SEQUESTRATI 13.244 CAPI DI ABBIGLIAMENTO CONTRAFFATTI.
Possiamo accogliere tutti i disperati e i disgraziati del mondo, ma, dobbiamo essere consapevoli, che tale accoglienza ha un costo.
Un costo sociale, che viene finanziato tramite tassazione, un costo in termini di forze di polizia che vengono sottratte ad altri ambiti, in termini di chiusura delle nostre aziende che producono e commercializzano prodotti italiani regolari, che non possono competere con la concorrenza scorretta; e quindi infine, vi è un costo da pagare in termini di aumento della disoccupazione.
Una volta che abbiamo tale consapevolezza, allora possiamo parlare di accoglienza indiscriminata, altrimenti parlare degli stranieri che giungono in Italia come una risorsa, veramente non ha senso.
Così come non ha senso sostenere che le aziende italiane devono investire in tecnologia per stare sul mercato, quando anche i bambini sanno che in Italia il costo del lavoro è elevatissimo. Questi signori dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che le macchine per il filato per esempio, qualche tempo fa, appena messe sul mercato da aziende italiane furono copiate da aziende cinesi che le riprodussero tali e quali, ci misero il loro marchio e le hanno immesse sul nostro mercato a prezzi inferiori, rispetto a quelle aziende che avevano in vestito nella ricerca.
Perchè innovare e investire in tecnologia costa molto, copiare molto poco, quindi se sullo stesso mercato operano aziende che pagano i contributi ai lavoratori, li fanno lavorare in situazioni di sicurezza, riconoscono tutti i loro diritti, pagano tasse altissime, aquistano macchinari per non inquinare, poi, non possono competere con chi arriva sullo stesso mercato senza avere alcun rispetto per i lavoratori e per l’ambiente, e godendo della totale impunità.
Anche oggi le forze dell’ordine nella nostra provincia si sono imbattuti, in uno degli innumerevoli rivoli, di questo enorme fiume che invade le nostre strade e i nostri mercati.
Nel corso degli ordinari servizi finalizzati alla repressione della contraffazione e alla tutela del made in Italy, i Finanzieri della Compagnia di Lecce hanno proceduto al sequestro di 13.244 capi e accessori di abbigliamento contraffatti detenuti in una villetta, sita in Monteroni, da tre cittadini di nazionalità senegalese, che fungeva da “magazzino all’ingrosso” per gli altri connazionali.
L’attività è scaturita a seguito di un controllo effettuato nei confronti di un loro connazionale, il quale si era appena rifornito dai suddetti soggetti. Lo stesso, infatti, dopo aver trasferito alcuni capi di abbigliamento nella propria autovettura, veniva sottoposto a controllo da parte di una pattuglia dei baschi verdi.
Da qui, a seguito del riscontro effettuato, rilevato che si trattava di merce contraffatta, si è proceduto alla perquisizione dell’abitazione nella disponibilità degli stessi, rinvenendo numerosi accessori ed abbigliamento palesemente contraffatti e di dubbia provenienza.
I quattro extracomunitari sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.
Particolare menzione merita l’avvenuto rinvenimento, tra l’altro, di circa 5.000 etichette riportanti marchi di note griffes contraffatti, pronte ad essere apposte su ulteriori prodotti destinati all’illecita commercializzazione.
I prodotti sequestrati, se immessi nel mercato, avrebbero consentito ai citati cittadini stranieri di percepire non meno di 35.000 euro.
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