ALLA SCOPERTA DELL’ITALIA DI SERIE C
22 OTTOBRE 2012: TRAPANI
di Un Italiano Vero
Come direbbero in tanti, questo è il calcio. Come dico solo io, succede che hai appena lasciato una città dentro la Svizzera, dove è già inverno, e ti ritrovi subito dopo in un’altra di fronte all’Africa, dove è ancora estate.
Trapani è vivissima, di luce e di iniziative e smentisce tutti i luoghi comuni sulla Sicilia. Malgrado sia tutto sommato piccola, di dimensioni, non arrivi nemmeno a settantamila abitanti e regga una zona provinciale di influenza limitata, ha una grande storia alle spalle, ma soprattutto un discreto presente, fatto di tv private, di giornali, anche un quotidiano free press, oltre quelli siciliani, iniziative, comitati e associazioni, attività economiche e commerciali, di pesca e turismo, soprattutto, legate al suo porto, di spettacoli e di sport, di cui il calcio è soltanto una delle componenti e nemmeno la più seguita, nemmeno la più importante ( ché vela, pallacanestro e pallavolo qui lo sono di più ).
Piena di voglia di fare, ok, di progettare il proprio futuro e di costruirlo giorno per giorno. Una boccata di aria buona, insomma, a camminare lungo l’asse della via Manzoni e della via Mattarella, che segna tutta quanta la città, oppure sul lungomare, che porta al centro storico, specchio fedele dei secoli di storia, nel senso di profumi, di aromi, di ottimismo.
C’è il porto da ampliare e dove far convogliare le navi da crociera; c’è l’aeroporto, già modernissimo e funzionale, da gestire e dove far atterrare e da dove far decollare sempre più aerei da e per le più importanti città europee; c’è la pesca da controllare; c’è il polo universitaria da espandere, appunto, in senso geopolitico, da e per il mar Mediterraneo.
A differenza di Lecce, una città di mare e che ha voglia di investire sul proprio futuro. Una piacevolissima sorpresa.
Ah, politica a parte, nonostante qui sia già tempo di elezioni e sia già partita la campagna elettorale per le regionali, che pare di capire sdaranno un’altra grossa sorpresa, piacevole o spiacevole, dipende dai punti di vista, comunque una grossa sorpresa.
Un buon pranzo a base di cuscus di pesce nordafricano, ovvio, uno sguardo al quotidiano free press, che oggi apre col fondo del suo direttore, che ragiona con i propri lettori di …fine delle ideologie e sua patologia nella vita quotidiana!
Altro che disimpegno, altro che evasione! Altro che serie C! Per continuare a dire dei piacevoli fermenti di Trapani e delle piacevolmente sorprendenti suggestioni che se ne ricavano.
Ecco la godibile e pure creativa riflessione di Nicola Baldarotta:
“Ci sono cenacoli dove non puoi esimerti dal chiacchierare amabilmente con gli altri commensali che, ognuno col proprio percorso di vita, amano mettersi a nudo magari davanti ad un buon bicchiere di whiskey d’annata e si finisce per riflettere sui cosiddetti “massimi sistemi”. Se poi uno di questi commensali è l’esimio Preside del Polo Universitario Trapanese, il professor Silvio Mazzarese, la chiacchierata prende quota e diventa fondamentale, per un giornalista che vuole fare partecipi i cittadini a cui si rivolge, renderla nota. Almeno in parte, i tratti salienti.
Mi scuserete e, soprattutto, mi scuserà Mazzarese, se la riporto a parole mie. Il senso della riflessione era questo:
“Siamo in un’era di grande confusione dovuta, oltre che alla crisi economica, soprattutto al crollo delle cosiddette ideologie. Oggi – diceva il professore – viviamo tutti da post”.
Ha ragione, se ci riflettete.
Viviamo da post. Siamo i superstiti di diverse epoche che non ci sono più, di diversi valori che sono scomparsi. Siamo post sessantottini, post comunisti, post cattolici, post berlusconiani, post di tutto quello che finora aveva rappresentato una guida, giusta o sbagliata che fosse. Generazioni intere, vecchie e nuove, che sono alla ricerca di un’identità, sociale, soprattutto, e che cercano in tutti i modi di far sentire il loro disagio attraverso il non voto, attraverso la non partecipazione alla vita pubblica delle città dove vivono, dove viviamo…
Siamo i post e siamo senza posto nella società odierna. Ci aggrappiamo alle liane della sopravvivenza e come Tarzan ci dondoliamo nella jungla, nudi, provando a combattere tigri e serpenti armati del nostro coltello”.
No, non è una delle primavere nordafricane. Qui a Trapani c’è l’Italia postmoderna, che vuole essere post al malgoverno, alla criminalità e alla sopravvivenza, e trovare invece posto da protagonista, per aprire nuove stagioni di impegno e di successi.
Category: Costume e società