CALCIO: PAGELLE DELLA STAGIONE

| 24 Giugno 2013 | 0 Comments

A una settimana dalla fine del campionato della serie C, qui di seguito le pagelle di tutti i giocatori della squadra leccese.

PORTIERI:

Benassi 5: era reduce da un entusiasmante campionato di Serie A dove si era laureato miglior portiere per rendimento. La doppia retrocessione e l’aver sposato la causa leccese l’hanno portato ad un campionato a tratti anonimo ed a tratti difficile. Non è stato sempre impeccabile macchiandosi anche di qualche piccolo svarione difensivo (Feralpi Salò, Virtus Entella, il piazzamento della barriera nella finale thriller col Carpi), sono mancati a tratti i suoi miracoli, quelle sue parate che valevano gol e salvavano partite.

Petrachi 6,5: travolto come sempre da guai fisici che lo costringono a saltare 2/3 di campionato. Il voto positivo è dettato dalla risposta positiva alla chiamata tra i pali: al “Brianteo” di Monza deve sostituire Benassi ed il portiere di Melendugno si disimpegna alla grande riuscendo anche ad opporsi ad un calcio di rigore a freddo.

Bleve SV: il portiere della Berretti accumula un girone intero di presenze con la prima squadra a causa dell’infortunio di Petrachi, periodo che gli risulterà utile per la maturazione calcistica, sono evidenti le sue grandi potenzialità che il lavoro coordinato dal preparatore Di Fusco dovrà modellare. Un po’ timido nell’unica apparizione in Coppa contro il Latina.

Gabrieli 5,5: il portiere noto tra i tifosi per le sue due infauste apparizioni in Serie A nella scorsa stagione contro Parma e Inter conferma una certa incertezza nei match di Coppa Italia dove si è disimpegnato non senza qualche disattenzione. Ha bisogno di una piazza che gli dia la possibilità di accumulare minuti e sicurezza.

DIFENSORI:

Di Maio 6: il difensore goleador ex Nocerina e San Marino arrivato a Lecce in punta di piedi non delude le aspettative e non si rende autore di infauste prestazioni. La sua reputazione di goleador non viene sfruttata appieno dagli schemi offensivi dei mister Lerda e Toma. In ogni caso si consola parzialmente con la segnatura in coppa Italia. Scolastico ma fondamentalmente sufficiente nel suo stile di gioco, potrebbe essere una pedina utile per la ripartenza.

Esposito 4,5: ha vestito la maglia della nazionale, è passato da Genova e Livorno, è stato uno dei pilastri del Lecce di De Canio che ha fatto tanto bene in B ed in A. Forse perché è rimasto controvoglia, forse perché ha affrontato il campionato con sufficienza ma fatto sta che il difensore galatinese è stato più volte l’anello debole della retroguardia (troppo bucata) giallorossa. Sempre rude con le punte avversarie, più volte ha la peggio sia fisicamente che tecnicamente, lasciando spazi ed occasioni dove gli avversari del Lecce gli hanno risposto grazie ed hanno timbrato i loro cartellini col gol. Conclude la sua infausta stagione con l’infortunio nel riscaldamento di Lecce-Carpi che non gli ha permesso di partecipare all’ultima battaglia.

Martinez 7: nota lieta della stagione arrivata fin troppo tardi a pieno regime. Il costaricense, oggetto misterioso per la prima parte della stagione a causa dei suoi problemi fisici e burocratici per il trasferimento, è stato l’uomo in più del girone di ritorno. Esperienza da vendere, tempismo perfetto su ogni pallone e grande comunicazione di reparto sono stati gli elementi che hanno fatto entrare “el Tuma” nel cuore dei tifosi del Lecce. Ha espresso più volte il desiderio di rimanere in giallorosso, la sua permanenza sarebbe un toccasana per il reparto in cui, anche nella storia recente, il Lecce ha avuto sempre problemi.

Ferrario 6: assente nella prima parte della stagione a causa di un infortunio che lo costringe a curarsi regolarmente lontano dal Salento, a gennaio si rivede nell’entourage leccese anche a causa del fallimento del suo trasferimento a Pescara. In campo non c’è quasi niente da rimproverargli, dà il massimo su ogni palla e dimostra ormai di avere molta maestria per gli attacchi di Lega Pro. Il suo impiego part-time però, anche a causa del riacutizzarsi dei problemi al ginocchio, ferma a quota 8 le presenze in campionato.

