Venerdì 21 a Lecce per la rassegna di h24 fabrika/SALVATORE MASCIULLO OSPITE SPECIALE NELL’ATELIER D’ARTE DI LUIGI CANNONE

| 18 Dicembre 2012 | 0 Comments

Quarto appuntamento per Special Guest di h24 fabrìKa, a Lecce venerdì  21 dicembre, alle 20.30.

Una serata dedicata all’arte di Salvatore Masciullo (nato a Glarus in Svizzera, di formazione tedesca, in qualità di assistente di Joerg Immendorff , poi si afferma in  Germania, Olanda, Italia e anche in Cina) ancora una volta nella fantastica location dell’atelier di Luigi Cannone, in vico spedale dei pellegrini 29/a – Lecce(per ulteriori informazioni, tel: 327.8378733 – 327.0153036): nella suggestiva prosa degli organizzatori della rassegna leccese, vero e proprio imperdibile appuntamento settimanale per respirare arte e nutrirsi di cultura “un luogo piccolo dove porre domande e cercare spazi di confronto, un luogo che diventi infinito nell’accogliere”.

Di Salvatore Maciullo ha scritto Giovanni Matteo:

“Il sovrapporsi di toni via via più scuri dello stesso colore scandisce le ore che Salvatore Masciullo dedica alla formazione di un enunciato visivo che allo spettatore appare semplice, essenziale:“È immondizia, no?”.

Se la città fosse un organismo umano questo sarebbe un angolo del suo intestino crasso. La città è i suoi scarti. Perché la nostra merda è biodegradabile, quella di una città no. Il supporto stesso dell’opera è materiale di scarto, fogli di giornale sottratti al macero. La cornice che avvolge l’immagine, ricca ed elaborata, sarebbe roba da ricchi collezionisti se non fosse soltanto dipinta sulla carta: una caricatura della pretenziosità, della borghesità, dell’eccesso. Il fare arte, in particolare la lenta e cadenzata danza di Masciullo intorno al suo cavalletto, è l’antitesi dell’ottuso meccanismo che ha prodotto l’immondizia del quadro: lascia storditi contemplare la tessitura delle pennellate, la resa così complessa e faticosa di un’icona del consumo, anzi, dell’illusione del consumo. Perché consumiamo una parte di ciò che acquistiamo e gettiamo il resto, andando ad accrescere una massa ciclopica di materiale indesiderato ed inutile che finisce per sovrastarci. L’arte resta un caso a parte. Se ne fruisce senza consumarla. Al contrario: ogni sguardo, riflessione, ogni frase pensata, detta, scritta su un’opera d’arte ne accresce il valore, il senso, il potere che esercita sull’immaginazione, sulla percezione della realtà, sul gusto, sul mercato. Nell’arte di Masciullo pensiero e manualità riescono a correre sullo stesso binario. Quando il piacere di veder fluire dal proprio pennello la visione esattamente come la si era immaginata è al culmine, il pittore rimette tutto in discussione.

Rivede, rivaluta, si ferma e riprende solo quando il senso delle sue azioni gli è chiaro fino in fondo e capisce che vale la pena ricominciare a danzare. In un mondo in cui la materia si trasforma sempre più facilmente in oggetto di un consumo frenetico, diventando quasi subito immondizia, e la cultura, l’informazione, la musica, le immagini sono ormai byte incorporei, l’artista si ostina a soffiare nella materia”

Category: Cultura

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