Al voto! Al voto!
i Leccesi scelgono il loro sindaco.
Ultime ore di campagna elettorale: i Leccesi scelgono il loro sindaco, i loro amministratori e i loro rappresentanti per i prossimi cinque anni.
Cinque anni fa, in occasione della passata campagna elettorale, tornai di proposito a Lecce, per trascorrervi finalmente un lungo periodo, non le solite fugaci apparizioni che mi avevano accompagnato da quando, da ragazzo, ero andato via; rimasi un mese, per stare vicino a un candidato, più che altro dal punto di vista amichevole, piuttosto che professionale.
Intanto, trovai una città quantum mutata ab illa!A conclusione di un periodo di due lustri di vera e propria modernizzazione, nel rispetto, anzi, nell’esaltazione, della sua identità tradizionale, ancora più bella, finalmente non isolata, e realtà consolidata di città del mondo.
Ne ricavai la considerazione che la politica quindi può incidere realmente e in meglio nella realtà, appena diventa capace di abbandonare l’ordinaria amministrazione e sforzarsi di essere concretamente progettuale, anzi, di progettare il futuro, soprattutto nella dimensione della comunità locale.
Poi, ricavai da quell’esperienza unica per me, che pure, da studioso di politica e di comunicazione, di campagne elettorali avevo affrontato ogni tipo, che nelle amministrative leccesi il voto di opinione è praticamente inesistente, sostituito da quello che potrebbe essere definito “voto di appartenenza” a vario titolo acquisita e consolidata: dal rapporto di parentela, a quello economico-sociale; un’appartenenza, si badi bene, pressoché inattaccabile.
Queste cose le scrissi cinque anni fa, in un reportage da Lecce che ebbe un buon riscontro, fra l’altro fu ripreso da molti siti web e insomma: quel che ho scritto ho scritto.
Cinque anni dopo, molte cose sono cambiate, dentro, ma soprattutto fuori Lecce e dopo un altro mese in loco, da questo mio osservatorio privilegiato, ho ricavato alcune considerazioni, che, alla vigilia del responso delle urne, voglio condividere con tutti voi, la mia grande vera famiglia.
In primo luogo, la logica del voto di appartenenza si è ulteriormente rafforzata e la partita si è giocata non tanto negli ultimi trenta giorni, quanto negli ultimi trenta mesi, limitatamente ai nuovi elettori da poter “legare” e annoverare fra le proprie fila.
Però c’è una significativa novità. Il vento dell’ antipolitica ha soffiato nel frattempo pure sul Salento, fino ad adesso battuto come sempre e soltanto dallo scirocco, o dalla tramontana, senza che i politici locali, ognuno fiducioso del proprio apparato, ne abbiano colto la pure notevole intensità: se non nei risultati dei candidati al consiglio comunale, un certo effetto farà sul risultato dei candidati a sindaci.
Poi, la crisi economica sta facendo sentire le proprie allarmanti ripercussioni anche qui di giorno in giorno sempre di più ed essa ha acuito la caratteristica del voto di appartenenza da conquistare, riconquistare e soprattutto, a questo punto, da mantenere, sfociando nella compra-vendita della preferenza, più o meno occulta. Non mi ha stupito la denuncia choch dei voti venduti in cambio dei cinquanta, o cento euro, con sconti cumulativi a pacchetto: le parole al veleno del candidato Francesco Cazzella sono state un po’ l’amaro sfogo dell’ultimo dei romantici che grida nel deserto, pur con ciò ribellandosi a una logica avvilente allo stesso modo per venditori e acquirenti, ma nella situazione dei fatti difficilmente aggirabile e in buona sostanza rilevante in maniera notevolmente quantificabile.
Quindi, volantini, santini, “vele” , “sei per tre” e quant’altro, soprattutto la vera e propria mania dei così detti “comitati elettorali” che ognuno si è costruito come una tana – bunker, in locali al piano terra variamente riadattati al bisogno, una caratteristica tutta quanta leccese, unica al mondo, hanno fatto solamente da effetto coreografico, incidendo poco e punto sulla realtà effettuale del voto, come detto deciso da ben altri “meccanismi”.
Infine, a livello nazionale la lunga campagna elettorale leccese consegna un’altra indicazione, limitata allo schieramento del centro – destra, nei due unici veri e propri eventi che l’hanno contrassegnata e che probabilmente la decideranno.
Il primo, la sorprendente, direi entusiastica risposta popolare alle così dette primarie del centro destra, fatto più unico che raro, che hanno confermato la scelta di ricandidare il sindaco uscente Paolo Perrone. Una constatazione che i vertici del Pdl farebbero bene a meditare, se non altro per rispetto ai proprio elettori, sempre mortificati con scelte effettuate dall’alto, se non dall’Altissimo.
Secondo, l’allargamento della coalizione nel rispetto dei valori di appartenenza consolidata vecchio tipo: quella ideologica, e mi riferisco all’accordo, alla ricomposizione per meglio dire, fra Pdl e Io Sud: qualcosa che due anni fa mancò a livello regionale e che perciò regalò praticamente la Regione Puglia a Nichi Vendola.
Sul fronte del centro – sinistra, niente invece da rilevare qui in città: non appare credibile, ecco tutto e proprio dai leader nazionale, dal governatore pugliese Nichi Vendola, al leader storico Massimo D’Alema ( e i rapporti dalemiani nel Salento sono in buona parte ancora tutti da raccontare: ma in cronaca nera ) che sono qui ritornati in appoggio ( mah…) alla loro candidata Loredana Capone, navigatrice di lungo corso della politica pugliese, più che salentina. Ma Bari e Lecce sono divise da ben più dei centocinquanta chilometri che le separano geograficamente.
Category: Costume e società