Diniz 5,5: tanta corsa e fisicità affiancata a qualche incertezza palla al piede ed in marcatura. È questa la dicotomia del volenteroso difensore brasiliano ex Livorno e Crotone giunto a Lecce dopo una stagione così e così a Como. Conquista subito il posto da titolare e lo detiene grazie anche alla sua versatilità che gli permette di occupare i ruoli di centrale e terzino destro. Mantiene un rendimento ai limiti della sufficienza per tutta la stagione rendendosi protagonista di molte partite dalla doppia faccia: pulito in fase difensiva ma disastroso in fase di costruzione di gioco. È menzionabile però il suo acuto di rendimento nella semifinale di ritorno dei playoff con la Virtus Entella.

Tomi 4,5: il terzino sinistro allevato da Zeman nella sua ultima esperienza foggiana delude le belle aspettative che si erano create su di lui. Dotato di bella corsa e intensità, azzera queste sue qualità con errori difensivi che causano gol e rigori. Dopo un disastroso mese di marzo dove inanella una serie di partite negative viene messo ai margini della squadra da Toma. Con Gustinetti sembra vivere un rialzo delle sue prestazioni ma il nervoso del doppio confronto col Carpi lo fa ricadere nella mediocrità di inizio e metà stagione.

Vanin 5,5: conquista subito la fascia destra difensiva dello schieramento di Lerda grazie anche ad una concorrenza limitatissima. Il rendimento del terzino destro ex Sorrento consta però in un limbo a tratti tendente all’insufficienza. Dovrebbe essere una fonte inesauribile di cross per le punte e di sovrapposizioni per le frecce d’attacco ma non riesce a fare quel passo che lo porta dall’anonimato di rendimento al gradimento. Si conferma un elemento di categoria ma niente più. Toma lo mette in panchina preferendogli Diniz. Con Gustinetti nei playoff il suo parziale riscatto: l’allenatore bergamasco lo reinventa mezzala destra e Ronaldo lo ripaga con delle belle prestazioni con l’Entella (condite col il gol al ritorno del “Via del Mare”) e con tanto cuore contro il Carpi. Purtroppo gli è mancato quell’episodio, quella partita fatta di suoi acuti, quella giocata che gli permettesse di sfondare.

D’Ambrosio 5: il primo giustiziere del Lecce di Lega Pro è proprio lui infatti è il laterale destro napoletano a firmare la prima sconfitta della banda guidata da Lerda a Lumezzane. A gennaio Antonio Tesoro lo porta in Salento ma il terzino destro non riesce ad esprimersi come vorrebbe ed anzi si dimostra imbarazzante nei fondamentali in più di una esibizione. Gli eventi lo portano quindi ad accumulare più panchine che presenze. Si rivede anche lui nei playoff, verrà ricordato per quel gol fortunoso a pochi metri dalla porta al 95’ a Chiavari nell’andata della semifinale playoff. L’episodio pocanzi descritto però non lo esonera da una brutta valutazione.

Fatic 5,5: arrivato al suono della sirena del calciomercato di gennaio, il terzino montenegrino scuola Inter sembra dare al Lecce quell’equilibrio sulla fascia sinistra che è mancato ahimè con Tomi. Purtroppo arriva a Lecce da infortunato e quindi può esprimersi solo nell’ultimo terzo di stagione. Le sue prestazioni sono dignitosamente sufficienti contornate da buona copertura in fase difensiva, ottimo senso della posizione e della diagonale. Meriterebbe il 6 ma quella prestazione horror in campionato col Carpi pesa molto. Anche lui è oggetto di esperimenti da parte di Gustinetti che lo reinventa mezzala sinistra ma solo per emergenza.

Kalombo 6: uno degli elementi più interessanti della Berretti giallorossa. Stacca il biglietto per la prima squadra a metà stagione con l’avvento di mister Toma. Seppur giovanissimo è autore già di una metamorfosi di ruolo: nasce come esterno alto ma in prima squadra trova posto da terzino. Non delude e mostra tanta volontà ed un comportamento tattico (ovviamente data l’età) da smussare. È un patrimonio con ampio potenziale, capace di coprire tutti i ruoli della fascia.

