Intervistando…il rapper tarantino Bleez a cura di Beatrice Sicuro
In occasione dell’uscita del suo ultimo lavoro discografico, dal titolo “Radio Squash vol.I” , incontriamo in un pomeriggio di fine inverno, il rapper tarantino Daniele Bortone in arte Bleedz, accompagnato dal fratello Giuseppe, in arte dj Plei, giovani studenti, che insieme gestiscono il progetto di produzione musicale Taranto Massive Records e, tra chiacchiere e caffè, scopriamo qualche cosa in più sul mondo del rap, sui problemi della loro città e soprattutto sui sogni dei giovani.
Come nasce il vostro progetto Taranto Massive Records che, ricordiamo, ha reso possibile l’ autopubblicazione del tuo disco e soprattutto cosa comporta il vostro lavoro?
B. : Il nostro è un progetto che parte dal 2009 e nasce dall’ esigenza di voler esprimere qualcosa in musica, un po’ perché volevamo parlare di alcuni temi e un po’ perché sentivamo una sorta di ispirazione e ora sono sette anni che registro.
L’autore dei testi sono io, per quanto riguarda la musica invece, come succede di solito nel mondo dell’ hip hop, usiamo delle basi computerizzate, sulle quali adattiamo i nostri testi, talvolta scegliendo una base che si adatti ad essi, talvolta viceversa.
Siete quindi una sorta di industria discografica al completo?
B. : Si, nonostante siamo due studenti fuori sede, ci occupiamo entrambi del lato del marketing, invece Plei si occupa di produrre le basi, sia per me, che per altri miei colleghi e, a parte i testi e il cantare, portiamo avanti tutto insieme.
Nel caso di quest’ultimo lavoro abbiamo lavorato alle quindici tracce del disco, ci siamo occupati di assemblarle, abbiamo lavorato ad un video per il primo singolo, che ora è visibile su youtube e sul nostro sito www.tarantomassive.com .
Come riuscite a far conoscere il vostro lavoro?
B. : Diciamo che ultimamente l’hip hop sta riuscendo ad emergere soprattutto perché, grazie ad internet, è tutto molto immediato e si sono abbattute le barriere delle distanze.
Come nasce il tuo nome d’arte Bleedz e cosa rappresenta?
B. : Nasce per caso, non ha un significato preciso, semplicemente mi piaceva per la sua musicalità e poi mi ha accompagnato negli anni, non c’è nessuna dietrologia (ride).
Sei uno di quei rapper che tradizionalmente riconosciamo per la loro gestualità?
B. : No perché mi discosto un po’ da quelli standard, non amo i cappelli, non mi vesto con abiti particolarmente larghi, che generalmente usano i miei colleghi, diciamo che sono un rapper un po’ più preciso, più serio, leggermente però (ride).
Sappiamo che hai collaborato con vari famosi esponenti del tuo genere musicale, nelle aperture dei loro concerti, come Marracash, Club Dogo, Boom da Bash etc.
Cosa ti hanno lasciato queste esperienze e cosa sei riuscito a rubare loro?
B. : Sono state belle esperienze sotto molti punti di vista poiché, la maggior parte degli artisti con cui ho lavorato, sono artisti che ascolto quotidianamente ed è bello trovarsi con loro a calcare lo stesso palco, poi ovviamente avendo un pubblico nutrito che li segue, hai l’opportunità di trovarti su un palco importante su cui esibirti, che ti da modo di farti conoscere, tutto questo ti lascia molto in termini di ricordi e di adrenalina.
Da loro sono riuscito a cogliere la professionalità: da come si gestisce un’esibizione live, a come strutturare una scaletta, a come coinvolgere il pubblico. C’è sempre da imparare da persone che fanno della loro passione il loro mestiere e soprattutto da diverso tempo.
Il tuo è un genere musicale che nasce dalla strada, cosa pensi che possa avere di più rispetto ad altri generi?
B. : Di più non lo so però di diverso c’è sicuramente che, rispetto a tutti gli altri generi musicali, ha un forte contatto con la realtà tramite testi di protesta, basta guardare qualsiasi classifica di musica italiana o straniera, per vedere che quasi tutti gli artisti, basano i loro testi sugli stessi temi da sempre, mentre il rap rappresenta un po’ quella rottura dalle classiche tematiche che affronta la musica. Ha sempre rappresentato un genere di protesta e di denuncia sociale, chiaramente non in maniera eguale in tutti i casi e per tutti gli esponenti.
In sostanza è quello che fai tu, in particolare nel disco c’è una canzone dal titolo Di fretta, nella quale tratti il tema della situazione di abbandono e disinteresse dei giovani da parte delle istituzioni e dei relativi problemi di droga. Quale pensi sia la situazione attuale dei tuoi coetanei ?
B. : In quel pezzo in particolare si trattano più problematiche di carattere sociale, il filo conduttore era cercare di dare un esempio positivo attraverso la musica, insegnare a non arrendersi nonostante le situazioni sfavorevoli ma di continuare a combatterle, di impegnarsi sempre e di trovare nuovi stimoli, di tentare sempre nuove strade per riuscire ad andare avanti nonostante i problemi.
A proposito di problemi , in questo momento la tua città d’origine, Taranto, ne ha tanti.
B. : Si infatti nel disco c’è un altro pezzo, Borb to die, che tratta proprio il tema dell’inquinamento a Taranto e delle sue altre piaghe. In questi anni la musica ha molto aiutato a sensibilizzare sulla situazione attuale, attraverso concerti di vari artisti e varie iniziative. Per quanto mi riguarda è meglio restare e cercare di cambiare le cose, piuttosto che lamentarsi e rassegnarsi al corso degli eventi. La musica può molto per aiutare a togliere i ragazzi dalla strada, soprattutto perché, in una città difficile come Taranto, le istituzioni sono molto lontane dai problemi quotidiani della gente alla quale è molto più facile sentirsi compresa dai cantanti, che nelle loro canzoni affrontano temi a loro vicini, piuttosto che dai politici.
È quasi spontaneo per il nostro genere musicale affrontare questi temi, in particolare in questo momento con l’aggravarsi del problema dell’inquinamento.
Cosa pensi dei tuoi colleghi che raggiungono la popolarità immediata partecipando a talent show, sovraffollando un po’ il mercato discografico?
B. : Contrariamente a molti altri del mio ambiente, non addito chi fa questa scelta, ognuno fa il suo percorso ed anzi credo che sia una bella opportunità, per il mio genere musicale, di emergere ed avere maggiore visibilità in programmi televisivi, anche se poi, a volte, in televisione le cose sono un po’ falsate, ad esempio è insolito vedere un rapper, come è successo in questa edizione di Amici, in un contesto diverso da quello della strada e con dei tempi e delle dinamiche televisive che non sono quelle dei cosiddetti contest (ovvero le sfide tra freestyler che si sfidano in strada), dove questo genere musicale trova il suo habitat naturale.
Quindi parteciperesti ad un talent show?
B. : Non lo so dovrei trovarmi nella situazione, però mai dire mai.
Beatrice Sicuro
Category: Cultura