ERIKA, DAL SALENTO ALL’AFRICA, CI RACCONTA UNA STORIA.

| 13 Dicembre 2013 | 0 Comments

Erica Zingaropoli, una ragazza salentina che ha fatto una scelta di vita su cui è prezioso per tutti noi riflettere almeno un po’, ci racconta la storia di Miriam, emblema dell’infanzia sfortunata del Terzo Mondo.

 

Miriam ha sei anni, è una bambina allegra, instancabile, gli amici la chiamano scoiattolino, frequenta la primary e vive in un villaggio poco lontano da Mombasa.

 

Prima di andare a scuola, tutte le mattine, corre verso il pozzo con il bidoncino vuoto da cinque litri, tira su l’acqua con il secchio legato a una corda e riempie il suo tino che, una volta colmo, posa sul capo, poi lentamente torna a casa.

 

Vive a pochi metri dal centro del villaggio, in una piccola insenatura che si affaccia sul bosco, i nuclei familiari sono solitamente divisi in piccoli compound. Le capanne sono disposte a cerchio, gli abitanti vivono in cinque in ogni casa, il fuoco è al centro e di notte illumina le dimore disposte a mezzaluna.

Le tre sorelle di Miriam sono iscritta alla high school. Più di tutte lei ama Lilian, è la terzogenita, ha diciassette anni e le somiglia molto, ha le gambe sottili, la pelle di bronzo e i capelli affusolati che tiene in ordine con lunghe treccine. Sono spesso insieme, Lilian è più silenziosa di lei, taciturna, composta.

 

Due sere prima Miriam l’aveva sentita discutere con un ragazzo, pare uscissero insieme da un po’, sembrava arrabbiato, geloso di qualcosa che la sorella aveva fatto. Lilian aveva pranzato poco il giorno seguente e non aveva scambiato parola con nessuno. Miriam l’aveva osservata per tutto il tempo, seduta sui gradini di una vecchia costruzione disabitata. Le aveva portato il tè, ma la sorella maggiore lo aveva a malapena assaggiato, riprendendo poi a ruotare la tazza e contemplando la sua ombra nell’infuso scuro. Quella stessa sera, quel ragazzo era tornato da lei, Miriam era sgattaiolata fuori dal letto fino a raggiungere un albero dal quale poteva sentire e vedere la sorella che discuteva nuovamente con il ragazzo. Questa volta sembravano più sereni, finché lui la prende per mano e le chiede di fare una passeggiata.

Sono circa le dieci di sera e a quell’ora nessuno è in giro per il villaggio. I due ragazzi si dirigono verso il boschetto di pini e Miriam li segue. Nascosta dietro un sottile tronco, Miriam nota qualche scambio di baci e carezze tra i due ragazzi poco lontani da lei, abbassa lo sguardo e decide di tornare indietro. È proprio in quel momento che avverte un tonfo, e nel voltarsi nota la sorella di spalle al ragazzo che le tiene una mano sulla bocca e ripetutamente le sbatte la testa contro il tronco di un albero, senza tregua, con forza.

Lilian è già priva di sensi quando Miriam con un balzo corre incontro al ragazzo afferrandolo per il braccio e tirandolo a sé per fargli mollare la presa. Lilian cade per terra priva di sensi, Miriam con le lacrime agli occhi cerca di dare addosso al ragazzo che la afferra per il collo e inizia a stringere, con forza, con entrambe le mani che lasciano scomparire l’esile collo della bambina, finché lei, stanca, chiude gli occhi.

 

Le due sorelle sono state ritrovate una settimana dopo dalla polizia prive degli occhi e dei genitali.

Gli organi sono stati strappati via, i corpi erano pressoché in decomposizione quando i genitori sono stati interpellati per il riconoscimento dei cadaveri. C’è poca vita al villaggio, da un mese a questa parte la gente parla meno del solito, ma tutti sanno. Da anni, da tanti anni, ci sono credenze popolari derivanti da magia nera che sostengono che estirpare e vendere organi umani faccia arricchire gli esecutori. Gli organi vengono venduti per circa 700 euro a fattucchiere o seguaci di esse, con la promessa che l’atto sacrificale verrà ricompensato.

L’assassino non è stato trovato, la gente racconta che sia scappato lontano, probabilmente in Tanzania.

 

In Africa il parere e gli antidoti di maghi e streghe contano più di un giudizio medico, se si soffre di una malattia l’ammalato si reca dallo stregone di turno e solo in un secondo momento dal medico. La gente continua a chiedersi il perché di tali atti brutali, ma forse, prima di piangere assurde conseguenze, dovrebbe chiedersi quali siano i risultati nel crescere e far crescere con la consapevolezza che la magia possa salvare più della medicina.

Un inammissibile stato di incoerenza che caratterizza chi non ha e non ha mai avuto nulla e la vita non è poi così preziosa e uccidere non è un reato se lo stomaco è a digiuno da giorni e tutti i giorni sono sempre gli stessi e una vita in più o una vita in meno vissuta senza stimoli e alla continua ricerca di cibo, acqua, lavoro, può essere spenta per quel divino denaro che può comprare tutto.

Un inammissibile stato di incoerenza, una colpa nel non avere colpe, pertanto, tacitamente, in segreto, giustificata.

Erica Zingaropoli

 

Category: Costume e società

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.