Vinicius 5,5: è l’ultimo difensore nell’ordine di preferenza per tutti e tre gli allenatori, un motivo ci sarà. Quando viene chiamato in causa si dimostra molto dozzinale e cincischione palla al piede. Ha una grande occasione per segnare con l’Albinoleffe nell’ultima partita del 2012. Il calcio si sa è fatto di episodi e, probabilmente, quella segnatura lo avrebbe aiutato nell’autostima e nella scalata delle gerarchie difensive. Altre prestazioni così così in Coppa Italia a Perugia e Nocera Inferiore.

Legittimo 5: ha fatto anni ed anni in questi campionati, pertanto il Lecce decide di tenerlo alla base per quest’anno di Lega Pro. Il terzino casaranese però non impressiona ed a tratti non raggiunge la sufficienza nelle sue apparizioni sulla fascia sinistra di difesa, posto soggetto all’eterno ballottaggio con Tomi nel girone d’andata. Supera raramente il centrocampo nelle sue azioni offensive, e quando lo supera non riesce mai a scodellare una palla pulita al centro. In ogni caso a gennaio lascia il Lecce per salire di categoria all’Ascoli, invischiato per la lotta salvezza, timbrando però solo 7 spezzoni di partita.

CENTROCAMPISTI:

Giacomazzi 5: ha iniziato questa avventura come il salvatore della patria, colui che ha rinunciato alla A ed alla B con prospettive di promozione per seguire la sua squadra nelle sabbie mobili della terza categoria. L’inizio di campionato con un Lecce a gonfie vele è stato possibile anche grazie ad un superlativo Giacomazzi che ha inciso in ogni partita di quella squadra che sembrava un rullo compressore. Poi all’improvviso (più o meno) qualcosa si è rotto ed è cambiato diametralmente il rendimento del capitano, resosi autore dell’agghiacciante espulsione di Carpi in campionato, espulsione rimediata dopo due gialli in cinque minuti. La seconda parte della stagione lo ha rivisto sugli scudi ma con un’evidente discontinuità. Stagione sufficiente ed anche più sul campo ma contornata da episodi caratteriali che non dovrebbero far parte del ventaglio di un capitano. Ultima annotazione tattica il suo impiego da difensore centrale nell’ultimo atto della stagione: lo spostamento sulla linea di difesa gli potrà forse allungare la carriera.

De Rose 6,5: Ciccio è stato l’ultima pedina acquistata al fotofinish del mercato estivo per dare vigore e sostanza al centrocampo giallorosso. Non gli si può rimproverare nulla alla sua stagione, campionato fatto di tanta sostanza, lavoro oscuro ed assoli in fase offensiva fatti di bordate dalla distanza e discese alla Tomba sulle vie centrali del campo. Un giocatore così cala fisiologicamente col passare della stagione ma, nonostante l’annebbiamento fisico, il centrocampista di proprietà della Reggina è riuscito a conservare un rendimento sufficiente. Stagione che segna l’entrata in auge del centrocampista tuttofare De Rose.

Bogliacino 6,5: quasi sempre presente, è a tratti l’uomo in più del Lecce, quello deputato ad accendere la luce ed a trovare la via dell’ultimo passaggio sulla strada del gol. Non batte ciglio nel ri-cimentarsi nel campionato di Lega Pro corredato da scontri fisici al limite della regolarità e sovente da marcature raddoppiate o triplicate delle difese avversarie sull’uruguagio. In tutto questo inferno calcistico il talento dell’ex Napoli si accende ad intermittenza. 30 presenze e 12 gol sono un bottino positivo per Mariano Bogliacino, arrivato alla soglia dei 34 anni ma utile alla causa del Lecce. I campionati di terza serie necessitano degli elementi come lui affiancati ai giovani rampanti pronti a 95 minuti di corsa.

Memushaj 6,5: dolce scoperta e bella intuizione dei Tesoro per il centrocampo del Lecce, forse l’unico reparto che complessivamente merita la sufficienza e più. Memushaj conquista subito il posto da titolare grazie alla sua versatilità di centrocampo nella sua zona di centrosinistra e grazie alle nozioni apprese dai senatori Giacomazzi e Bogliacino. L’albanese è il prototipo del centrocampista moderno completo bravo a tagliare e cucire, abile ad attaccare lo spazio e dotato del tempismo giusto per l’inserimento. Il riscatto del suo cartellino per intero è stato un affare per il Lecce.

