“L’eta’ dell’oro” e “Obitorio a cielo aperto”
DUE POESIE INEDITE DI IMPEGNO CIVILE
La poesia ha un tempo e uno spazio che non si calcolano come quelli che regolano tutte le altre dimensioni umane, ma hanno caratteristiche tutte loro, a parte.
Proprio per questo il fascino di questi due ultimi componimenti poetici di Nicola Vacca è ancora maggiore: perché in essi – ed è cosa rara e preziosa – il nostro poeta si misura neanche con l’attualità, ma addirittura con la cronaca.
Quanto all’impegno civile, di cui comunque la storia della letteratura è piena, aggiunge egli un’altra dimostrazione esplicita e una vera e propria rivendicazione implicita: oggi purtroppo l’economia guida la politica e la politica trascura del tutto la cultura; mentre, per risolvere e stare bene, la politica dovrebbe guidare l’economia, e la cultura dovrebbe guidare la politica. E i poeti dovrebbero guidare la cultura!
Ma lasciamo la parola a Nicola Vacca.
L’età dell’oro
C’è un’età dell’oro
nell’Italia che muore di fame.
Gli uomini della politica
rubano i soldi
a chi onestamente
attraversa le fatiche della giornata.
Chi già ha molto
vuole ancora di più
accumula ricchezze illecite
dentro eldoradi che nessuno espugna.
L’ingiustizia abbonda
sulla bocca dei furbetti di tutti i quartierini.
C’è un’età dell’oro
in questa repubblica malandata
in cui pochi vivono da nababbi
sulla pelle di molti che stanno a guardare
la fine che avanza.
Obitorio a cielo aperto
Siamo stanchi
di vedere esseri umani
togliersi la vita
perché la crisi porta loro
la fame e toglie la dignità.
Non ce la facciamo più a sopportare
questa carneficina
di gente perbene
che capitola sotto i colpi
di chi accumula ricchezze
rubando agli altri
il necessario per vivere.
Ancora non è finita la strage
c’è chi ha sempre più fame
e chi invece non smette di saziarsi
nell’avidità più squallida
Category: Costume e società