Il “servizio” Salento in bus della Provincia di Lecce SE UNA NOTTE D’ESTATE UN VIAGGIATORE. Rdl
Dopo aver evidenziato l’insufficienza dei servizi igienici in città, un problema facilmente risolvibile, fra l’altro con profitto e posti di lavoro, per una cooperativa di servizi, cui affidare la gestione di bagni pubblici, magari anche con docce e saune, in linea con quanto esiste nelle metropoli europee, ma rimasto irrisolto, vogliamo continuare il discorso con un’altra palese insufficienza, quella dei trasporti.
Qui non ci riferiamo ai collegamenti con l’aeroporto, all’alta velocità ferroviaria, a strade statali, o autostrade, ma al nostro Salento.
La competenza è della Provincia, così, dopo aver fatto fischiare le orecchie al competente assessore comunale, due giorni fa, faremo fischiare quelle del competente assessore provinciale, perché anche questa è una vergogna, fra l’altro di non difficile soluzione, ma che continua a essere un grave problema, senza la cui risoluzione è inutile investire, se non sperperare, in altro, se mancano le basi, è inutile aspirare a posizioni migliori e maggiori, è inutile tutto, se su tali aspetti fondamentali siamo a questo livello qua, e verrebbe voglia di imprecare.
Ci erano giunte segnalazioni di disservizi, orari non rispettati, corse soppresse, del programma “Salento in bus”, gestito dalla provincia di Lecce, nei due mesi centrali dell’estate ( e chissà perché soltanto in quelli: non si parla sempre di destagionalizzare l’offerta turistica?), un servizio prezioso, in teoria, stante la situazione delle ferrovie del Sud – Est, la cui atavica arretratezza non ha bisogno di inchieste, o documentazioni, ma è oramai endemica e patologica.
Infatti, come recita il sito dell’ente istituzionale: “SalentoinBus” è un’iniziativa della Provincia di Lecce per rispondere alla domanda di mobilità turistica particolarmente intensa nel periodo estivo.
Il servizio, attivo a partire dal 25 giugno e fino al 5 settembre 2012, consente ai visitatori interessati di raggiungere con facilità le principali località turistiche e balneari del Salento (Otranto, Gallipoli, S. Maria di Leuca) e le aree costiere ad alta densità abitativa stagionale (Porto Cesareo, Torre dell’Orso, litoranea Gallipoli Sud, litoranea S. Cesarea, Castro, S. Maria di Leuca) senza la necessità di disporre di un mezzo proprio.
SalentoinBus si articola su nove linee principali che rappresentano i colori del marchio “Salento d’Amare”, integrate da altre linee secondarie di interesse locale che consentono ai viaggiatori di raggiungere, quindi, non solo le località turistiche e balneari ma anche tutte le altre località dell’intero territorio salentino.
Stante le segnalazioni ricevute, siamo andati a verificare.
Quello che segue è il racconto del nostro viaggio con Salento in bus, fatto sabato pomeriggio, fino a notte fonda.
Abbiamo scelto una località plausibile, immaginando di essere un turista in città, con voglia di andare a vedere una delle perle del Salento, l’estrema Santa Maria di Leuca.
Attratti dal cartellone pubblicitario, pare una meta agevole, del resto la distanza di meno di 70 chilometri sembra facilmente accessibile, sulla carta, anzi sulle cartine, insomma, da raggiungere con facilità, come promette la prosa pubblicitaria della Provincia di Lecce.
Le difficoltà cominciano subito, avendo bisogno di informazioni.
Decidiamo di recarci personalmente al terminal bus del Foro Boario, come tutti a Lecce continuano a chiamare la piazza inutilmente dedicata a Carmelo Bene.
Il servizio informazioni funziona, la ragazza all’accoglienza è solerte ed efficiente, per andare e tornare da Lecce a Santa Maria di Leuca da pomeriggio a sera si può fare, si parte alle 17.30, si riparte da Leuca alle 22.30, va bene, per il biglietto si provvede anche sul bus (con esiti catastrofici, ma questo lo scopriremo solo vivendo) e ci dà anche la fotocopia della pagina con tutti gli orari.
A posto, giacché ci siamo, facciamo il biglietto in biglietteria, 4,50 euro per andare e 4,50 per tornare, ok, il prezzo è giusto.
Aspettiamo l’arrivo del mezzo, che si presenta con cinque minuti di ritardo e ne accumula altri dieci, per far salire ragazzi, e famiglie, sistemare i bagagli e staccare i biglietti a chi non ce l’ha, tutto a carico del povero autista, che dovrebbe soltanto guidare, ma che invece è condannato a svolgere tutta una serie di altre funzioni, ivi compresa quella della guida turistica, che affronta con spirito eroico.
Prima tappa, su viale Gallipoli e un altro quarto d’ora di ritardo, sempre sotto il sole cocente, per far salire gli altri viaggiatori e far pagare loro il biglietto, con tutte quelle problematiche sciocche, ma noiose, come il resto da dare, che allungano di molto il tempo di percorrenza.
