La forza artistica e il messaggio sociale di Giovanna Lacedra

| 2 Aprile 2013 | 0 Comments

Un momento dello spettacolo di Giovanna Lacedra a Palazzo Turrisi, in una foto di Pablo Peron

( g.p.) Lecce è una città culturalmente viva, ricettiva e propositiva, animata da valenti e talentuosi artisti, e da capaci organizzatori di eventi, in grado di portare sul territorio quelli forestieri. Manca del tutto però un coordinamento e una efficace promozione, complice anche l’inveterato individualismo dei Leccesi, e la loro propensione alla confusione.

Succede così che bello e diciamo meno bello, valido e diciamo meno valido, si mischino in un guazzabuglio difficilmente districabile; succede che tanti eventi sia sopravvalutati, e tanti sottovalutati, che riescano a emergere, o si impongano, non in relazione al loro valore, ma alla forza degli appoggi che trovano.

Infine, manca una critica capace di collocare nella giusta dimensione quanto succede al fine di fissare parametri a passata valutazione e a futura memoria.

Bisognerà uscire al più presto da tali logiche dell’effimero, del frammentario, dell’episodico.

Intanto, scusandomi per la premessa, necessaria però a sottolineare quanto sia stata valida l’iniziativa di cui vi sto per dire, senza che essa abbia trovato la giusta e meritata celebrazione, neanche una più idonea collocazione ( il pubblico lasciato in piedi, o seduto per terra) , assistiamo a serate eccezionali.

Si è appena conclusa la mostra fotografica di Pablo Peron, a Palazzo Turrisi, di via Marco Basseo, intitolata  “C’EST MOI!”: corpi femminili, studiati fin nei dettagli, per coglierne l’umanità dolente, andando ad esplorarne la profondità dell’anima, dove si celano gli abissi del dolore e della disperazione.

Era all’opera dal vivo l’artista, nella serata inaugurale di venerdì scorso, con la sua macchina fotografica, anche durante la performance di Giovanna Lacedra, intitolata “Io sottraggo” e dedicata al tema dei disturbi alimentari.

Trentacinque anni, insegnante di disegno, lucana di origine, ma milanese d’adozione, da una sofferta esperienza autobiografica Giovanna Lacedra ha ricavato un diario, ma soprattutto uno spettacolo teatrale, che sta portando in giro per l’Italia, con poche parole e molti gesti, tutto quanto giocato sull’espressività corporea, con in più gli  effetti speciali degli occhi magnetici, in cui l’artista raggiunge momenti di straordinaria intensità e tocca la profonda commozione del pubblico.

Anoressia e bulimia, due facce della stessa medaglia dei disturbi alimentari, a loro volta spia di profondissimo disagio interiore, sono patologie che hanno effetti devastanti e possono arrivare a esiti letali.

Non bisogna mai sottovalutarne i sintomi, affrontandoli con superficialità.

Soprattutto non bisogna lasciare soli chi ne è vittima, soprattutto ragazze adolescenti e giovani donne.

Giovanna Lacedra con la forza del vissuto proietta sui presenti la drammaticità di quanto ha sofferto e reclama poi la doverosa attenzione per tutte le altre.

Un merito encomiabile, di carattere sociale, oltre alla valenza artistica.

A Lecce la sua esibizione è stata seguita da un dibattito liberatorio per molte delle presenti, una sorta di autoanalisi collettiva, con la partecipazione di psicologi e psichiatri e sotto l’egida dei servizio di diagnosi e cura dei disturbi alimentari dell’Istituto Santa Chiara, di Merine di Lecce.

Dai disordini del cibo per il corpo, cioè dagli abissi della disperazione per l’anima, si può uscire, il messaggio, della bellissima serata leccese: si può andar per mare, senza temerlo e dare un senso alla vita, vincendo il tormento dell’inquietudine e del vano desiderio.

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Category: Costume e società

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