LE MARINE DI LECCE……Nord sud ( ovest est ) Usi e costumi d’Italia di Un Italiano Vero 12
MARE
Ognuno ha il suo mare in fondo al cuore.
Lecce è praticamente sul mare, eppure non è una città di mare, mai si è considerata tale. Le sue tre marine sull’Adriatico distano pochi chilometri dal centro, anzi, soprattutto negli ultimi anni, l’espansione, spesso senza criterio, edilizia è andata verso quella direzione, così che oggi, praticamente, fra villette, insediamenti abitativi, condomini e seconde e terze case, fra la città e il mare non c’è soluzione di continuità.
I Leccesi vanno a mare così, sulle spiagge libere, oppure affittano la “gabina” in uno degli stabilimenti balneari di Torre Chianca, Frigole o San Cataldo, nei secoli fedeli, quasi per generazioni, allo stesso lido, se non addirittura pure allo stesso ombrellone.
Oppure la seconda casa ce l’hanno nelle altre ben più rinomate località turistiche, tipo Otranto, Gallipoli, Porto Cesareo, e ci vanno a vivere ad agosto, tranne altri pochi giorni durante il restante periodo dell’anno.
Poi, sanno tutti che quando è scirocco è calmo l’Adriatico, magari agitato lo Jonio, quando è tramontana il contrario.
Ma le loro scarse conoscenze marine si fermano qui, pure i pescatori sono pochi e per lo più da terra, sugli scogli, con le canne.
Come mai una città e il suo intero territorio interamente circondato dal mare, anzi, praticamente piantato tutto quanto dentro al mare, al mare siano tutto sommato indifferenti, è uno dei misteri irrisolti, forse irrisolv ibili di Lecce.
Potrebbe provarci ora e ancora la politica, se sapesse progettare il futuro di una comunità, ma non ne pare capace.
Senza fare sociologia all’acqua di rose e storia avariata, forse una spiegazione è nel fatto che dal mare nel Salento sono arrivati sempre e solo problemi, con le invasioni barbariche, la prima colonizzazione greca, la seconda bizantina, e poi via via tanti altri, soprattutto i veneziani. Ma soprattutto – “Mamma li Turchi!” è una frase rimasta intatta – per secoli e secoli il Salento ha dovuto subire le devastazioni e i saccheggi a opera dei Musulmani, truppe più o meno regolari, o pirati che fossero.
Le due coste sono piene di “Torri” che ricordano i presidi posti a cercare di prevenire, o arginare il triste, anzi drammatico fenomeno.
Poi, di là dal mare, per Lecce c’è sempre stato una specie di altro mondo. L’Albania è a pochi chilometri, si ci arriverebbe tranquillamente in gommone, nelle giornate più linde se ne distinguono a occhio nudo i rilievi, ma l’Albania per Lecce ha sempre significato un nemico da temere, una guerra da affrontare, un dramma da subire.
Uno dei suoi figli più famosi, porta quel nome perché quando era in gestazione sua madre andava in spiaggia a cercare di vedere la costa opposta, dove il marito e futuro padre stava combattendo, e in quel nome ci sono tanti significati.
Comunque sia, al di là delle ataviche paure, Lecce non si cura del mare, nemmeno delle sue tre spiagge: le ha dimenticate per decenni, non riesce a valorizzarle, non le sa curare, né progettare.
Quasi le ha distrutte, le spiagge, ridotte al lumicino; aree verdi incolte e inaccessibili; nessun porto, nessuna attrattiva; e una gran puzza di fogna, sulla via del mare, specie la sera e la notte, subito dopo lo stadio.
A Torino il mare non c’è, anzi è ben distante. I Torinesi, per tre quarti di origine meridionale, al mare vanno d’estate quando ritornano “al paese”, è stato così per decenni, con la città che d’agosto si svuotava quasi del tutto.
Autoctoni o immigrati, per andare al mare con una toccata e fuga, in stile mordi e fuggi, insomma, per andare e tornare in giornata, i Torinesi vanno nella zona di Savona, in particolare a Loano.
Sempre per decenni, caso più unico che raro, la via di collegamento è stata un’ “autostrada” diventata tristemente famosa per l’altissimo numero di vittime di incidenti stradali che provocava, essendo costituita da tre corsie, sì, ma non come le altre, tre per senso di marcia, bensì tre in tutto, una corsia per un senso, una per l’altro opposto e quella di mezzo per i sorpassi provenienti da tutte e due le altre, con esiti, come ognuno può facilmente immaginare, catastrofici.
Chiusa alla fine a furor di popolo, i lavori di messa a norma sono durati alcuni anni, durante i quali – altro record mondiale – sempre quella stessa “autostrada” si era trasformata in un misto fra un percorso da rally, una gimkana da luna-park e una pista da mountain bike, con tempi di percorrenza biblici.
Soltanto da poco l’autostrada è diventata normale e da Torino si può raggiungere Savona abbastanza agevolmente, dopo decenni in cui le alternative erano o i pericoli estremi e le lentezze esasperanti dell’”autostrada”, o i sentieri vorticosi ed estenuanti delle stradine appenniniche.
