuta alla crisi e alle politiche economiche dei nostri governanti, che antepongono gli interessi delle grosse multinazionali e ipermercati, piuttosto che salvaguardare i piccoli e medi esercizi commerciali. Per il commercio al dettaglio, quindi per le piccole attività, il quadro è devastante.
Ormai siamo sul numero di migliaia di piccole e medie attività chiuse dall’inizio della crisi. Negli ultimi due anni si sono abbassate le serrande di tante attività commerciali, troppe, impoverendo quello che negli anni Settanta e Ottanta era stato il cuore dell’economia cittadina.
Parlando con i proprietari dei negozi rimasti aperti, tutti raccontano delle difficoltà nell’andare avanti, delle troppe tasse, dell’allarme criminalità, dei debiti contratti con le banche e degli arretrati con il Fisco, della gente che non ha più i soldi per spendere, della loro intenzione di chiudere, se le cose non cambieranno.
Insomma, un quadro devastante che costringe poi i titolari delle attività ad emigrare con l’intera famiglia, creando il triste fenomeno dello spopolamento del nostro territorio. Molte attività si spostano poi al centro, producendo ovviamente un effetto di desertificazione delle periferie.
Viceversa si registra il boom del settore del “compro oro” e “sale scommesse”, attività che sono proprio effetto della crisi. La gente disperata oramai svende pure i propri gioielli o spera di vincere al gioco, pur di andare avanti e fronteggiare una situazione diventata pesante. E in tutto questo grigiore, tra negozi chiusi e vetrine spente, vedi dappertutto un fiorire di cartelli: “Vendesi”, “Affittasi” o “Cedesi attività”.
Tonio Leuci
Category: Costume e società