UNA GIORNATA STORICA di Giuseppe Puppo

| 28 Febbraio 2013 | 1 Comment

Le rivoluzioni non accadono un giorno preciso e non accadono mai per caso, ma sono preparate e anzi provocate da un lungo processo di ragioni e di motivazioni. Per esempio: la rivoluzione francese NON avvenne il 14 luglio 1789, ma durò decenni e fu generata da cause concrete e da ispirazioni ideali che si prepararono per molto tempo prima.

Ho ripetuto nelle ultime settimane che in Italia ci sarebbe stata una vera e propria rivoluzione e che la giornata del 25 febbraio 2013 sarebbe stata una giornata storica: me ne sarete tutti testimoni. Infatti.

Altro che sondaggi passati ed exit poll di ieri, nei confronti di cui– anche per questo in molti potrebbero testimoniare- a caldo ho espresso la mia incredulità, e infatti!
Poi, evidentemente bisogna essere tecnici e scienziati, per di più lautamente retribuiti, per sballare completamente i sondaggi e le proiezioni!
Peggio. Bisogna essere politici della così detta seconda repubblica per non avere più non soltanto radicamento sul territorio, ma pure radicamento sulla realtà, per sottovalutarla e minimizzarla, e dunque mistificarla completamente.

Il vero intellettuale sa essere lungimirante: non dico di prevedere il futuro, perché di tale genio profetico oramai non ce n’è più, ma di capire almeno quello che sta avvenendo, beh questo sì.

Poi, alla cultura spetta il primato sulla politica, deve saper essere per essa fonte di ispirazione, di idee-forza, di riferimento concreto.

Alla luce di tutto questo, ma a lume (delle televisioni, coi i loro sondaggisti, opinionisti e politicanti) spento, proviamo, guardando i fatti, a capire che cosa cambia, nel bene, nel male, intorno a noi e pure dentro di noi, nella nostra società, nella nostra identità stessa di contemporanei, perché è vero, forse sì, tanto il mondo non lo cambi, ma certo la tua esistenza, la vita tua, la puoi cambiare, e migliorare.

Ieri è stata una giornata storica, ribadisco. Preparata da un processo sempre più diffuso e generalizzato di sfiducia nella politica tradizionale, fino a una preciso e motivato, più che giusto sentimento di rancore; provocata da una lenta, faticosa, ma sempre più precisa proposizione non di uno dei soliti programmi elettorali, da libro dei sogni e da promesse mendaci, bensì di una vera e propria proposta di rigenerazione radicale. Altro che sterile protesta! Altro che mancanza di programmi!

Tutto ciò, non calato dall’alto, in maniera verticistica, ma costruito dal basso, in maniera comunitaria.
Ieri è diventato partito di massa, il primo partito di massa al mondo, e il primo – ma è un dato marginale, per quanto pur fondamentale, e questo la dice lunga sull’importanza dell’evento – per consenso popolare in Italia, costruito dal basso, grazie a internet e che grazie a internet sarà gestito, per crescere ancora e prosperare, a vantaggio di tutti.

La forma-partito postmoderna, su cui legioni di politologi e accademici si sono esercitati a lungo, senza riuscire a prevederlo, nemmeno a definirlo, è poi una comunità.

Ieri ha incontrato il grande consenso di massa, è diventato il primo partito al mondo di questo genere, e il primo per importanza in Italia, un Movimento che è poi una comunità, una vera e propria comunità costruita e gestita da tutti insieme, città per città, paese per paese, per migliorare in primo luogo sé stessi, e così facendo contribuire a migliorare gli altri; una comunità in cui ci si confronta, ci si aiuta, ci si mette in discussione e ci si migliora giorno dopo giorno.
Ieri la frase vuote e rese prive di riscontro, della politica come servizio per gli altri, come interesse e carico dei bisogni, dell’interesse e del disinteresse, che tante volte e da tanti abbiamo sentito ripetere in questi anni, hanno ritrovato la propria dignità e la propria autentica ragione di essere nei fatti.
Ieri ha ritrovato la sua dignità lo Stato, il senso dello Stato, lo Stato come comunità, che era stato negato, vilipeso e tradito in questi ultimi due decenni dai particolarismi, dai localismi, dai processi di disgregazione, di privatizzazione, di aziendalizzazione.
Ieri sono morte per sempre le etichette di una destra e di una sinistra che non hanno più ragione di essere e che sono ora e ripeto ora per sempre  categorie storiche, come lo sono da decenni la destra e la sinistra storiche.
Superando antichi pregiudizi ideologici nella pratica quotidiana che ho cercato di delineare prima, da quel po’ che ne ho capito io frequentando e da studioso, da giornalista, la comunità leccese del Movimento 5 Stelle, e che ho cercato di sintetizzare fin qui adesso, antiche scuole, percorsi diversi, professionalità differenti e le più disparate suggestioni, si sono incontrate e si sono armonicamente fuse su idee e progetti buoni e validi per sé stessi e per gli altri.

