Una paginetta di Storia.

| 6 Novembre 2013 | 0 Comments

Lo scandalo della Lockheed ( l’azienda americana che produce apparecchi) andò avanti per quasi tutti gli anni Settanta. Costò una condanna penale, con sentenza definitiva, a un ministro; costrinse alle dimissioni, pur innocente, un presidente della Repubblica; coinvolse politici, burocrati, imprenditori, spie vere e presunte, faccendieri a vario titolo, e insomma fu il primo, vero grande scandalo italiano, che cominciò a svelare il sistema dei finanziamenti illeciti ai partiti, anche se molti anni ancora sarebbero dovuti passare, prima che, più di dieci anni dopo, piano piano, la così detta “tangentopoli” lo portasse alla ribalta, con tutti le conseguenze, dirette e indirette, che sviluppò in seguito.
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Una paginetta di cronistoria.
Era un ragazzo, in quegli anni, Mario di nome e Mauro di cognome, studiava a Milano e frequentava Comunione e Liberazione, l’organizzazione cattolica che là aveva avuto origine e sviluppo, ramificandosi a livello giovanile, ma soprattutto a livello economico e imprenditoriale, con un sistema ben presto diventò sempre più potente, fondato sull’intreccio fra politica e affari, di cui le recenti vicende della sanità lombarda in cui è coinvolto Roberto Formigoni rappresentano lo stadio terminale.
Lo schema è semplice: base giovanile che crea consenso; elezione assicurata per gli esponenti più in gamba, prima nelle fila della Dc, poi di Forza Italia; posti nelle istituzioni; da dove poi essi assicurano, chiamiamole così, “attenzioni” quotidiane per le cooperative, le società, le aziende o fondate direttamente da Comunione e Liberazione, attraverso il suo braccio(fortissimo) economico, che si chiama Compagnia delle Opere; o guidate da esponenti amici; a comporre il tutto in un guazzabuglio pressoché inestricabile di commistioni multiple, una specie di banco di mutuo soccorso a oltranza.
E ogni anno una grande vetrine, dopo Ferragosto, nella Rimini sfollata del turismo di massa, per sé e per gli altri, soprattutto i presidenti del consiglio del momento, di qualunque provenienza essi siano, ai quali rapidamente i ciellini si sono sempre adeguati, ben convinti che il potere logora chi non ce l’ha, ed essi del potere hanno bisogno e hanno sempre perseguito, o in proprio, o appoggiando di volta in volta centro – destra, o centro – sinistra.

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Laureato di belle speranze e giovane rampante nella Milano da bere prima e da mangiare poi, il turno di Mario di nome e Mauro di cognome arriva quando riesce ad entrare nelle liste di Forza Italia, ancora scevre di veline e accompagnatrici, quindi aperte pure ai migliori giovani di belle speranze, fra un imprenditore e l’altro, per le elezioni europee del 1999.
Fu un caso da passaparola. I simpatizzanti di Comunione e liberazione misero un manifestino col suo nome sul cruscotto posteriore delle loro automobili, come se fosse la pubblicità su di un taxi, e lo fecero girare per un mese intero, nelle quattro regioni del collegio di nord – ovest. Funzionò.
Entrato nel parlamento europeo, ci è rimasto quindici, lunghissimi, anni, in cui, fra una percentuale di cacao nel cioccolato, e una denominazione di ortofrutticoli, le fondamentali questioni di cui esso si occupa, Mario di nome e Mauro di cognome ha consolidato, oltre che il suo conto in banca, allietato dai lauti stipendi che il consesso assicura ai suoi membri di tre lustri interi, anche la fitta rete di rapporti politici interni.
Poi, l’anno scorso, la rottura con Berlusconi e l’adesione a Scelta Civica, con la decisione di lasciare l’Europa e di ritornare, anzi, tornare per la prima volta, in Italia, a sostegno delle battaglie europeiste e “popolari” di Mario Monti.
Eletto nelle sue liste, fu da lui mandato a trattare la formazione del governo bi-letta nello studio del presidente del consiglio incaricato. Fra ex democristiani, fra democristiani for ever, qualunque sia la successiva adesione, si trattò di folgorazione.
Mandato da mediatore, ne uscì ministro.
Della difesa, cioè delle Forze Armate.
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Una paginetta di attualità.
Nel bel mezzo dello scandalo toccato in sorte alla sua collega di governo Anna Maria Cancellieri, in concomitanza (ed è stata questa la sua fortuna, perché passato praticamente sotto silenzio) anche a Mario Mauro è toccata una brutta storia da cui difendersi.
E’ successo che a New York la Lockheed (sì, sempre quella dei formidabili anni Settanta italiani) ha fatto una pubblicità con una serie di testimonial d’eccezione, fra cui, manco a dirlo, Mario Mauro.
Manco fosse Roberto Carlino, il ministro ha messo la sua parola per far vendere gli F35 prodotti proprio dalla Lockheed, sì e proprio i famosi e anzi famigerati aerei inutili, scassatissimi e carissimi aerei di combattimento al centro delle polemiche degli ultimi mesi.
Infatti, l’Italia che ripudia la guerra quale risoluzione delle controversie internazionali, l’Italia del governo bi – Letta; l’ Italia che riduce la spesa sociale e ammazza di tasse quei cittadini che le pagano; l’ Italia che non trova soldi per aiutare chi soffre e si impoverisce ogni giorno sempre di più, ha trovato invece i soldi, tantissimi, un’enormità, tredici miliardi di euro, per comperare aerei di distruzione, che non stanno in piedi, anzi, in aria.
Il nuovo ministro si è adeguato, non ha avuto niente da ridire, anzi. Da cattivo cattolico, ma da buon democristiano, senza far nulla, aspetta trepido che il Parlamento della maggioranza che sostiene il governo bi – Letta licenzi definitivamente la commessa miliardaria (in euro), con buona pace di cassa – integrati, precari, disoccupati e quant’altri per i quali invece i soldi non si trovano.
Senza dir nulla, o senza far nulla, o quasi. Perché come se fossero i tortellini di Giovanni rana, anche Mario Mauro “ha messo la faccia” sugli aerei incriminati e compare felice e beato nella pubblicità della Lockheed, a perorarne l’acquisto: “To love peace you must arm peace”, che tradotto in latino significa “Si vis pacem, para bellum”, insomma, una colossale cazzata, smentita da secoli di tragedie storiche, che solo gli Americani, con il loro spirito imperialistico di prepotenza e sopraffazione non hanno capito.
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Impegnati ad attaccare e difendere Anna Maria Cancellieri, in pochi si sono accorti di questa storia. Male, malissimo. Perché pure il comportamento di quest’altro ministro è quanto meno discutibile, se non del tutto esecrabile e scontabile solamente con assai doverose dimissioni; pure la sua presunta giustificazione è risibile, nel momento in cui dice di essere estraneo ad interessi e anzi ignaro delle iniziative pubblicitarie.
Ma dai, non perdiamo la speranza, confidiamo in Giambattista Vico.
Questi della Lockheed, con i loro prodotti di morte e distruzione, con la loro grazia di un elefante fra le porcellane con cui li promuovono, con le loro mazzette, riuscirono anni fa a far dimettere un ministro e un presidente della repubblica italiana.
Chissà che il miracolo non si ripeta adesso con Mario Mauro e Giorgio Napolitano…Per quanto questi non siano solide realtà, ma sogni. Parola di Roberto Carlino, ops, pardon, parola del vostro affezionatissimo
Giuseppe Puppo

Category: Costume e società

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