Preservare la luce
Jean Flaminien, poeta d’origine guascona, coltiva il giardino della parola e ricerca nel suo senso una poesia di pensiero e di spirito.
Scrive in stato di grazia e le sue contemplazioni sono assolute pennellate di sublime eternità.
Nella grande oscurità la luce della parola va preservata per colmare le inquietudini del vuoto che assale.
Poesia epifanica che si avvale di un efficace simbolismo contemporaneo, questa di Flaminien arriva al cuore dell’essenza delle cose, dove è importante sentire il flusso della vita ch ci appartiene.

Una meravigliosa metafisica dell’infinito si coniuga con la dirompente forza di quella parola che sa accogliere le molteplici diversità del reale che esprime sempre l’inesprimibile.
Per Flaminien la poesia e questo e soltanto questo: “il paese dell’intima e mutua adozione” in cui l’essenza compiuta si trasforma in spirito.
Nicola Vacca
XLVIII
All’insieme di tutti gli esseri
ogni mattino mostrati nuovo,
gli occhi lassù rivolti;
e divieni per sempre
l’eterno innocente.
XXXVIII
Anche qui,
torniamo da lontano.
Uscire da un bosco,
afferrare la mano
che offre tutto,
persino il mondo
impenetrabile:
non è terra
ciò che si apre
sotto i nostri passi,
ma è sempre il cielo
sepolto.
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