Ma da Torino si può fare un’altra cosa. Si sale verso Cuneo attraverso una strada statale e dal capoluogo della provincia Granda si raggiunge la località montana di Limone Piemonte, con i campi da sci e le vette innevate anche d’estate.
Da lì si prende un’autostrada vera che passa attraverso il territorio francese e poi scende tutto d’un tratto verso Ventimiglia: in mezz’ora si è dalla neve alpina, al mare della costa azzurra , ed è sempre un’esperienza.
A proposito: a Ventimiglia, come da là in avanti in Francia, le spiagge sono grandi, accoglienti, libere, cioè gratis, curate, pulitissime, con tanti servizi igienici lindi e profumati, docce, assistenza ai bagnanti continua e gratuita, insomma, proprio come nelle tre marine di Lecce.
Nemmeno a Milano c’è il mare, ma i Milanesi hanno sempre avuto la fissa di farsene uno loro. Non bastava loro la città attraversata tutta quanta da grandi canali, come se fossero tanti fiumi, i navigli, insomma, che anche nel nome il mare evocano; hanno provato a realizzare “Milano marittima” sulla riviera romagnola, ma risultava troppo distante e la cosa finì lì, cioè la località si è poi evoluta per fatti suoi.
Si sono fatta un’autostrada apposita verso Genova, per le due riviere, ma soprattutto quella di ponente.
Infine, si sono fatti il mare proprio dentro Milano, una specie di mega piscina, o iper lago artificiale, con tutti i servizi da spiaggia marina e l’hanno chiamato Idroscalo.
Viaggio studio consigliato per gli amministratori della Provincia di Lecce; mentre quelli del comune di Lecce dovrebbero andare a studiare sulla riviera di Ponente, o in Francia, cosa si fa delle marine urbane.
Ma il viaggio, se lo paghino di tasca loro! Vadano a studiare, vadano a riflettere, poi tornino e si mettano all’opera, se saranno riusciti a capire qualcosa del rapporto di sinergia e simbiosi, di arricchimento reciproco e non di impoverimento generalizzato, che dovrebbe esistere fra una città e il suo mare.
Category: Costume e società
ho letto l’articolo “Ognuno ha il suo mare in fondo al cuore” e mi è venuto spontaneo fare alcune puntualizzazioni Lecce aveva il suo porto in epoca romana, era il porto di Adriano. Qui sbarcò Ottaviano dopo aver appreso la notizia della morte di Cesare. Caduta in disuso, Salapia (nome latino di San Cataldo) si trasformò in palude, la cui bonifica avvenne solo in epoca fascista da parte dell’Opera Nazionale Combattenti. Del tram che collegava la vicina città di Lecce non rimangono che alcune fotografie in bianco e nero e i binri che costeggiano la strada che poarta alla marina. Del suo splendore resta solo qualche muro affiorante dall’acqua. Per quanto riguarda i pescatori si benissimo che con quel lavoro si guadagna pochissimo e si lavora troppo e spesso in condizioni inaccettabili quelle poche colonie di pescatori che avevano resistito via via sono state abbandonate o sono ridotte a uno sparuto gruppo di vecchi pescatori, forse qualche politico dovrebbe chiedersi come mai con tutti i km di costa che ha la puglia i porti attrezzati e con infrastrutture non si vedono? anche il solo scalo di una nave da crociera in un porto della puglia porterebbe turismo anche se solo di , passaggio per non prlare poi dei piccoli porti anche per i diportisti. Interventi della capitaneria di porto per far rispettare le leggi bloccando lo scalo di torre rinalda (che esiste da almeno 70 anni), ma nessuno vede le case costruite sull’argine del fiume idume nonchè parco regionale. Le torri costeire costruite da carlo v ci hanno difeo per secoli ma se uno fa il giro dlla costa si rendera conto dello stato di quelle che sono rimaste in alcuni casi le hanno restaurate rovinando completamente l’architettura originaria della torre e la sovraintendenza dove stava? e già Milano, Genova, Torino e altre città del nord si sono fatte le autostrade mentre i nostri rappresentanti al comune, alla provincia, alla regione, alla camera e al senato cosa facevano? a cosa pensavano? cosa programmavano per il territorio che li aveva elettii ? e queli attuali ? abbiamo un ptrimonio di opere d’arte e altro viene fuori dagli scavi, abbimo una università che si occupa di beni artistici che ci vuole a fare una convenzione a far fare pratica ai tanti studenti tirar fuori la nostra storia farla vedere e nel contempo sfruttare le nostre bellezze naturali atrrezzandole senza sconvolgerle ma salvaguardandole dagli interessi economici milionari e dal piccolo abuso, per il viaggio di studio non se ne parla neanche se sono stati eletti dovrebbero essere capaci se li continuano ad eleggere vuol dire che va bene così e che siamo noi a sbagliare pensando tutto questo.
Di solito non replichiamo ai commenti dei lettori. Facciamo un’eccezione. Grazie Gildo. Le tue non sono soltanto parole, sono una speranza concreta di poter risanare le cose, e migliorarle, migliorandoci tutti insieme.
Ti preghiamo di continuare a seguirci, con la stessa tua preziosa attenzione, e poi di impegnarti personalmente, come e dove riterrai più opportuno, per Lecce e per il Salento, e intanto grazie ancora.