CAFE’ BAROCCO / VIBRAZIONI PUNK NELL’OCEANO DELL’INCONSCIO: IL LABORATORIO DI STUDI LACANIANI RICONSEGNA MASSIMO RECALCATI ALLA LECCE PENSANTE
di Annibale Gagliani______
Il primo passo per conoscere il mondo è indagare dentro se stessi. Il primo passo per abbeverarsi al Lete della cultura più placida è sbirciare tra le fessure vertiginose del proprio essere. Dove porta tutto questo? All’inconscio, caro lettore.
Siamo esseri necessariamente imperfetti, divisi nell’abisso interiore tra moi e je, in uno schema psicanalitico dove l’aurora del nostro romanzo è spesso la risposta più certa per determinare il senso brulicante del finale.
Dopo la tradizione pionieristica dei Freud e degli Jung, foriera nei primi anni del novecento di studi empirici sul sogno, sui motti di spirito e i lapsus, il concetto di transfert, sviluppato nel contatto della dicotomia paziente-psicanalista, conosce un’accelerazione avanguardistica: arriva Jacques Lacan, e conquista con le sue tesi microuniversi altisonanti.
Il rapporto con i genitori nella classic vision del complesso di Edipo, la relazione tra uomo e donna che ardono nell’amor carnale e verbale, e altresì l’essenza di un essere celebralmente superiore, chiamato femme, rappresentano un castello di ricerca magistralmente strutturato e portato all’attenzione delle menti più brillanti. Solo una schiera di pensieri intorpiditi, come quelli dell’intellettuale transalpino Gil Deleuze, ebbero l’accuratezza di impantanarsi nel caos dell’apparenza grafica, senza calarsi nel sotterrato messaggio obliquo che il connazionale Jacques aveva proposto.
Ruota tutto intorno a due capisaldi del castello accademico lacaniano: colmare la propria bèance originaria (vuoto interiore e centro gravitarionale delle sofferenze soggettive) e afferrare la jouissance (senso di godimento necessario per poter vivere a pieno).
“Noi siamo il prodotto delle parole che ci hanno detto”. Lacan è chiaro e diretto: le onde del linguaggio che hanno investito il nostro ipotalamo negli anni ci determinano come attori sociali, e ancor di più cesellano la personalità che sarà tout court foraggiata dal carattere.
“Amore è dare qualcosa che non si ha a qualcuno che non lo vuole”. Oh, che cos’è l’amour! Una corrispondenza di reciproche sofferenze, di gaudenti inseguimenti, nei quali spesso si pedinano figure simili stilisticamenete al proprio genitore dell’altro sesso, e quando la si trova questa agognata anima gemella la si venera con doloroso trasporto. E se la storia finisce? Beh, in quel caso la ricerca ricomincerà, l’obiettivo è sempre lo stesso, trovare una persona similare alla precedente, per soffrire e godere nel medesimo modo.
“La donna non esiste”. A leggerla questa frase sembra un’uscita a vuoto di stampo “trumpiano”, in realtà il significato sedimentato nel sottosuolo del concetto è diametralmente opposto. La donna non esiste poiché è qualcosa di più, quasi d’immane, un essere superiore che gode con la potenza della parola e non con il fallo (come la maggior parte dei maschietti crede fermamente). L’uomo invece è banalissimo: gode solo col fallo. Perciò caro lettore “mascio alfa”, se cerchi da tempo immemore quell’eldorado di sensazioni chiamato punto G, non infilare le tue mani nella vagina della compagna, ma sforzati di stimolarle la mente con l’acutezza poetica del tuo linguaggio.
Vi abbiamo presentato tre assiomi lacaniani di assoluta grandezza, un antipasto di quello che rappresenta un Simposio bibliografico che celebra l’inconscio e il desiderio – che è sempre desiderio di qualcos’altro – .
Ieri, venerdì 7 ottobre 2016, il Laboratorio di studi lacaniani, capitanato nel Salento dall’eccellente professore Mimmo Pesare, ha riportato in mezzo ai leccesi intelleggibi uno dei conoscitori più acuti del Lacan pensiero: Massimo Recalcati.
Con l’ausilio della direttrice dell’IRPA di Bari, Antonia Guerini, e grazie all’attività volontaria di diversi studenti dell’Ateneo lupiae, abbiamo assistito alla costruzione di un incontro dalla forte carica sentimentale, oltre che argomentativa, sensazione accentuata dalla scelta dello scenario logistico: lo storico Teatro Paisiello.
Massimo Recalcati, psicanalista, saggista, accademico nostrano dalla cifra espressiva inesplicabile, e direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca di Psicoanalisi Applicata, è stato il fondatore della Jonas Onlus.
Ha presentato dinanzi a una platea con l’acuolina in bocca (e i tarli nelle affollate stanze della testa) la sua ultima fatica di ricerca: Jacques Lacan, La clinica psicanalitica: struttura e soggetto; Raffallo Cortina Editore, Milano 2016. Prima di acquistarlo e di immergervi nello spazio infinitamente affascinante della psicanalisi lacaniana vi suggerisco un percorso appagante ed efficace:
bussate alla porta moderna e rockeggiante del Laboratorio di studi lacaniani di Lecce, lì ad accogliervi vi sarà Mimmo Pesare, docente di Psicopedagogia dei linguaggi comunicativi dell’Università del Salento, che in passato ha tenuto corsi molto suffragati sull’Amore e l’inscoscio (relazionato spesso ai testi dei Massimo volume), e che quest’anno apre le porte dello studio psicanalitico al Punk.
Proprio lui definisce con gusto Lacan come “il punk della psicanalisi mondiale”. Dopo essere passati dal professore e aver tracciato un percorso di letture sui seminari lacaniani, prendete l’ultimo testo di Pesare, Lacan spiegato dai massimo volume, Musicaos Editore, Neviano (LE) 2015: è il viatico migliore per entrare in punta di piedi e poter poi passeggiare sinuosamente sul giardino argomentativo di Lacan, e di conseguenza nella fibra più profonda del vostro animo.
“Ciò che caratterizza un soggetto normale, è precisamente il fatto di non prendere mai del tutto sul serio un certo numero di realtà di cui riconosce l’esistenza…”.
Lacan docet, toi cher lecteur, vivi l’ignoto e indaga dentro te stesso.
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