La Siria sotto attacco degli Americani
La Siria sotto attacco degli Americani
di Brandon Turbeville
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da “Activist Post
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Col procedere di evidenti atti di destabilizzazione, stanno diventando sempre più ovvie le connessioni fra le forze terroriste dell’«opposizione» ed i governi anglo-americani pro-NATO, anche se la stampa ufficiale allineata si rifiuta di trattare l’argomento se non per gettarvi sopra del fumo.
Fortunatamente, una grossa parte della stampa alternativa – insieme ad alcune voci siriane quali quella della blogger Syrian Girl su Youtube – ha giocato un ruolo importante nello smascherare i «ribelli» per quello che veramente sono: terroristi stranieri ed elementi criminali siriani appoggiato dai governi anglo-americani e pro-NATO e dai servizi segreti.
Molti di tali elementi si sa come facciano parte di al-Qaeda in modo molto simile a quei «ribelli libici» che – dopo aver preso il potere con l’aiuto della NATO – hanno immediatamente iniziato a restringere le libertà ed a massacrare i libici di pelle nera. Non c’è dubbio che una parte considerevole di questi terroristi abbia oggettivamente viaggiato dalla Libia alla Siria, con diverse operazioni attraverso le frontiere di Turchia, Giordania e Libano.
Lo scrittore e storico Webster Griffin Tarpley ha sostenuto che al-Qaeda sia una legione araba degli Stati Uniti.
Inoltre, data la crescente impudenza con la quale l’impero anglo-americano effettua le proprie operazioni, stanno diventando sempre più visibili anche le parti realmente coinvolte.
Una figura che sta ricevendo un’attenzione insolitamente smisurata da parte della stampa ufficiale è l’ambasciatore USA in Siria Robert Stephen Ford.
Naturalmente, tutta l’azione di informazione della stampa ufficiale allineata è concorde ed a lui favorevole e volta a far sembrare Ford un eroe che in bona fide stia lottando per un popolo oppresso.
Ma la realtà è ben diversa: non è altro che un esperto globalizzatore nella destabilizzazione, che sta mettendo in pratica gli insegnamenti di John Negroponte, il suo mentore diventato quasi un raffinato istigatore di massacri di massa nell’America Centrale ed in Iraq. È in Iraq, sotto l’organizzazione di Negroponte che Ford ha potuto affinare le proprie capacità nell’armare e dare appoggio a spietati squadroni della morte che prendevano di mira innocenti con azioni di terrore e massacro di massa.
A questo punto, comunque, sorgono delle domande sulle possibili connessioni fra agenti destabilizzatori e sul potenziale ruolo del Generale Robert Mood – il generale norvegese recentemente salito alla carica di capo dell’UNSMIS (United Nations Supervision Mission in Syria) – e dell’onnipresente – anche se sullo sfondo – generale David Petraeus.
Per quelli che non hanno famigliarità con le connessioni fra eminenti «funzionari» del calibro di Ford e Negroponte e di come abbiamo un ruolo rilevante in Siria, sono necessarie alcune premesse.
Va sottolineato che il Prof. Michel Chossudovsky ci ha già fornito un’eccellente presentazione storica delle connessioni di Negroponte, Ford e Petraeus in relazione con gli squadroni della morte e la destabilizzazione, in Salvador prima, in Iraq poi e in Siria adesso.
John Negroponte è stato ambasciatore americano in Honduras dal 1981 al 1985. In tale ruolo, è stato funzionale all’appoggiare e supervisionare gli assassini dei Contra del Nicaragua che, benché di base in Honduras, furono protagonisti di efferati atti di terrorismo all’interno del Nicaragua. Un’operazione che, nel suo complesso, costò la vita a 50.000 civili innocenti. Questa è l’origine del termine «Opzione Salvador» usato quando si parla della costituzione – a scopi politici – di «squadroni della morte». Un’opzione che è diventata un contrassegno di Negroponte e del sistema che egli rappresenta.