Finalmente usciamo dalla città e imbocchiamo la statale.
Fino all’arrivo a Gallipoli, si cammina, i problemi ricominciano alle due fermate previste, con il traffico impazzito, ma soprattutto con la solita storia dei nuovi viaggiatori, che rimpiazzano quelli che scendono, da regolarizzare.
Ma il peggio deve ancora venire.
Superata Gallipoli, il tragitto continua lungo la litoranea, sulla strada che costeggia gli stabilimenti balneari delle principali località, che prevedono altrettante fermate: parcheggi selvaggi, pedoni impazziti, caldo che ha facilmente ragione dell’aria condizionata, allungano a dismisura i tempi di percorrenza.
Poi, al peggio non c’è mai fine.
A Santa Maria di Leuca non arriveremo mai. L’autista ci ferma a tre chilometri dal paese, davanti a un ristorante, dicendo che ha avuto l’ordine di non proseguire, di non entrare nel centro abitato, suscitando il panico nella decina di eroici viaggiatori superstiti, noi compresi: è tutto un concerto di telefonini, alla disperata ricerca di aiuto, per indicazioni logistiche, supporto ai bagagli e assistenza alimentare, almeno idrica, date le alte temperature.
E’ già buio da un pezzo.
Guardiamo l’orologio: sono le 20.30.
Ci ritroviamo così dopo tre ore di viaggio lontani tre chilometri dalla meta, fra l’altro ai bordi di una strada immersa nel buio, che porta verso il paese, la litoranea, percorsa da auto condotte da autisti sfiniti, sottolineano ancora, completamente all’oscuro e quindi pericolosissima.
Settanta chilometri coperti, anzi, nemmeno finiti, con viaggiatori abbandonati al loro destino, in più di tre ore. Nemmeno in Siberia o nel Bangladesh, nemmeno i barconi dei disperati riuscirebbero a far di peggio.
Dovremmo ripartire alle 22.30, c’è tempo per fare un pezzo a piedi, fermarsi al primo bar per un aperitivo, plaudire al destino favorevole che ci ha lasciati incolumi e sperare in un’analoga sorte benigna per il ritorno a piedi.
Inutile specificare che di Santa Maria dei Leuca, grazie al servizio Salento in bus così mirabilmente gestito dalla Provincia di Lecce, abbiamo visto soltanto le luci in lontananza.
Alle 22.15, previdenti, siamo di nuovo al piazzale davanti al ristorante a tre chilometri fuori da Santa Maria di Leuca.
Al ritorno, il copione è lo stesso, anzi, peggiora, sempre nel tratto della litoranea per Gallipoli.
L’autista fa miracoli a dare il resto a chi sale, soprattutto ragazzi che vanno a ballare, informazioni a tutti sulle fermate e gli orari ( e se tutti hanno bisogno di informazioni, è chiaro che c’è altro ancora che non funziona, a cominciare dalle informazioni ) e poi, scusate, a guidare, in quelle stradine davanti agli stabilimenti balneari, soffocate dalle macchine ferme e occupate dai pedoni in versione villeggianti alla ricerca di quella carezza della sera.
Non c’è un bagno, non c’è un bar. Una ragazza che a bordo ha una bottiglia da un litro e mezzo di acqua beve di nascosto, temendo da un momento all’altro un assalto di tutti gli altri.
A che punto è la notte, Signore?
Migliora da Gallipoli a Lecce, se non altro perché il numero ridotto di passeggeri consente di stendere le gambe da seduti e, grazie alla velocità consentita dalla statale, nel mezzo arriva un po’ di fresco vero.
All’una del giorno dopo vediamo come un faro che ci attira e ci richiama le luci del “Vito Fazzi” Nuovo, alle ore 01.20 siamo di nuovo al Terminal Bus, affranti, stremati, senza aver visto niente della meta prevista, ma felici di essere sopravvissuti.
Ora, voi capite senza che nessuno si metta a spiegarlo che tutto ciò è indegno di un Paese civile, è poi tout court vergognoso per una città che si dice internazionale e vuole essere degna del grande turismo.
Voi capite pure quanto sarebbe facile organizzare corse veloci, redditizie anche economicamente, capaci pure di creare lavoro e sviluppo, oltre che svolgere finanche una funzione sociale ( pensiamo alle corse di notte e all’alba da e per le principali discoteche ).
Noi vi abbiamo raccontato l’esistente, specifichiamo ancora, in una corsa di andata e ritorno presa a caso.
Così, quando si parlerà e si riparlerà a proposito del turismo di Lecce e del Salento, speriamo di aver dato da parlare di queste cose qui, di questo livello qui, che ci compete, che compete ai nostri amministratori, prima di parlare a vanvera di altro.
Category: Costume e società