LE OPERE IL CATALOGO – IL FUNERALE DI HANS E GRETEL
Note BiograficheCatalogo
Sumo è un duo composto da Mario Suglia e Leonardo Moscogiuri.
Mario Suglia è nato il 12 marzo 1971 a Laterza (TA). Ha conseguito il Diploma di Operatore Turistico presso IPT “G. Matteotti” di Pisa. Ha studiato arti figurative e spettacolo presso il DAMS dell’Università di Bologna. Ha poi frequentato un Corso professionale di ceramica presso la Scuola ceramica di Montelupo Fiorentino.
Leonardo Moscogiuri è nato il 06 gennaio 1971 ad Avetrana (TA). Ha conseguito il Diploma di Maestro d’Arte presso l’Istituto d’Arte di Nardò (LE). Si è laureato in Storia delle Arti, della Musica e dello Spettacolo presso il DAMS di Bologna. Ha poi frequentato il Corso professionale di ceramica presso la Scuola ceramica di Montelupo Fiorentino
Dal 1997 entrambi, utilizzando l’acronimo SUMO, perseguono un progetto artistico comune.
Mostre comuni:
2012
Mostra dei quaranta finalisti “Premio Arte 2012” – Milano, Palazzo della Permanente.
2003
Collettiva “Le vertigini dell’Eros” – Pisa, Studio Gennai.
Collettiva “Affioramenti” – Pisa, Palazzo Lanfranchi.
2002
III Biennale dei giovani artisti – Pisa, Palazzo Lanfranchi – primo premio.
2000
II Biennale dei giovani artisti – Pisa, Palazzo Lanfranchi.
1999
Collettiva “Il filo della Memoria” – Bologna, Circolo Artistico Corte Isolani.
Biennale di Arte Contemporanea “Leonardo da Vinci” – Capena (RO) – I premio per la scultura.
1998
I Biennale dei giovani artisti – Pisa, Limonaia di Palazzo Ruschi.
1997
Personale al caffè “Wien” Karlsruhe – Germania
Interrogare intimamente suggestioni, ricercare impulsi emotivi oltre le linee
estreme della conoscenza, indagare la sfera logica del reale attraverso
percezioni che oltrepassano le corazze dure dell’atteso, del banale e
dell’indiscusso valore dell’esistenza.
La natura della percezione artistica di Leonardo Moscogiuri e Mario
Suglia, in arte Sumo, parte da un costante processo di riflessione in cui,
spesso, la dimensione acquisita dell’uomo, inaridita e contaminata, diventa
ingombrante.
Fotogrammi fintamente casuali sono immagini sfocate di ossimori, antitesi
semantiche di elementi che rivelano l’irrequietezza dell’essere. Imbarazzanti
e beffardi, i buffoni del circo oppongono stramberia e irriverenza alla
dignità del ruolo, fino a divenire dissacranti simboli dell’io rivelatore dello
sdoppiamento della personalità.
Le figure tracciano il filo sottile che dalla primitiva sensazione di serenità
conduce al turbamento, allo sconcerto, allo sgomento di volti coperti e
ombre di coscienza.
L’inviolabile verità del racconto si distrugge, frantumandosi in tenui cilindretti
di zucchero, impalpabili forme variopinte di calcinacci, come macerie
dalle sembianze deliziose e succulente. Vi è la forte tensione psicologica
che conduce il pensiero verso l’archè, l’invisibile “respiro” davanti al quale
impotenza, incertezza, smarrimento e precarietà emergono silenziosamente
fino a costruire un oscillante castello di certezze su fondamenta di cristallo.
Permane immutato tra i ricordi un tempo di sogni infantili, ingenui cavalieri
e fate bendate, di fantasie infrante dall’insidioso valore della natura, colta
nel suo aspetto più autentico, quello che la lega profondamente all’intimità.
Manuela Clemente
L’evoluzione umana, un crescere della potenza della morte.
Franz Kafka
Instancabili sperimentatori Leonardo Moscogiuri e Mario Suglia, in arte
Sumo, con libertà stilistica e metodi differenti documentano la natura
pluralistica e spesso contraddittoria dell’arte contemporanea trattandone le
possibilità e le impossibilità. Nelle loro opere vi sono depositi della memoria,
oggetti di uso quotidiano vengono assemblati in maniera eclettica rispetto
all’uso di questi oggetti “..ingenua concezione magica delle cose…”, creano
un inciampo, un cortocircuito, costruiscono delle storie, facendo emergere
l’aspetto narrativo della scultura.
I Sumo, rifacendosi alla fiaba dei fratelli Grimm, celebrano i funerali di Hänsel
e Gretel segnando un definitivo momento, chiudono un ciclo, recuperano la
memoria garantendo le qualità inerenti al processo vitale: trasformazione e
crescita. Le strutture viventi possono essere soltanto se divengono e nel loro
divenire si svelano. Segni , indizi vengono disseminati lungo il percorso, tra
elementi celati, avvolti e la volontà di dichiarare una scelta pur poggiando su
fragili calici di cristallo in un delicato gioco d’equilibrio.
Alexander Larrarte
Category: Cultura