A PROPOSITO DEL FLASH MOB DI IERI IN PIAZZA SANT’ORONZO Servizi fotografici e video di interviste e documentazione, negli spazi on line da ieri su questa home page Oggi qui di seguito il resoconto di Beatrice Sicuro e un commento del direttore ( CON GLI AUGURI DI BUON ANNO )
BALLANDO IN PIAZZA “GANGNAM”
di Beatrice Sicuro
Tenutosi sabato mattina, come da appuntamento, l’evento atteso in Piazza Sant’Oronzo a Lecce, ovvero il flashmob sulle note del tormentone del momento: “gangnam style” del dj coreano Psy.
Come già era avvenuto per Roma e Milano, anche la piazza salentina, ha ospitato tutti coloro i quali, intorno alle 11 di sabato mattina, accorsi appositamente oppure
casualmente, abbiano sentito l’impulso irrefrenabile di ballare ripetendo i
movimenti del noto video musicale di Psy.
Con l’ausilio della Proloco di Lecce e delle ballerine di Hip Hop school (le quali hanno coinvolto i presenti nel ballo), il gruppo “Flashmob Salento”, ha reso possibile il tutto, diffondendo in tutta la piazza a tutto volume le note del tormentone, con un lavoro ingente in termini di tempo e fatica.
Quello che all’apparenza infatti può sembrare un evento del tutto casuale ed improvvisato, è invece una macchina organizzata nei dettagli.
Molti i curiosi che si sono soffermati a guardare stupiti quanto accadeva (con tanto di fotocamera al seguito), soprattutto perché eventi del genere sono insoliti per il pubblico salentino. Molti altri, per lo più giovani ragazzi, hanno vinto la timidezza e si sono buttati nella mischia danzante.
Per il prossimo evento di questo genere, gli organizzatori non si sbilanciano e non ci anticipano nulla, ma lasciano trapelare che in primavera ci sorprenderanno nuovamente.
Beatrice Sicuro
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IL LORO BALLO LIBERO
(g.p.) Un breve commento, a margine, il giorno dopo l’evento.
In primis, un ringraziamento al gruppo “Flashmob Salento”, a cominciare da Riccardo Caroli, con il quale abbiamo avuto il piacere di interagire nelle settimane precedenti di preparazione della loro iniziativa, e a tutti i suoi amici, garbati, sinceri e puliti come lui, insieme a quali abbiamo creduto nel valore di una simile “impresa”, fatta di spensieratezza e di libertà di espressione.
Mi corre l’obbligo di spiegare perché, e per farlo ho bisogno di raccontare in breve un edificante aneddoto del passato, sia pure di carattere personale.
Riguarda l’articolo che mi ha procurato più “fama” e più “reazioni” della mia carriera, che non è né di cultura, né di cronaca, né di politica, e che risale oramai a venti anni fa.
Ero a Torino, dove all’epoca un illustrissimo intellettuale, di quelli radical – chic e con la puzza sotto al naso, scrisse sul quotidiano cittadino un lamento profondo perché nella piazza dove abitava, sotto il balcone di casa sua, era previsto a giorni un “raduno” di giovani che volevano cantare canzoni di musica leggera: li accusò sostanzialmente di disturbare, di fare casino e di essere dei perditempo buoni a nulla.
Mi incuriosì la cosa. Mi documentai. Scoprii così – lo avrete intuito – il karaoke allora appena agli inizi, il suo duce (sorrido…) Fiorello e le migliaia e migliaia di giovani che lo accompagnavano nelle piazze di tutta Italia, nell’indifferenza, se non nell’ostilità, della cultura cosiddetta ufficiale.
Scrissi così per il “Secolo d’Italia” di Roma una corrispondenza, in cui davo conto dell’accaduto, del lamento progressista, della cultura ufficiale, monopolizzata dalla sinistra, che snobbava tutto quanto c’era di popolare e autenticamente sentito e spezzavo una lancia in favore di quei ragazzi canterini, che nulla chiedevano e niente di più facevano, che ritrovarsi per cantare le loro emozioni più profonde.
Bene. Me ne ero pure dimenticato, di quel che avevo scritto, ma dalla mattina alla sera del giorno dopo, quando uscì il mio articolo, fui raggiunto da richieste di commenti e approfondimenti, reazioni piccate e stizzite, esagerazioni e su tutti i mass media si scatenò una bufera, un pandemonio, una gara di distinguo, accuse e sospetti che andò avanti per giorni.
“La Repubblica” per esempio ci fece due paginoni. Il povero Fiorello, rilasciava interviste per dire di non essere “fascista”. E così cantando, è il caso di dirlo.
Bene. Vent’anni dopo, di fronte all’intuizione del “flash mob”, nel volerlo far seguire fin dai preparativi, qui su leccecronaca.it ho messo in pratica quel che imparai allora: che la cultura è fatta anche e forse soprattutto di queste cose, di fenomeni spontanei e genuini, di stare insieme, di spensieratezza, di entusiasmo e di allegria; che deve seguire e non snobbare quanto c’è di più popolare; che deve essere attenta e saper cogliere quello che da ciò può scaturire per tutti, in quello che abbiamo imparato a chiamare l’immaginario collettivo e in quello che vogliamo chiamare il concreto personale.
Bene, allora, auguri, visto che siamo all’ultimo giorno dell’anno.
Ai ragazzi del “flash mob” di Lecce: così come lo diventarono a breve le generazioni del karaoke, che diventino anch’essi artefici di successi, entrando a pieno titolo, non da precari, ma da solidi protagonisti, nelle dinamiche sociali.
Ai lettori di leccecronaca.it , i veri protagonisti della nostra community: che siano contagiati dalla ventata di entusiasmo, di pulizia, di simpatia che si è levata ieri da piazza Sant’Oronzo e che sia capace di trasportarli per tutto il nuovo anno verso traguardi sempre migliori.
Category: Costume e società