Zappacosta 6: il mastino ex Barletta arrivato per fare il comprimario di un centrocampo di piedi buoni riesce a conquistare il suo limitato spazio. Chiamato in causa quasi sempre negli spezzoni di partita con vantaggi da gestire, si dimostra dotato di mille polmoni che gli permettono infinite rincorse a mordere le caviglie dei piedi buoni avversari. A tratti viene impiegato anche largo a destra in difesa. Si fa male nel momento clou della stagione. In bocca al lupo per il suo pronto recupero.

Rosafio 6: è il faro di centrocampo della Berretti delle meraviglie del Lecce. Merita la valutazione per l’intensità mostrata nelle sue presenze con la maglia della prima squadra. Nessuna timidezza per l’incursore di centrocampo di Taurisano che si toglie anche lo sfizio del gol in Coppa Italia contro il Martina. Talento da far fiorire senza eccessivi pesi sulla spalla.

ATTACCANTI

Falco 6,5: è l’unico talento veramente esploso quest’anno. Il suo potenziale è ovviamente alto come alti sono i suoi margini di miglioramento. Gioca per la squadra, cerca di far sostanza ed ha il solo vizio di tenere spesso la testa bassa quando si trova palla al piede. Le cifre potrebbero ingannare dato il magro bottino di 2 gol in 27 presenze ma il talento tarantino ci mette lo zampino in molte azioni offensive andate a buon fine del Lecce. Mostra sovente alla platea numeri di alta scuola. Ha tutte le carte in regola per una bella carriera, carriera che probabilmente lo vedrà lontano dal Salento.

Chiricò 5: croce e delizia del reparto offensivo del Lecce. Una valutazione sommaria e, ahimè, basata sui fatti erge più il lato negativo che quello positivo. Sembra inarrestabile ad inizio campionato, salta l’uomo con una facilità disarmante e realizza gol che, se realizzati in serie A dalla strisciata di turno, sarebbero protagonisti di bombardamenti mediatici insistenti (vedasi Treviso). Ad un certo punto però i suoi avversari e dirimpettai capiscono il suo canovaccio tattico fatto di gioco solo col piede sinistro e dei soliti due-tre numeri sulla linea di fondo. Lui purtroppo non riesce a snaturarsi e, seppur concedendo qualche altra prestazione-acuto come a Chiavari in campionato, non trova varchi per esprimersi. Questo leitmotiv diventa fonte di nervosismo per i tifosi del Lecce, soprattutto vedendo le palle sprecate dal brindisino in partite importantissime e vitali come la doppia finale col Carpi.

Chevanton 7: non è il solito voto alla bandiera del calcio leccese capace di sposare la causa dei colori giallorossi per la terza volta. È un voto dettato da 6 gol in 14 presenze che in totale sono valse solamente 480 minuti effettivi. Tra questi 6 gol vi sono gol spaccastagione come quello con l’Entella nei playoff o come quello a Bolzano nella sfida al vertice con la Sudtirol. La sua forma fisica è a dir poco precaria, ma anche in queste condizioni Cheva riesce ad incidere e ad essere largamente il migliore della stagione, l’unico che si meriterebbe l’abbraccio del pubblico e fiumi di applausi. Se qualche suo collega di reparto avrebbe avuto il 25% della sua voglia e del suo vigore tattico forse qui staremmo a commentare una stagione positiva.

Jeda 5: icona di professionalità nel post-stagione con la sua decisione di rescindere il contratto che lo legava al Lecce per altri due anni, autore di una stagione largamente insufficiente ed avarissima di acuti. Le cifre parlano di 26 presente e 5 gol per un totale di 1906 minuti di gioco. Pochino per chi quest’anno ha dovuto disimpegnarsi nel ruolo di prima punta. Non si è calato mai nella fisicità del campionato di Lega Pro, dove alla giocata arzigogolata ed ad effetto è preferibile il gioco semplice degli scambi in attacco. Ha la parziale giustifica di aver giocato molte partite con un ginocchio malandato.

Foti 5,5: Dottor Jekyll e Mr.Hyde. E’ impetuoso nella prima parte di stagione del Lecce schiacciasassi, la sua asse con i due esterni Chiricò e Falco sembra un tunnel di conduzione al gol quasi matematico. Poi arriva l’infortunio alla spalla mai perfettamente sanato. Ritornerà sui campi da gioco a fine stagione però con scarsissimi risultati, riuscendosi a presentare per pochissime volte in zona gol e non mettendola mai più dentro dopo gli iniziali 8 gol del girone d’andata. La sua stagione double-face in ogni caso meriterebbe il 6 ma la pochezza dimostrata nei playoff nella finale contro il Carpi è stata disarmante al di là della via del recupero dell’infortunio.

