Italiani rassegnati alle tasse, Ungheresi furenti più degli Islandesi e degli Irlandesi
Fra le tante e tutte interessantissime proposte che Bepi Anguilla ci invia, grazie al suo prezioso lavoro di ricerca quotidiana sul web, abbiamo scelto due articoli dall’Italia e dal mondo.
Il primo, dal sito “no report”, fa il punto della situazione per quanto riguarda la tassazione sulla casa, tradizionale e primario bene delle famiglie italiane.
La casa, il mattone, bene rifugio per le famiglie italiane. Sogno, mai realizzato per tanti, d’intere generazioni. Oggi, trattato alla stregua del peggior titolo tossico- ovviamente per chi l’ha in portafoglio.
L’ultima pensata di questo “governo tecnico”, è una successiva tassazione sulla seconda casa non affittata (la classica casa per le vacanze, per intenderci), nel caso non si raggiungesse il plafond previsto dall’IMU appena re-introdotta. Giusto per la cronaca, facciamo due conti quali tasse un italiano per acquistare una casa.
IMPOSTA DI REGISTRO
E’ una tassa che si paga allo Stato al momento dell’acquisto dell’immobile ed è proporzionale al valore dell’immobile secondo certi coefficienti stabiliti dallo Stato.
IMPOSTA CATASTALE E IPOTECARIA
Una tassa che si paga allo Stato in seguito a volture catastali e trascrizioni, iscrizioni e variazioni nei pubblici registri immobiliari in proporzione ad aliquote stabilite dallo Stato.
IVA
Imposta sul valore aggiunto, si paga allo Stato se si acquista l’immobile da un’impresa, esistono varie aliquote a seconda che si acquisti come prima o seconda casa.
IMPOSTA DI SUCCESSIONE E DONAZIONE
Imposta che gli eredi pagano allo Stato proporzionalmente al valore dei beni ereditati.
IRPEF
E’ una tassa sul reddito delle persone fisiche che si paga allo Stato in base a delle aliquote progressive stabilite dallo Stato. Nel caso di casa non locata l’IRPEF è ancora più pesante. Il reddito di una casa non locata è virtuale, esiste solo sulla carta, sui certificati catastali, è un reddito non reale.
Poi ci sono le imposte non dirette sull’immobile.
IMPOSTA DI BOLLO
Imposta sui contratti e sulle ricevute dell’affitto.
TARSU
Tassa sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che si paga al Comune proporzionalmente alla superficie dei locali occupati.
TASSA SUI PASSI CARRAI
Tassa che si paga al Comune per accedere dalla proprietà privata alla strada comunale con l’automobile.
TASSA PER L’OCCUPAZIONE DI SPAZI E AREE PUBBLICHE
Tributi locali applicati nelle città (esempio: ponteggi per eseguire lavori di ristrutturazione nei condomini).
Sicuramente mi sfugge qualcosa, ma non al fisco. ..
Dopo aver distrutto la qualità e la credibilità del debito pubblico, ovvero l’investimento che gli italiani facevano sul debito pubblico (BOT, CCT , BTP ecc.); si stanno gettando le basi per disincentivare l’ultima risorsa di capitale delle famiglie italiane.
La proprietà privata è diventata un delitto. Vi ricorda qualcosa?
Ma…C’E’ CHI DICE potremmo intitolare il secondo articolo scelto per oggi, tratto dal sito IL RIBELLE: più che una speranza, magari una risposta all’alibi dell’impossibilità ad agire, un monito cioè alla rassegnazione, per tutti gli Italiani.
In Islanda Geir Haarde è stato incriminato per negligenza – un evidente eufemismo per dire connivenza – nel mandato 2006-2009. Che è come dire ieri. Nessuna scusa, nessun rinvio a future storicizzazioni che fan passare tutto in cavalleria: uno degli artefici della catastrofe finanziaria della piccola isola dell’Atlantico verrà giudicato da un regolare tribunale. Del resto la legge, se non serve il popolo, che razza di legge è?
Non che sia l’unico, intendiamoci. Ma in ogni caso non stiamo parlando di un capro espiatorio, perché gli islandesi hanno saputo sollevarsi dal pantano di cui, come tutti i beoti votanti democratici occidentali, erano stati essi stessi corresponsabili.
Proprio dal 2009 è cominciata quella silenziosa, silenziata, pacifica ma determinata e agguerrita “rivoluzione” che, tramite referendum, cambi di governo e un’assemblea di rifondazione costituzionale, ha ridato ai 300 mila isolani la sovranità economica e la libertà politica, ripudiando il debito con le banche estere, nazionalizzando quelle di casa propria e uscendo dal meccanismo usuraio del Fmi.
La gente d’Islanda, insomma, si è riscattata. E ora, giustamente, chiede giustizia a chi l’ha governata vendendo il paese alla finanza. La tesi accusatoria è che l’ex premier non ha esercitato nessun controllo sui banksters che saccheggiavano la ricchezza nazionale, nascondendo la verità all’opinione pubblica. La pena è tutto sommato molto inferiore a quella che, personalmente, mi sentirei di dover infliggere a un politico corrotto di tal fatta: appena due anni di gattabuia. Ma importante, nel contesto internazionale di perdonismo minimizzante e assolutorio verso chi questa crisi l’ha provocata e ci ha mangiato, è la valenza simbolica del processo. Fra parentesi, ridicola la difesa di Haarde: «Nessuno di noi a quel tempo capiva che c’era qualcosa di sospetto nel sistema bancario, come è diventato chiaro adesso», ha detto al giudice. Meglio passare da cretini che da criminali, vero? Questi politicanti con la faccia come il culo…
È interessante notare che nell’orbe terracqueo esiste un altro Stato con un governo deciso a fargliela vedere ai predecessori complici dell’usurocrazia bancaria. È la tanto vituperata Ungheria, in cui l’anno scorso il premier locale, Viktor Orbán, ha presentato un disegno di legge per trascinare sul banco degli imputati i tre leader socialisti, Peter Medgyessy, Ferenc Gyurcsany e Gordon Bajnai, che dal 2002 al 2010 hanno portato il debito pubblico dal 53 all’80% del Pil, mentendo sapendo di mentire sulla situazione dei conti. Nell’Europa beneducata e manovrata a bacchetta dalla troika Ue-Bce-Fmi, Orbán viene dipinto come un pericoloso despota fascista (è invece un nazional-conservatore: discutibile finché si vuole, ma trattasi di destra nazionalista vecchio stampo, e perciò non allineata al pensiero unico global ed eurocratico come invece sono le destre liberal-liberiste stile Sarkozy, Berlusconi e compagnia).
Budapest, in realtà, sia pur “da destra”, sta seguendo lo stesso schema di liberazione che Rejkyavik sta conducendo “da sinistra”: riconquistare l’autodeterminazione e chiedere il conto ai responsabili della rovina. Il solito Corriere della Sera, quando nello scorso agosto uscì la notizia della proposta di legge, commentò con Giorgio Pressburger che il diritto non può essere retroattivo, e condì il tutto con un prevedibile, stantìo spauracchio del ritorno all’eterno fascismo. Oh bella: adesso non si può introdurre un nuovo reato se questo inguaia i servetti del sistema bancario mondiale? Cos’è, lesa maestà finanziaria? E gli islandesi cosa sono, tutti fascisti anche loro? Come sempre penosi, gli avvocati difensori dell’associazione a delinquere altrimenti nota come speculazione.
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