Propria come sognava  Antonello Venditti oramai quarant’anni fa ina canzone all’epoca famosa, Nietzsche e Marx si sono dati la mano e hanno parlato insieme dell’ultima festa, ma pure adesso del banchetto per tenere pubblica l’acqua, della raccolta di firme contro le devastazioni ambientali, della chiusura dell’Ilva, della scuola e della sanità da riconsegnare al pubblico e alla efficienza e all’efficacia.

Parleranno pure fra poco della ridiscussione del debito, della sovranità monetaria, della decrescita felice, e si daranno ancora la mano, si sorrideranno; ma siamo già davvero oltre, oltre la destra e la sinistra, come sembrava non dovesse succedere mai.

Dopo la fine dell’ultima guerra, dopo un interminabile Dopoguerra, in Italia soltanto durato sessantotto anni, siamo usciti dal tunnel delle ideologie e ci siamo ritrovati felici alla luce delle idee – forza.

A proposito di guerre, il Movimento è il primo e unico partito di massa, che è contro la guerra, contro le guerre del neocolonialismo e della globalizzazione, e finalmente: qui si sono dati la mano, benedicendolo, Ezra Pound e Giorgio La Pira.

Ieri è rinato nella pratica quotidiana l’esempio del Mahatma Gandhi: perché questa rivoluzione è pacifica, non violenta, tranquilla e semplice, come sanno essere tranquille e alla fine semplici le cose davvero forti e sentite e che sono per questo premiate e fatte diventare inarrestabili prima e vincenti poi dai processi storici.
Ieri è diventata realtà possibile il mito delle democrazia partecipativa, realizzato e pure parzialmente solamente duemila e cinquecento anni fa nell’antica Grecia, in cui l’agorà e la rete, e, come mi disse dieci anni fa il professor Stephen Coleman, consulente del governo inglese per i nuovi mass-media in una frase diventata profetica nel corso di un’intervista, “i giovani saranno i veri democratici di domani grazie a internet”.

Ieri ha ritrovato la sua dignità lo Stato, il senso dello Stato, lo Stato come comunità, che era stato negato, vilipeso e tradito in questi ultimi due decenni dai particolarismi, dai localismi, dai processi di disgregazione, di privatizzazione, di aziendalizzazione.

Ieri hanno vinto i giovani: le giovani generazioni hanno reclamato il loro diritto a uscire dalla precarietà e a riprendere in mano le redini della loro vita.

Io li ho guardati in faccia, questi ragazzi condannati al precariato, all’avvilimento, alla mancanza di prospettive, in un sabato italiano fatto di noia, di mancanza di entusiasmo, di penuria, da affogare nell’alcool, se non da alleviare con il peggio: ragazzi che la politica aveva abbandonato a un’esistenza da precari e da gregari, se non da sudditi e da schiavi; ho chiesto loro per chi avrebbero votato; ho sentito una risposta univoca e visto i loro occhi illuminarsi, e io mi sono stropicciato i miei.

Ecco, amici che avete votato Movimento 5 Stelle: voi ieri non avete fatto soltanto una croce su di un simbolo, voi avete votato tutto questo, voi siete stati non solo testimoni, ma protagonisti di una data storica, per tutto questo vi siete pronunciati e tutto questo avete imposto.
Poi, avete scelto persone che vi chiedono aiuto, di non lasciarli soli, di stringervi intorno a loro.

Ora, non mollate, continuate non a votare, ma a partecipare e a seguire e, davvero, nessuno resti indietro.
Questo Movimento non si ferma più nemmeno se diventerà segretario del Pd il Grande Puffo, nemmeno se Berlusconi prometterà di restituire l’Irperf.

E’ rinata la speranza ieri, è tornato l’entusiasmo, è venuta la Bellezza ed è arrivata la giovinezza al potere!

 

 

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Category: Cultura

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Comments (1)

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  1. gildo ha detto:

    sperando che non siano solo le solite speranze e promesse che lasciano il tempo che trovano ci aspettiamo grandi cambiamenti; anche se come al solito noi siamo i fascisti da emarginare ed escludere. Dalla relazione dei servizi segreti sembra essere tornati agli anni 70, il terrorismo è di destra e a sinistra non c’è ne violenza ne terroristi solo qualche compagno che sbaglia

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