Malcore 5: è la baby-punta dei prodigi della Berretti. In prima squadra comincia benino accumulando utili minuti in campionato e decidendo il match di Coppa Italia contro la Nocerina. Col passare del tempo però sente il peso della nuova responsabilità accumulata e si rende responsabile di partite d’attacco condotte con il leitmotiv della sterilità offensiva e del nervosismo facile: spesso è caduto nelle provocazioni dei più esperti difensori di Lega Pro.

Pià 6: l’ex Napoli arriva a Lecce reduce da una stagione fallimentare alla Pergocrema soprattutto nella via del gol. Si riscatta parzialmente mettendo a disposizione il suo spirito di sacrificio spostandosi, lui nato come prima punta e sviluppatosi anche come seconda, nello spigoloso ruolo di esterno sinistro alto. In ogni caso la sua stagione non è totalmente negativa riuscendo, nei meandri del suo tanto sacrificio, a realizzare tre gol di cui due nel roboante trionfo del “Via del Mare” contro la Feralpi Salò.

Bustamante 5,5: arrivato a Lecce in pompa magna, il piccolo esterno cileno ha dimostrato tantissimi margini di miglioramento. Il suo stile di gioco tutto tecnicismo e gioco in fazzoletto di campo è inadeguato per ora allo stile della Lega Pro. Deve mettere su fisico e disciplinarsi tatticamente. Ha il tempo dalla sua parte.

Dramè SV: è arrivato a gennaio dal Padova per occupare tutti i ruoli della fascia sinistra, che nel 4-2-4 di Toma sono il terzino e la simil-punta sinistra. Appena arrivato a Lecce fa subito sfoggio delle sue doti, mostrandosi devastante subentrando nei minuti finali dei match e colpendo le difese con la sua velocità. Arriva allo zenit della sua esperienza leccese con il gol da Champions League nella bagnata partita di Latina di Coppa Italia. Purtroppo diventerà celebre soltanto per la sua infausta storia di cronaca che l’ha visto protagonista nelle vie del sesso della città di Lecce.

ALLENATORI:

Lerda 4: arriva a Lecce per guidare la B e si ritrova nel fango della Lega Pro. È reduce dalle esperienze non proprio felici di Torino e Crotone. Le prime 10 giornate in ogni caso gli danno ragione grazie anche ai risultati accumulati che vedono il Lecce fare da battistrada del campionato. Ad un certo punto il suo giocattolo si interrompe ed il suo 4-2-3-1, anche a causa dell’infortunio di Foti, non funziona più. Arrivano le sconfitte e la siccità di punti: è l’anticamera del (forse tardivo) esonero che arriverà dopo la sconfitta di San Marino.

Toma 5,5: rustico, voglioso di successi sportivi, salentino e con la cultura del bel gioco che lo accompagna sin dalle sue esibizioni da giocatore. Dà un nuovo ordine tattico al Lecce incentrandosi sulla fase offensiva ma pecca di testardaggine nello schierare giocatori fuori ruolo (Bogliacino, Memushaj) e nell’insistere troppo sull’aspetto fisico nei suoi allenamenti: i suoi uomini arrivano stremati a fine stagione. In ogni caso una maggiore collaborazione di spogliatoio avrebbe dato successi alle sue idee tattiche di indubbio valore. Ha bisogno di costruire una squadra fin dai primi di luglio e con gli uomini adatti.

Gustinetti 5,5: fallisce l’obiettivo della promozione tramite i playoff ma dimostra una cultura del lavoro che da tempo non si vedeva a Lecce. Prende per mano una squadra col morale sotto i tacchi e cerca di disegnarla tatticamente cercando di valorizzare i migliori uomini nelle loro zone di campo predilette. Ha il merito parziale della vittoria degli esperimenti Vanin e Fatic. Il calcio è fatto di episodi, e c’è da ricordare che la finale di ritorno è decisa (come anche l’andata) da una rete su un calcio piazzato sporco. In ogni caso col Carpi sull’1-0 pecca di paura togliendo Falco per Fatic già a metà ripresa ma a sua discolpa ha la richiesta di sostituzione che proprio il talento tarantino aveva richiesto già al 5’ del primo tempo.

A cura di Gabriele De Pandis

 

Category: Sport

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.