A PROPOSITO DELL’OMICIDIO DI MELISSANO
Un brutto segnale, lo stesso di Copertino Guardiamo sempre con attenzione ai fatti che la cronaca ci propone, per cercare di capire che cosa cambia, nel bene, nel male, della nostra vita, che cosa succede intorno a noi, quindi dentro di noi. Non è ancora chiaro, né nelle dinamiche, né nelle motivazioni, quanto avvenuto sabato scorso a Melissano, dove una donna di origini albanesi, prima di tentare di suicidarsi – ma si è salvata, non è più in pericolo di vita – pare abbia accoltellato, uccidendolo, il marito-convivente. Ci ritorneremo quando potremo ricostruire l’accaduto con sufficiente chiarezza. Intanto però una riflessione. A Melissano la vita scorre senza fretta, come in tutti i paesi del nostro Salento, tutti così uguali gli uni agli altri, pur nelle loro specificità territoriali. Tutti si conoscono, ci si annoia quanto basta per far diventare eventi memorabili la quotidiana rassegna stampa farfugliata nei bar, nei circoli sportivi e ricreativi, in piazza e al mercato, di pettegolezzi ad personam. Le vecchie affacciate sull’uscio di casa sono poi meglio delle telecamere che sorvegliano le strade delle grandi città. Eppure, non ci si conosce, perché l’attenzione è morbosa, è scandalistica, è superficiale, è egoistica: l’altro interessa soltanto in relazione a sé stessi, in funzione dei propri interessi, delle proprie attività. La disponibilità è grande a parole, in teoria, per desiderio. In pratica, nella realtà, nel concreto nessuno è difficile che qualcuno si dedichi a chi ha bisogno, lo segua, lo conforti, magari semplicemente lo ascolti, ne capisca le ragioni, gli o le dica una parola di saggezza, se non alto di speranza. Non siamo nelle grandi città, dove non ci si conosce, dove i rapporti sono formali, la convivenza regolata dall’interesse e i ritmi sempre frenetici. Siamo nei nostri paesi del profondo sud-est. E un brutto segnale che a Melissano, ottomila abitanti di stradine di case basse, Inter club e Juve club e qualche bar per giocare a carte, una signora non trovi nessuno con cui confidarsi, se non altro per esorcizzare i dubbi, le insicurezze, i timori che le vengono a proposito del marito/convivente; bruttissimo, che i cattivi pensieri le rimangano dentro e finiscano per distruggerla, prima ancora che per armarle la mano assassina. Esattamente come a Copertino, qualche mese fa, dove un uomo si è consumata la mente, perdendo la ragione, fino alla follia della disperazione senza rimedio, senza che nessuno dei suoi compaesani abbia capito niente, abbia trovato qualcosa da dire, o da fare con lui, più che insieme a lui, prima che il dramma sfociasse in tragedia. I nostri paesi, i quartieri di Lecce stessi, fino a qualche decennio fa erano una comunità, in cui ci si conosceva, nel senso che ci si preoccupava uno dell’altro, uno con l’altro ci si aiutava. Oggi sempre di meno, quasi oramai più niente. (Rdl)
Category: Costume e società