Negroponte è anche stato responsabile della formazione degli squadroni della morte dell’Honduras che furono usati in una missioni di terrore contro gli oppositori del regime honduregno – appoggiato dagli USA – così come dei Sandinisti e della popolazione civile del Nicaragua.
«Il quotidiano Sun ha descritto le attività di una unità armata dell’Honduras – Battalion 316 – addestrata segretamente dalla CIA, unità che usava negli interrogatori strumenti per scariche elettriche e soffocamento. I prigionieri venivano spesso tenuti nudi e, quando non servivano più, uccisi e sepolti in loculi senza nome.
Il 27 agosto del 1997, il General Frederick P. Hitz, ispettore della CIA, diffuse una relazione riservata interna di 211 pagine, dal titolo: «Argomenti Selezionati relativi alle attività della CIA in Honduras alla fine degli anni ’80». Relazione parzialmente declassificata il 22 ottobre 1998, in risposta alle richieste del rappresentante dei diritti civili dell’Honduras.
Nel 2005, Negroponte fu nominato ambasciatore in Iraq. In tale veste, supervisionò ancora una volta la costituzione di squadroni della morte aventi per obbiettivo i rivoltosi iracheni e la popolazione civile. In questo caso lo scopo consisteva nel fomentare divisioni all’interno dei rivoltosi per frammentarne il fronte. Un’opposizione divisa è ovviamente molto più facile da sconfiggere che non una unita. Una teoria che di volta in volta viene riconfermata come esatta.
Negroponte (ultimo a destra) ai tempi dell’Iraq
È vero che nel 2005 filtrò a Newsweek una vicenda nella quale si confermava che il Pentagono stesse «considerando la formazione di squadroni della morte composte da combattenti curdi e sciiti per colpire i capi dei rivoltosi iracheni con un cambio strategico mutuato dallo sforzo americano nell’America Centrale, 20 anni prima, contro la guerriglia di sinistra».
Ma il Pentagono fece ben di più del semplice prendere in considerazione una simile opzione. Non molto tempo dopo la fuga di questa notizia, l’Iraq incominciò a vederne concretizzarsi gli effetti.
Nell’ambito della Opzione Salvador, Negroponte ebbe l’aiuto di un suo collega degli anni Ottanta ai tempi dell’America Centrale: il Colonnello in pensione James Steele. Steele – la cui qualifica a Bagdad era quella di Consigliere per le Forze di Sicurezza Irachene – supervisionò la selezione e l’addestramento dei componenti dell’Organizzazione Badr e dell’esercito Mehdi, le due più grosse milizie sciite dell’Iraq; ciò al fine di colpire sia la leadership del Paese che i principali collegamenti dell’importante resistenza sunnita.
Che la cosa sia stata voluta o no, gli squadroni della morte sfuggirono subito di mano e divennero la prima causa di morte in Iraq. Voluti o meno, i numerosissimi episodi di corpi torturati e mutilati scaricati ogni giorno per le strade di Bagdad furono prodotti da quegli squadroni della morte la cui spinta iniziale venne da Negroponte. Ed è questa violenza appoggiata e fomentata dagli USA che ha dato il suo contributo principale nel portare a quell’inferno che è oggi l’Iraq.
Ovviamente, il fatto che l’opzione degli squadroni della morte sia stata concretizzata così rapidamente dopo la diffusione della relazione, suggerisce che i mercenari fossero ben organizzati e collocati già da tempo prima che Newsweek ne rivelasse l’esistenza.
Category: Costume e società
Grazie, ottimo aver ripreso questo articolo! Menmale che c’è qualòcuno (pochi) che cerca di andare oltre il coro mediatico e il rimbambimento collettivo. nessuno si chiede più cui prodest, e quali sono le connessioni fra i diversi attori sulla scena.
Se volete riprender qualcosa dal sito che vi indico, sarò contenta. E’ dalla guerra in libia che cerco di controinformare
marinella Correggia, Torri in Sabina
Grazie a te Marinella per l’attenzione. Lasciamo on line (cliccando sul tuo nome) l’accesso alla tua “controinformazione”, per dare ai nostri lettori che lo vogliano di approfondire l’argomento.