BISOGNA ESSERE ANTIFASCISTI PER FORZA…NON PER CONVINZIONE
In Italia bisogna essere antifascisti per legislazione e non per convinzione. Pensavamo che dopo quasi settant’anni dalla fine del Fascismo, e della quotidiana denigrazione di questi, a scuola, in televisione, sui libri di scuola, sui giornali, nelle piazze, non ci fosse più la paura del Fascismo. E invece no. E’ bastata una maglietta con l’effige del Duce che magistrati, forze politiche e lobby varie siano scese in campo. Pensavamo che la paura del Fascismo fosse superata, visto che intellettuali di sinistra hanno raccontato quanti crimini in nome dell’antifascismo sono stati commessi. Dopo che persino un Presidente della Repubblica (comunista) ci ha raccontato come la Storia sia stata distorta ad uso e consumo di alcune forze politiche. Oggi che sappiamo che l’ egemonia culturale di un partito ha evitato la pacificazione del paese, con un atteggiamento culturale da guerra civile strisciante che ancora oggi si manifesta, quando demonizza l’avversario, ed invece di combatterlo con proposte politiche alternative, lo presenta come il mostro da abbattere a tutti i costi. Pensavamo che il Fascismo fosse stato consegnato alla Storia e non pensavamo che una maglietta facesse tanto scalpore.
E così mentre noi ci crogioliamo in queste cretinerie, la Germania quella che diede vita non alla dittatura italiota, dove gli avversari si mandavano al confino, ma a quella nazista che al pari di quella comunista gli avversari li mandava nei campi di concentramento o nei gulag a morire, quella Germania dicevamo, invece di parlare di settant’anni fa, gestisce il presente e guarda al futuro, e mentre la nostra classe politica (antifascista), le lobby (antifasciste), i partiti (antifascisti), le banche (antifasciste) i dirigenti di questo paese(antifascisti), continuano a percepire stipendi milionari, mentre il popolo italiano si impoverisce ogni giorno di più, ed ogni giorno ci sono imprenditori, commercianti operai che cadono nella disperazione e arrivano a togliersi la vita.
Ma… per i Magistrati, per gli intellettuali illuminati, il problema serio, il probema della nostra democrazia non è la classe politica di ladri e di incapaci, no il problema è…la maglietta del Duce indossata dalla nostra ragazzina. Eccolo è lei il pericolo per la nostra democrazia, per il nostro paese, per la nostra economia. Ma per favore siamo seri per una volta.
Ci meraviglia oltretutto, che una persona attenta come Giovanni D’Agata sempre pronto a sostenere le ragioni dei più deboli, dei giovani, non sia stato sfiorato dal dubbio che una ragazza che indossa una maglietta con l’effige del Duce o con motti come “Me ne frego!”, più che un nostalgico possa essere invece un provocatore, uno che denuncia a suo modo, le ruberie di partiti, la democrazia delle chiacchiere, di uno Stato che è diviso su tutto ma su una cosa è unito, l’antifascismo. E noi cosa facciamo, in nome della Democrazia, neghiamo ad un giovane la libertà di poter protestare ed inneggiare alla Libertà utilizzando i simboli e gli slogan che vuole? La Libertà che vogliamo per i nostri giovani è quella di usare i simboli e gli slogans che vanno bene a noi ?
La Libertà o è o non è, ai giovani, sopratutto ai giovani, bisogna concederla, persino la libertà di sbagliare.
ndr
Ed ora ecco il comunicato stampa del nostra amico Giovanni D’Agata.
Risponde del reato di cui alla legge Mancino chi indossa alla manifestazione sportiva la t-shirt con l’immagine del Duce e riproducente scritte proprie dell’ideologia fascista.
Condannato ad un’ammenda la giovane con la maglietta di Mussolini alla gara di hockey poiché la fattispecie sussiste per il solo uso dei simboli del regime anche senza adesione ai gruppi nazionalisti.
Esemplare punizione per i “nostalgici” del fascismo e non poteva essere altrimenti se si vuole perseverare nella tutela dei valori della costituzione antifascista che devono essere sempre vivi e applicati dalla magistratura quando c’è chi continua ad inneggiare all’odio fascista e nazista violando apertamente quel sistema ideale che è uno dei punti fermi della Nostra Carta.
Arriva con una significativa sentenza la conferma della condanna per il reato di cui all’articolo 2 comma secondo d.l. 26 aprile 1993 n. 122 con modifiche in legge 25 giugno 1993 n. 205, nota come legge Mancino, per il giovane tifoso che mentre assiste ad un evento sportivo indossa una maglia con l’immagine del Duce e riproducente scritte proprie dell’ideologia fascista.
Ed ha l’autorevolezza del precedente di legittimità, rileva Giovanni D’Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, in quanto la decisione in questione viene dalla prima sezione penale della Cassazione che con la sentenza 39860/13, pubblicata in data odierna ha confermato per l’appunto la condanna, per violazione della legge Mancino, alla pena pecuniaria di 2.280 euro di ammenda che aveva commutato quella precedente a due mesi di arresto inflitta dalla Corte d’Appello di Bolzano a un giovane che aveva indossato una t-shirt con i simboli di organizzazioni nazionaliste durante una gara di hockey.
A nulla è valso il ricorso della difesa secondo cui «indossare una maglietta o altro capo di abbigliamento richiamante motti, scritte o simbologia del partito fascista non può in sé integrare le fattispecie di reato previste dalla legge». Né è rilevante l’assunto per il quale il giovane sosteneva che «non aveva alcuna intenzione di discriminare ed offendere l’altrui dignità».
Sul punto gli ermellini sono duri nel rilevare che «il reato all’art 2 comma secondo d.l. 26 aprile 1993 n. 122, con modif in legge 25 giugno 1993 n. 205 sussiste per il solo fatto che taluno acceda ai luoghi di svolgimento di manifestazioni agonistiche recando con sé emblemi o simboli di associazioni o gruppi razzisti e simili, nulla rilevando che a tali gruppi o associazioni egli non sia iscritto»; in tal senso, infatti, non si può non tenere conto anche del luogo di consumazione del fatto e dell’occasione in cui è stata posta in essere la condotta.
Ed in più: «L’essersi presentato esibendo la maglietta con le scritte e i simboli inneggianti al regime fascista ed ai valori dell’ideologia fascista nel contesto dello specifico incontro sportivo di hockey svoltosi in Alto Adige, notoriamente caratterizzato da contrasti delle opposte tifoserie, integra la condotta di uso di simboli propri delle organizzazioni nazionaliste ed i comportamenti vietati e sanzionati dalla legge»
Giovanni D’AGATA
Category: Costume e società